I farmaci non antibiotici e il microbiota
Un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’European Molecular Biology Laboratory e pubblicato sulla rivista Nature ha dimostrato l’effetto collaterale che esercitano i farmaci non antibiotici sul nostro microbiota. Per microbiota si intende l’insieme di microrganismi residenti nel nostro intestino e responsabili di diversi processi fisiologici (Fig. 1).
Lo studio
In tale studio sono stati testati 1197 composti contro 40 batteri rappresentativi del microbiota umano, in condizioni anaerobiche e alla temperatura di 37° C. Molti ceppi erano commensali, ma c’erano anche 4 patobionti (Clostridium difficile e Clostridium perfrigens, Fusobacterium nucleatum e un ceppo enterotossigeno di Bacteroides fragilis), un probiotico (Lactobacillus paracasei) e 2 specie commensali di Clostridium (C. ramosum e C. saccharolyticum).
Dai risultati è emerso che il 27% dei farmaci non antibiotici alterano il microbioma. È il caso dei farmaci che inibiscono la pompa protonica e che, in questo studio, è stato dimostrato che avevano un’attività anti-commensale. Tale classe di farmaci, infatti, influenza la composizione del microbioma intestinale, cambia il pH dello stomaco e influenza i batteri che raggiungono l’intestino. Ulteriori farmaci con attività anti-commensale sono i farmaci che bloccano i canali per il calcio, gli anti-psicotici, gli anti-diabetici, gli anti-metaboliti e i farmaci anti-infiammatori non steroidei.
Conseguenze e sviluppi futuri
Le alterazioni provocate dai farmaci non antibiotici sul microbiota si traducono nella promozione dell’antibiotico-resistenza. Tale studio è il primo a documentare in modo sistematico le interazioni tra i farmaci presenti sul mercato e i singoli batteri intestinali, ma sono necessari studi in vivo per testare tali risultati e per poter meglio capire i meccanismi che stanno alla base.
Irene Magnoli