La diffusione delle malattie infettive: l’antropizzazione potrebbe essere una causa?

L’antropizzazione ed i suoi effetti

Quando le attività umane convertono l’ambiente naturale e il suo equilibrio ecologico, si parla di antropizzazione (Fig.1). Tale fenomeno comporta un’alterazione degli ecosistemi a causa dell’immissione di sostanze tossiche da parte dell’uomo nell’ambiente: queste possono a loro volta essere suddivise in funzione della loro assimilazione da parte degli organismi viventi. L’accumulo delle sostanze tossiche avviene principalmente in seguito ad un’esposizione cronica all’inquinante e, in alcuni casi, tramite un processo definito biomagnificazione.

Tutta la Terra, dagli ecosistemi alle massime profondità oceaniche alla troposfera, risulta contaminata da residui di composti organici. L’antropizzazione mostra effetti non solo sugli ecosistemi terrestri e acquatici, ma anche sulla composizione dell’atmosfera e sul clima. Per questo motivo, il fenomeno è divenuto tanto rilevante da rendere necessaria la proposta di introdurre una nuova era geologica: l’Antropocene; a proporre l’adozione del termine furono Crutzen e Stoermer nell’anno 2000. La nuova designazione intende identificare la specie umana come la causa primaria di un cambiamento permanente nel pianeta. L’impatto dell’uomo e dell’economia globalizzata sugli ecosistemi mostra inoltre delle relazioni con la crescente diffusione dei patogeni e dei loro vettori.

antropizzazione
Figura 1- La massa artificiale è data dalla costruzione di edifici e strade

Inquinamento atmosferico e infezione da SARS-CoV-2: quali correlazioni?

Gli effetti dannosi per la salute, provocati da fenomeni di antropizzazione, possono essere riconducibili ad una prolungata esposizione agli inquinanti emessi nell’aria. Talvolta l’esposizione a quantità anche minime di tali inquinanti, infatti, può alterare progressivamente il funzionamento di cellule, tessuti e organi, con effetti mutageni e cancerogeni.

È plausibile che la percentuale di inquinanti atmosferici nelle aree con un alto tasso di inquinamento possa aver contribuito anche alla severità dell’infezione da SARS-CoV-2. In Italia, le aree in cui si è registrato un impatto del virus più elevato sono state quelle caratterizzate da un’elevata densità di popolazione e produttività, dunque maggiormente soggette all’impatto antropico. Tuttavia, vi sono altre zone, sempre in territorio italiano, che pur essendo colpite dall’inquinamento, non hanno mostrato un numero di contagi preoccupante. Per questo motivo, è bene trattare con cautela l’ipotesi di una diretta correlazione tra le aree a maggior inquinamento atmosferico e la diffusione del virus responsabile della Covid-19.

L’origine delle zoonosi

Le malattie infettive umane possono essere generate da una grande diversità di microrganismi e l’alterazione degli ecosistemi naturali da parte dell’uomo, può favorire la riproduzione e la migrazione di specie animali portatrici di zoonosi (Fig. 2). Si definiscono zoonosi quelle malattie infettive che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo o viceversa. Esse possono essere causate da virusbatteriparassiti altri tipi di patogeni. Le modalità di trasmissione possono avvenire attraverso il consumo di alimenti contaminati o il contatto con animali infetti e loro vettori, come zanzare o zecche.

zoonosi cani
Figura 2 – Modalità di trasmissione di un virus da una specie all’altra.
[Fonte: Natureza – Ellwanger & Bogo Chies, 2019]

Spillover: una minaccia per la salute umana

La comparsa di nuovi agenti patogeni per l’uomo, precedentemente circolanti nel mondo animale, è tipica di un fenomeno noto come spillover. Il termine inglese sta ad indicare il salto si specie del patogeno, a seguito di un contatto prolungato tra l’uomo e l’animale portatore. Nel caso dei virus, ad esempio, possono essere necessari diversi tentativi di «salto» da parte di ceppi virali che subiscono mutazioni.

Più prolungata e ravvicinata è l’esposizione animale-uomo, maggiore è la probabilità che un virus muti casualmente generando un ceppo nuovo, in grado di infettare l’essere umano. Virus a RNA, come i Coronavirus, hanno in media un tasso di mutazione più elevato e quindi possono più facilmente acquisire la capacità di infettare le cellule umane.

Secondo l’OMS sono oltre 200 le zoonosi al momento conosciute. Tra le più note vi sono la rabbia, la febbre gialla, l’HIV, Ebola, e i Coronavirus, ma anche la più diffusa influenza. Tra tutte le malattie emergenti, le zoonosi di origine selvatica potrebbero rappresentare in futuro la più consistente minaccia per la salute della popolazione mondiale. Le statistiche mostrano che circa il 75% delle malattie umane fino ad oggi conosciute derivano da animali e che il 60% delle malattie emergenti sono state trasmesse da animali selvatici.

L’impatto ambientale sulla diffusione delle zoonosi infettive

I fattori responsabili dell’alterazione degli ecosistemi e l’espansione delle aree con un alto grado di antropizzaizone aumentano le probabilità di diffusione delle zoonosi infettive. La perdita di habitat a causa della deforestazione, la creazione di ambienti artificiali, il commercio di animali selvatici e la perdita di biodiversità, costringono gli animali selvatici ad una coesistenza ravvicinata e forzata con l’uomo e con gli animali addomesticati.

