Matera, i sassi e… la microbiologia!

Poco tempo fa ho visitato Matera per la prima volta, ed ho avuto l’occasione di ammirare  per la prima volta dal vero i sassi e di ascoltarne la storia. Questa città è comparsa spesso in produzioni televisive e cinematografiche, la più famosa delle quali rimane probabilmente La passione di Cristo di Mel Gibson. La scelta cade facilmente su Matera per il suo aspetto, in grado di rimandare l’immaginario comune a Gerusalemme o comunque ai paesaggi di un mondo antico e senza tempo, in un contesto sicuramente più semplice da raggiungere e da utilizzare per le riprese. I sassi di Matera, Sasso Caveoso e Sasso Barisano, sono due quartieri del centro storico materano in cui le persone meno abbienti vivevano un case scavate nella roccia friabile (tufo).

La Gravina

I contadini in particolare utilizzavano queste abitazioni che ospitavano ai tempi i membri della famiglia e animali da cortile come anche asini e bovini. Gli animali, una vera e propria ricchezza, rivestivano un ruolo centrale nell’economia della famiglia perché rappresentavano un mezzo di sostentamento e, nel caso dell’asino, di trasporto; per questo motivo occupavano anche un posto al centro dell’abitazione alla quale fornivano calore e… ospiti indesiderati. La promiscuità tra uomini e bestiame rendeva l’ambiente poco salubre, il tasso di mortalità infantile particolarmente alto e la diffusione di alcune malattie infettive particolarmente semplice. Le tipiche case scavate presentavano infatti un paio di ambienti comunicanti, uno in cui ad esempio poteva essere accumulato e successivamente macinato il grano e l’altro destinato alla vita domestica, in cui trovavano posto sia gli animali di proprietà della famiglia che gli esseri umani.

Grotte nel tufo

La città, sorta nel Medioevo intorno all’imponente cattedrale, è il risultato della sovrapposizione di edifici costruiti in diverse fasi della storia locale, e ha un fascino indescrivibile e unico. Al reticolo di abitazioni e costruzioni si aggiunge anche quello costituito dal sistema di conservazione dell’acqua, composto da cisterne e canaletti che servivano a distribuire in modo capillare e conservare sia l’acqua piovana che quella proveniente dalla falda acquifera. Tutto questo permetteva una discreta organizzazione, arrivata al collasso al momento della crescita demografica, che ha il suo apice nella prima metà del secolo scorso. A questo punto, infatti, anche molte cisterne sono state trasformate in spazi abitativi per famiglie più o meno numerose, promuovendo ancor di più il clima di promiscuità e scarsa salubrità. Malaria, parassitosi e altre malattie infettive come tubercolosi e leishmaniosi si diffondevano facilmente in questo contesto, aggravato anche dalla miseria e dalla malnutrizione. Non è infrequente vedere ancora oggi piante di valeriana crescere spontanee, piante che erano preziose per le madri di cinquant’anni poiché i decotti e gli infusi a base di valeriana aiutavano i bambini a dormire e quindi a non sentire i morsi della fame.

 

Carlo Levi, in Cristo si è fermato ad Eboli, parlando di Matera e dei sassi descrive così gli abitanti:

…essi vivono immersi in un mondo che si continua senza determinazioni, dove l’uomo non si distingue dal suo sole, dalla sua bestia, dalla sua malaria”.

Le malattie infettive, quindi, dipingono un contesto peculiare ed entrano più che mai nel quotidiano. Le famiglie di contadini che vivevano nei Sassi erano spesso infeconde, cosa rara per l’epoca, oppure avevano una mortalità infantile di gran lunga superiore a quella del resto d’Italia. È solo negli Anni Cinquanta del secolo scorso che, grazie all’intervento di Alcide de Gasperi e alle Leggi Speciali, viene reso obbligatorio l’abbandono dei Sassi. Questo ha comportato, oltre ad un miglioramento delle condizioni igieniche, a una sorta di rivoluzione sociale. Le persone hanno perso il contatto con gli animali, hanno radicalmente cambiato il loro stile di vita e hanno cominciato a provare un senso di imbarazzo o di vergogna per le precedenti condizioni di vita.

Adesso i Sassi sono un luogo incantato, le ristrutturazioni hanno trasformato queste abitazioni un tempo miserevoli in case raffinate e ricercate, affacciate su un panorama lunare. Pare che molti dei vecchi abitanti ancora in vita, però, provino un sentimento controverso nei confronti dei luoghi in cui hanno vissuto ormai decenni fa, e difficilmente tornino a vivere nei Sassi che oggi sono un vanto per l’Italia intera, patrimonio dell’Unesco dal 1993 e delizia dei turisti.

 

Priscilla Cocchi

 

Sitografia

http://www.sassiweb.it/matera/cosa-sono-i-sassi/introduzione/

http://www.basilicatanet.com/ita/web/index.asp?nav=matera

http://www.wikimatera.it/cosa-vedere-a-matera/il-palombaro-lungo-ed-il-sistema-di-conservazione-delle-acque/i-grabiglioni-nei-sassi/

http://www.lacittadelluomo.it/pagina_sez04_14a.htm

Foto dell'autore

Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino, creatore ed amministratore di Microbiologia Italia, primo sito di divulgazione microbiologica in Italia. Sono laureato in biologia e molto appassionato di tecnologia, cinema, scienza e fantascienza. Sono Siciliano ma vivo e lavoro in Basilicata come analista di laboratorio microbiologico presso una nota azienda farmaceutica. Ho creato il portale di Microbiologia Italia per condividere conoscenza ed informazioni a chiunque fosse interessato a questa bellissima scienza. Potete trovare tutti i miei contatti al seguente link: https://linktr.ee/fcentorrino.

2 commenti su “Matera, i sassi e… la microbiologia!”

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