cambiamento climatico

Quorn

Single Cell Protein (SCP)-Biomasse microbiche come fonti proteiche

Possono le Single Cell Protein (SCP) essere considerate il cibo del futuro? Saresti disposto a consumarle come alimento? Entro il 2050, si dovrebbero produrre 1.250 milioni di tonnellate di carne e latticini all’anno per soddisfare la domanda globale di proteine ai livelli attuali di consumo. Produrre questa quantità di proteine grava enormemente sulle risorse energetiche, idriche e del suolo esistenti, con un impatto non indifferente sul cambiamento climatico. Dunque, le biomasse microbiche ed in particolare le Single Cell Protein (SCP), potrebbero rappresentare una nuova frontiera per assicurare la food security mondiale e non solo. Le principali fonti proteiche impiegate come SCP sono alghe, batteri e funghi.
Tra le alghe la Spirulina è considerata un “Superfood” grazie al suo elevato contenuto proteico e alla presenza di elementi nutritivi difficilmente reperibili in natura.
Un ulteriore esempio è rappresentato dal Quorn, che simula le fibre della carne e può essere impiegato come sostituto.
Bisogna però effettuare delle analisi approfondite prima di immettere i prodotti sul mercato in modo tale da scongiurare i problemi legati alla presenza di sostanze tossiche, alle reazioni allergiche ed ai sapori e odori sgradevoli.
Nel prossimo futuro le SCP potrebbero rappresentare una fonte proteica importante nell’alimentazione umane e animale, anche grazie alla possibilità di contivazione in diversi substrati.

Il frassino, minacciato dai funghi, richiede protezione batterica, per una riforestazione che sia resistente al tempo, ed al clima.

Frassino: riforestazione resistente, ai funghi mortiferi

Il venerato frassino maggiore, le cui leggende vantano rapporti con divinità precristiane, è in pericolo. La colpa è di un fungo: H. fraxineus. Ma genotipi arborei specifici e ceppi batterici, promotori di crescita, possono ridarci grandi speranze, di rinverdimento.

Soia inaffondabile, più del Sultana, ed altri transatlantici, grazie a biochar e Rhodobacter spp.

Soia «inaffondabile», con biochar e Rhodobacter spp.

C’è stato un lungo tratto, a cavallo tra XIX e XX secolo, in cui il positivismo spinto, si è pagato con memorabili stragi d’affondamento. Tributi, alla divina nemesi, o, più razionalmente, errori. Somma di errori, che, come oggi in campo ecologico, è ripiovuta, e ripiove, copiosa, su ogni produzione umana. Il global warming, per esempio, porta con sé, come chirale riflesso, alluvioni, inondazioni, sommersioni delle colture. Tra queste, i legumi, con l’altera, allotria, soia, soffrono, più di altre, l’eccesso di irrorazione. Quindi, finchè non saremo in grado di invertire la rotta, attendendo poi un perdono atmosferico, ci resta solo l’irrobustimento delle attitudini organiche. A questo guarda, il nuovo studio sul connubio microbico-minerale, Rhodobacter sphaeroides-biochar.

Come le Parche, permafrost, sostanza organica e funghi, tengono in mano il filo del nostro esistere.

Permafrost, sostanza organica e funghi: le tre Parche

Il permafrost crea le condizioni; la sostanza organica, in esso contenuta, è latente garanzia, e minaccia, alla nostra durata; i funghi, soffrendo a fondo le variazioni ecosistemiche nei suoli, sono il coperchio sul vaso di Pandora. O sul tracollo ambientale, se si preferisce. Come altri infiniti, e ignorati, agenti biologici. Loro sì, padroni del mondo.