È noto che le temperature rigide stimolano la termogenesi, cioè spingono il nostro organismo a bruciare più combustibile per avere più calore. Ecco perché “la montagna mette appetito”, ecco perché nelle regioni con temperature rigide si mangiano piatti più ricchi di grassi e più calorici. Nei topi il mantenimento della temperatura corporea, grazie alla termoregolazione del grasso bruno, utilizza le riserve energetiche in proporzione alla temperatura esterna, e il meccanismo potrebbe essere importante anche nell’uomo. Quale altro fattore può influenzare l’accumulo di riserve di grasso? I batteri naturalmente! La composizione del microbiota intestinale influenza l’obesità indotta dalla dieta controllando l’accumulo di trigliceridi e l’ossidazione di acidi grassi.
I risultati ottenuti da gruppi di ricercatori svedesi, polacchi e danesi parlano chiaramente di un cambiamento nel microbiota intestinale in animali da laboratorio che sono portati a una temperatura sensibilmente più bassa di quella a cui sono abituati. A un abbassamento di temperatura la maggior parte degli animali risponde con aumento della termogenesi, basta un passaggio da 29°C a 12°C per innescare questo meccanismo. L’aumento della termogenesi porta quindi a bruciare più calorie per mantenere la temperatura corporea, portando a pensare che la diminuzione di gradi centigradi possa proteggere l’ospite dall’obesità indotta dalla dieta. È tutto così semplice? In realtà i meccanismi molecolari sono complessi e finemente regolati, e coinvolgono numerose vie di segnalazione. Ma qual è il nesso con il microbiota intestinale? Se un abbassamento di temperatura di un solo giorno influenza la composizione del microbiota, cosa succede veramente? Ogni specie batterica ha la sua temperatura ottimale di crescita, ad esempio bacilli e Erysipelotrichaceae prediligono una temperatura intorno ai 29°C e sono notoriamente associati all’obesità, mentre Adlercreutzia e Desulfovibrio apprezzano temperature più basse, intorno ai 15°C. I cambiamenti nella comunità batterica si riflettono sui cambiamenti di molecole segnale, che influenzano l’organismo ospite determinando anche dei cambiamenti delle capacità metaboliche.
Il meccanismo attraverso il quale i batteri intestinali controllano i depositi adiposi potrebbero includere la modulazione del metabolismo attraverso particolari agenti regolatori, up-regolati dall’abbassamento di temperatura. Un aumento del livello di queste molecole segnale corrisponde a una diminuzione della popolazione di lactobacilli, e si interseca con la regolazione indipendente da batteri.
I cambiamenti del microbiota si riflettono sulle capacità metaboliche degli individui, ancora una volta la flora batterica si dimostra essere ben più di un semplice aggregato di batteri commensali.
Priscilla Cocchi
Bibliografia:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4911343/?report=classic
Immagini:
probiotici.org
http://www.medicitalia.it/minforma/gastroenterologia-e-endoscopia-digestiva/1650-disbiosi-flora-batterica-intestinale-microbiota.html