Gli antibiotici sono tra i farmaci più prescritti in Europa. Il crescente sviluppo della resistenza antimicrobica da parte dei più comuni agenti patogeni rappresenta oggi una minaccia reale per la salute pubblica a livello globale. È ormai riconosciuto che l’utilizzo eccessivo e inappropriato degli antibiotici è il fattore determinante che ha portato a un vasto e rapido sviluppo di ceppi batterici resistenti a questa classe di farmaci, che rende difficile il trattamento di una gamma sempre più ampia di infezioni. Da un recente studio, pubblicato su BMC pediatrics, in cui è stata confrontata la prescrizione ambulatoriale degli antibiotici sistemici a bambini e adolescenti di età compresa tra 0 e 18 anni, in Danimarca, Italia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito per gli anni 2005-2008, è emerso che in tutti e cinque i Paesi, la fascia di età con maggiori prescrizioni di antibiotici è stata quella tra gli 0 e i 4 anni. Il loro utilizzo è indicato quando si tratta di infezioni batteriche, ma gli esperti di tutto il mondo da tempo segnalano un uso spesso inappropriato, che può avere conseguenze serie anche per i piccoli pazienti.
Due nuovi studi hanno dimostrato che nei bambini dalla nascita ai primi 3 anni di vita l’esposizione agli antibiotici determina una riduzione della diversità della popolazione microbica del tubo digerente e un aumento del livello di geni di resistenza agli antibiotici.
Nicholas Bokulich e altri ricercatori della New York University hanno monitorato lo sviluppo del microbiota in 43 bambini statunitensi nei primi due anni di vita, fin dalla nascita, da cui sono stati prelevati campioni di feci. Questi ultimi sono stati confrontati con analoghi campioni delle madri prima e dopo la nascita. I ricercatori hanno scoperto che la somministrazione di antibiotici, il parto cesareo e l’alimentazione con latte artificiale possono ridurre lo sviluppo del microbiota e alterare la diversità microbica.
Risultati simili sono stati ottenuti da un altro recente studio condotto dal Massachusetts General Hospital e dal Broad Institute, in una collaborazione con istituti finlandesi e statunitensi, e pubblicato sempre Science Translational Medicine. I ricercatori hanno analizzati campioni fecali di 39 bambini dalla nascita fino a 36 mesi. Ciascun campione è stato analizzato mediante sequenziamento dell’RNA per individuare le popolazioni microbiche e sequenziamento del genoma sul 25% dei campioni per rivelare i ceppi specifici di alcune specie microbiche. I ricercatori hanno concluso anche in questo caso che il trattamento antibiotico, insieme ad altri fattori, riduce la diversità e la stabilità microbica intestinale. Inoltre, l‘effetto è cumulativo, quindi il numero di cicli di antibiotici al quale il bambino è sottoposto fa la differenza.
Un altro dato interessante riguarda i geni di resistenza agli antibiotici. Nei mesi successivi alla somministrazione dei farmaci, è stato osservato un incremento nell’espressione di geni che codificano la resistenza antibiotica. Un dato particolarmente preoccupante è che questi geni sono espressi anche nei bambini non sottoposti alla terapia antibiotica. I geni di resistenza agli antibiotici sono elementi auto-replicativi, presenti in genere su elementi genetici mobili (plasmidi, trasposoni, integroni) che possono facilmente diffondersi da un batterio all’altro e sono caratterizzati da un’alta capacità di mantenimento nelle popolazioni microbiche.
Questi studi ribadiscono il messaggio lanciato dagli studiosi sulla necessità di una maggiore consapevolezza dei potenziali aspetti negativi di un uso eccessivo degli antibiotici in età pediatrica.
Maria Laura Luprano
Fonti:
- Le Scienze
- 2014 Holstiege et al. Systemic antibiotic prescribing to paediatric outpatients in 5 European countries: a population-based cohort study. BMC Pediatrics 14:174 – DOI: 10.1186/1471-2431-14-174
- 2016 Bokulich et al. Antibiotics, birth mode, and diet shape microbiome maturation during early life. Science Translational Medicine 8:343 – DOI: 10.1126/scitranslmed.aad7121
Articolo stupendo =)