L’aumento del rapporto chinurenina/triptofano e la disbiosi vaginale sono connesse allo sviluppo di Clamidia

Chlamydia trachomatis e la disbiosi vaginale

Come molte donne sanno, una corretta igiene intima, un’alimentazione sana, una giusta prevenzione e una pronta diagnosi sono essenziali per evitare fastidiosi problemi a livello intimo. Uno dei batteri più forti e difficili da contrastare è la Chlamydia trachomatis. Alcune donne hanno delle difese immunitarie molto forti che riescono a combattere il patogeno fin dai primi segni di infezione, altre purtroppo non riescono a intervenire in modo attivo e sicuro e questo comporta lo sviluppo di fastidiosi disturbi intimi, infezioni e recidive.

Chinurenina/triptofano e il microbiota vaginale

Alcuni studi scientifici, pubblicati di recente su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, hanno dimostrato che la ricomparsa delle infezioni da clamidia sia connessa sia ad un elevato rapporto di chinurenina/triptofano sia ad un particolare tipo di microbiota vaginale corrispondente al CST IV, caratterizzato da livelli minori di triptofano.

Alla base del meccanismo “Clamidia-protettivo” vi è la via metabolica prodotta a livello dei linfociti CD4+ e regolata dalla citochina IFN-y (Figura 1). Questa via metabolica stimola l’enzima IDO1 che successivamente catalizza l’aminoacido triptofano in N-formylchinurenina. Un simile processo riesce a bloccare la diffusione del batterio in questione giocando sul fatto che essendo quest’ultimo dipendente dalle concentrazioni di triptofano prodotte si trovi immediatamente in carenza di substrato.

Figura 1 - via metabolica che stimola l'enzima IDO1
Figura 1 – via metabolica che stimola l’enzima IDO1

Quanto detto non è però sempre valido al 100%, di fatto la specie C. trachomatis è più forte delle altre specie di Chlamidia e spesso riesce a rimediare a tale carenza sfruttando altre fonti di substrato. Una delle fonti preferite da questo batterio sono altri batteri, produttori di indoli, quindi precursori di triptofano, e in genere ospiti abituali dell’ambiente genitale femminile.

Lo studio

Lo studio in questione ha valutato il comportamento del batterio su vari substrati; il 38% delle donne presentava un microbioma vaginale classificato come CST I, il 46% come CST III e il 16% come CST IV. Le donne con microbioma CST IV hanno mostrato maggior suscettibilità alle infezioni da clamidia in quanto presentano una minore concentrazione sia di triptofano sia di acido lattico, che è conosciuto come principale antagonista della clamidia.

Ulteriore attenzione è stata rivolta verso quei batteri producenti indoli. In particolare le specie più frequenti che vivono nel microbioma vaginale sono il Porphyromonas asaccharolytica, il Propionibacterium acnes, il Fusobacterium nucleatum, il Faecalibacterium prausnitzii, l’Enterococcus faecalis, il Peptoniphilus harei e l’ Escherichia coli.  Questi sono molto diffusi sia nelle donne CST IV che a livello di campioni raccolti dopo trattamento con azitromicina.

La disbiosi vaginale

Possiamo quindi affermare che anche la disbiosi indotta dalla terapia antibiotica è causa dell’infezione da clamidia, in particolare della specie più forte C. trachomatis, e con essa un ruolo chiave nell’infezione appartiene al mediatore del triptofano su cui puntare per ottenere una cura mirata ed una più efficace prevenzione.

Alice Marcantonio

Fonte:

Foto dell'autore

Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino, creatore ed amministratore di Microbiologia Italia, primo sito di divulgazione microbiologica in Italia. Sono laureato in biologia e molto appassionato di tecnologia, cinema, scienza e fantascienza. Sono Siciliano ma vivo e lavoro in Basilicata come analista di laboratorio microbiologico presso una nota azienda farmaceutica. Ho creato il portale di Microbiologia Italia per condividere conoscenza ed informazioni a chiunque fosse interessato a questa bellissima scienza. Potete trovare tutti i miei contatti al seguente link: https://linktr.ee/fcentorrino.

1 commento su “L’aumento del rapporto chinurenina/triptofano e la disbiosi vaginale sono connesse allo sviluppo di Clamidia”

Lascia un commento