Negli ultimi anni una costante attenzione a ciò che mangiamo ha portato a promuovere filiera corta e produzioni bio, ma anche a dedicare maggiore attenzione alla sicurezza alimentare. In tempi in cui inchieste giornalistiche e letteratura si occupano con sempre maggiore urgenza del problema degli allevamenti intensivi occorre distinguere con chiarezza i due livelli di lettura del problema. Da un punto di vista etico ed emotivo, infatti, la dicotomia tra disponibilità di proteine animali a prezzo ragionevole e lo scarso riguardo mostrato per il bestiame forniscono un contrasto stridente e per alcuni fastidioso. Meglio quindi non portare alla luce le questioni legate alla gestione degli animali e prodotti di allevamento intensivo. Dal punto di vista tecnico invece, evidenze recenti hanno mostrato anche la proliferazione di alcune specie batteriche temibili sia dal punto di vista strettamente infettivologico che come potenziale reservoire di determinanti di resistenza agli antibiotici. Questo scenario è particolarmente sgradevole se contestualizzato in una società composta da un numero sempre maggiore di anziani, di immunocompromessi per le motivazioni più varie e in un momento storico nel quale persino l’efficacia dei vaccini è messa in dubbio. Le scelte alimentari si riflettono dunque sulla salute pubblica, coinvolgendo principalmente fasce di popolazione facilmente vulnerabili come bambini e anziani che a causa del sistema immunitario ancora giovane o senescente sono maggiormente a rischio di contrarre infezioni anche dagli alimenti. Questo si riflette sui costi sociali della malattia, che riguardano sia un potenziale aumento dei giorni di degenza che di consumo di medicinali. La rapida diffusione delle resistenze antibiotiche rappresenta quindi un problema di salute pubblica da non sottovalutare, strettamente collegato alle nostre scelte alimentari ed economiche. A questo proposito un lavoro recentemente pubblicato sulla rivista Plos one ha dimostrato come l’allevamento intensivo e quello biologico portino a conseguenze diverse per quanto riguarda lo sviluppo di resistenza antibiotica in batteri appartenenti alla specie Escherichia coli.
Questo batterio Gram-negativo, normalmente presente nell’intestino umano e animale, ha un genoma molto plastico che si presta bene a ricevere e integrare determinanti di resistenza antibiotica e geni per la produzione di tossine. L’utilizzo indiscriminato di antibiotici porta alla selezione di batteri resistenti, e la presenza simultanea di più specie batteriche favorisce il passaggio di questi determinanti di resistenza. La coesistenza di più specie batteriche, con conseguente potenziale passaggio di determinanti di resistenza, si verifica in sede di allevamento intensivo contestualmente alla selezione dei mutanti resistenti spontaneamente presenti grazie all’utilizzo indiscriminato di antibiotici. L’allevamento intensivo quindi offre le condizioni ideali per la trasmissione di materiale genetico da una specie batterica all’altra.
Evidenze recenti emerse nel corso di uno studio multicentrico condotto in quattro Paesi europei (Svezia, Italia, Francia, Danimarca) hanno portato a concludere che la resistenza agli antibiotici di E. coli intestinali provenienti da suini allevati in maniera convenzionale o biologica sono diverse, così come si riscontrano differenze tra Paesi diversi e tra schemi produttivi diversi. Sembra infatti che il manifestarsi di resistenze antibiotiche sia influenzato da fattori legati al Paese di provenienza e alla modalità produttiva impiegata. Questo porta quindi a una riflessione generale sulla zootecnia, che potrebbe essere ripensata dal punto di vista della sostenibilità economica che si riflette direttamente sulla salute pubblica e di riflesso sull’economia.
Riferimenti bibliografici:
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Antibiotic Resistance in Escherichia coli from Pigs in Organic and Conventional Farming in Four European Countries. PLoS One. 2016;11(6):e0157049. doi: 10.1371/journal.pone.0157049. eCollection 2016. Safran Foer J, Se niente importa, Guanda, 2009.
Murray RP, Baron EJ, Jorgensen JH, Landry ML, Pfaller MA, Manual of clinical microbiology, 9th edition, ASM press.
Priscilla Cocchi