Anche l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici giocano un ruolo nella trasmissione di agenti patogeni, ad esempio, l’inquinamento atmosferico rende le persone più vulnerabili alle infezioni di tipo respiratorio ed il cambiamento climatico comporta un’espansione degli ambienti favorevoli alla proliferazione di insetti e altri animali veicolo di agenti patogeni. Un aumento delle temperature può favorire l’accelerazione dei cicli di sviluppo, l’espansione dell’areale di distribuzione, l’allungamento della stagione di trasmissione e la progressiva stabilizzazione in nuove aree.

Emissioni antropogeniche e conseguenze sul cambiamento climatico

Il cambiamento climatico può essere determinato da variazioni nell’assorbimento della radiazione solare da parte dell’atmosfera, in particolare sembrerebbe che l’efficacia nell’assorbimento della radiazione dipenda dalla concentrazione atmosferica dei cosiddetti gas serra. Per gas serra si intendono quei gas naturalmente presenti nell’atmosfera che, in maniera consistente, trattengono una parte considerevole della radiazione solare che colpisce la Terra, determinando il fenomeno dell’effetto serra.

Tra i principali gas serra rientrano l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto (N2O), il metano (CH4), esafluoruro di zolfo (SF6) e il vapore acqueo. La costanza nella percentuale e nella permanenza di questi è fondamentale per la Terra, poiché permette ad essa di raggiungere un livello di riscaldamento ottimale per la sopravvivenza di tutte le specie. A causa degli incrementi registrati dalle emissioni antropogeniche e dei cambiamenti nell’uso del territorio, la composizione dell’atmosfera sta profondamente cambiando; con essa è cambiata la capacità della Terra di trattenere il calore. Si ritiene che l’uomo incida sull’atmosfera apportando un aumento eccessivo di CO2 e metano, ritenuti i principali gas di origine antropica responsabili dell’aumento della temperatura terrestre.

Interventi a favore della salvaguardia ambientale: risoluzioni al problema dell’antropizzazione

A dimostrare gli effetti dell’antropizzazione sul riscaldamento globale è stato un rapporto di valutazione a cui hanno partecipato l’Organizzazione mondiale della Metereologia (OMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) (Fig 3.). La pubblicazione è avvenuta in seguito all’istituzione di un comitato governativo sull’IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change) nel 1988.

I rapporti dell’IPCC contribuiscono all’aumento delle conoscenze sui cambiamenti climatici e per mezzo di questi si è giunti alla certezza di una causa antropogenica nel cambiamento climatico. Per gran parte dei patogeni e dei loro vettori infatti, l’aumento della temperatura e la mancanza di inverni rigidi è un fattore alterante.

File:Global Warming Observed CO2 Emissions from fossil fuel burning vs IPCC  scenarios.jpg - Wikimedia Commons
Figura 3 – Il grafico mostra l’aumento delle emissioni di anidride carbonica (CO 2 ) e dei combustibili fossili in cinque degli scenari di emissioni dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)

Altri studi sulla correlazione tra ambiente e salute

I ricercatori dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale (Cnr-Imaa) hanno pubblicato uno studio sulla rivista Nature Research – Scientific Report. Esso mostra come le differenti condizioni meteorologiche e qualità dell’aria possano avere una certa influenza sulla diffusione dell’infezione da Covid-19. Sembrerebbe che il virus si propaghi più facilmente in ambienti umidi e freschi, in particolare con un maggior livello di inquinamento dell’aria. Tuttavia, è importante sottolineare che i risultati dello studio non implicano necessariamente una relazione diretta causa-effetto tra il virus e fattori quali temperatura e umidità. Le condizioni climatiche, per esempio, influenzano anche il comportamento umano, favorendo l’aggregazione in spazi chiusi e in questo modo la creazione di situazioni favorenti il contagio.

Conclusioni

In natura gli ecosistemi ospitano una grande varietà di specie animali e vegetali. I fattori legati al fenomeno dell’antropizzazione che causano la distruzione degli ecosistemi portano ad una riduzione della complessità che li caratterizza in termini di biodiversità. Questa perdita si traduce in una difficoltà per l’ecosistema nella ripresa e la difesa degli ecosistemi diventa quindi essenziale.

Si pensi al ruolo fondamentale che questi investono nel regolare la trasmissione e la diffusione di malattie infettive come le zoonosi, un ruolo quindi essenziale nel sostenere la vita degli organismi viventi che ne fanno parte, compresa quella della nostra specie.

Ecco che la pandemia deve essere un’occasione per un profondo ripensamento per ciascun essere umano. Come sosteneva Socrate: “Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso”. Un’adeguata ripartenza e una risoluzione al fenomeno dell’antropizzazione è realizzabile puntando a un progresso da parte dell’intera umanità per il bene delle generazioni future. Ciò è possibile attraverso l’acquisizione di modelli di sviluppo sostenibili e tenendo ferme le conquiste raggiunte dalla conoscenza scientifica, nell’arricchimento in energia rinnovabile e nell’efficienza delle comunicazioni. Il traguardo della ripartenza non può che essere la sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Federica Coniglio

Fonti

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