Subito dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, lettere cucite con spore di antrace cominciarono a comparire nella posta degli Stati Uniti. Cinque americani furono uccisi e diciassette infettati in quello che divenne uno dei peggiori attacchi biologici nella storia degli Stati Uniti.
In seguito a questo episodio ebbe origine una delle più grandi e complesse indagini nella storia delle forze dell’ordine portate avanti dalla “Amerithrax” task force dell’FBI, dal Servizio di controllo US Postal, e altre forze dell’ordine, così come procuratori federali del Distretto di Columbia e del Dipartimento di Giustizia-Settore Antiterrorismo.
Lettere contaminate con le spore
La sicurezza fu la preoccupazione primaria dell’operazione: per garantire che le spore batteriche non si dissipassero nell’ambiente circostante, la struttura di contenimento fu mantenuta con una pressione dell’aria negativa, e l’aspirazione e lo scarico dell’aria furono filtrati con filtri High Efficiency Particulate Air (HEPA), che intrappolavano essenzialmente tutte le particelle delle dimensioni di spore di antrace. Inoltre anche la strategia per la ricerca della lettera caricata di antrace , fu progettata per ridurre al minimo il rischio: i metodi utilizzati furono le tecniche di microbiologia classica. Anziché analizzare ogni singola lettera raccolta, decisero di dividerle in sacchi ai quali, in seguito, praticarono un foro per prelevare un tampone da coltivare su capsula Petri.
I risultati rivelarono che la contaminazione avvenne in 60 sacchi, dei quali solo 7 ritenuti “hot zone”, cioè pericolosi in quanto i risultati riportarono 100 colonie per tampone. Ma le analisi non si fermarono qua, l’intento era quello di restringere maggiormente il campo e così fecero: decisero di adottare un secondo metodo di analisi più efficace nella conta delle spore, in quanto la placcatura diretta permetteva solo un rilevamento massimo di 300 colonie. Quindi da ogni sacco venne fatta uscire l’aria per due minuti e passata nell’acqua, in quest’ultima le spore si sarebbero accumulate con il passare del tempo, permettendo poi la conta. Da questa analisi invece vennero evidenziati tre sacchi con rispettivamente 100, 300, 23000 spore ciascuno.
Dopo ben 7 anni di indagini accurate si riuscirono a rintracciare il ceppo del Bacillus Anthracis e l’autore dell’attentato: fu l’informazione forense che permise di determinare l’origine degli invii delle spore del 2001. Si scoprì essere derivato da un pool unico di preparati di spore conosciuti come RMR-1029, del ceppo Ames, che era conservato a US Army Medical Research Institute per le malattie infettive, Fort Detrick, Maryland (USAMRIID) .
Raluca Stoica