La viroterapia oncolitica: una terapia alternativa per la cura del cancro?

Le terapie per curare il cancro

Il cancro rappresenta una delle principali cause di morte nel mondo. Diversi trattamenti sono stati sviluppati al fine di poter aumentare il tempo di sopravvivenza e preservarne così la qualità di vita del paziente malato di cancro. Tali trattamenti includono la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia. La chemioterapia utilizza agenti tossici in grado di rallentare la crescita tumorale o uccidere le cellule cancerogene la cui caratteristica è la rapida divisione. La radioterapia impiega radiazioni ad alta energia che vengono fornite o dall’esterno attraverso una macchina o dall’interno mediante materiale radioattivo che ha la funzione di uccidere le cellule cancerogene andando a promuovere il danno al DNA. La chirurgia, rispetto alla chemioterapia e alla radioterapia, rappresenta il trattamento più invasivo, ma anche quello più mirato in quanto in questo caso viene rimosso il tessuto cancerogeno. Negli ultimi anni è emerso un nuovo probabile trattamento di cancro: la viroterapia ricombinante (figura 1). In realtà, nel 1904 Dr. George Dock aveva già ipotizzato che i virus potevano essere impiegati nel trattamento del cancro. Tale ipotesi fu confermata nel caso clinico di una donna affetta da leucemia e che mostrò una riduzione della malattia in seguito all’infezione con il virus dell’influenza. Attualmente l’ingegneria genetica consente di manipolare differenti tipi di virus e di adattarli all’uso clinico.

Figura 1. La viroterapia oncolitica: una terapia alternativa per la cura dei diversi tipi di cancro

Un virus deve soddisfare diversi parametri per poter essere impiegato nella viroterapia ricombinante:

  • SELETTIVITÁ : un virus deve essere selettivo nei confronti delle cellule cancerogene senza andare ad interferire con il normale funzionamento delle cellule sane. Per soddisfare tale parametro virus quali adenovirus, poliovirus, herpes simplex virus, riescono in modo naturale ad agire sulle cellule cancerogene, ma per rimuovere il potenziale di virulenza devono essere geneticamente modificati.
  • STABILITÁ : il virus ricombinante deve essere stabile geneticamente e non deve essere in grado di ritornare alla forma wild-type mentre si replica nelle cellule tumorali.
  • DISTRUZIONE EFFICACE : il virus ricombinante deve essere capace di distruggere in maniera efficace le cellule tumorali e legarsi e infettare le cellule cancerogene target.

Affinchè le viroterapie ricombinanti possano essere considerate di successo è importante considerare la risposta immunitaria dell’ospite. In seguito ad un’infezione virale vengono prodotte diverse citochine come gli interferoni di tipo I (INFA e INFB) con la funzione di limitare la replicazione virale.

Poliovirus

Poliovirus (figura 2) è un virus a RNA ss dal core proteico icosaedrico e infetta sia gli uomini che gli animali. L’infezione inizia nel momento in cui le proteine del capside virale (VP1, VP2 e VP3) si legano al recettore CD155 espresso a livello delle cellule ospiti. L’interazione del virus con CD155 è alla base dei cambiamenti conformazionali che permettono al virus di attaccare la membrana e creare un poro per poi rilasciare l’RNA virale nel citoplasma. A questo punto l’RNA virale viene prima replicato e successivamente tradotto in una poliproteina. L’RNA virale che infetta le cellule dell’organismo ospite viene riconosciuto da recettori quali TLR e RIG-like con conseguente attivazione di specifici fattori di trascrizione come IRF-3. Il fattore di trascrizione IRF-3 attiva la risposta dell’interferone di tipo I che, a sua volta, rallenta la progressione della malattia.

Figura 2. Poliovirus umano

L’ingegneria genetica ha consentito di manipolare poliovirus in modo tale da essere reso attenuato per assicurare la corretta funzione oncolitica. Uno dei poliovirus ricombinanti così disegnato è PVSRIPO (Poliovirus-Rhinovirus Chimera) in cui è stata sostituita l’IRES (INTERNAL RIBOSOMAL ENTRY SITE) di PVSRIPO con l’IRES del Rhinovirus umano di tipo 2 (HRV-2) in modo tale da consentire a PVSRIPO di replicarsi nelle cellule cancerogene. In tal modo PVSRIPO è in grado di lisare le cellule cancerogene, ma non quelle sane. La replicazione avviene all’interno delle cellule cancerogene ed essa è seguita dalla lisi della cellula tumorale e dalla morte.

Diversi studi condotti sui topi hanno dimostrato la capacità di PVSRIPO di poter essere considerato un potenziale trattamento di cancro (soprattutto glioblastoma e neuroblastoma) in quanto la somministrazione di poliovirus attenuato si è rivelata responsabile della riduzione della massa tumorale.

Rischi e benefici della viroterapia oncolitica

A differenza della chemioterapia che a lungo andare potrebbe portare a forme di farmaco-resistenza, la viroterapia oncolitica presenta il vantaggio di limitarle a causa dell’impiego di virus attenuati. Nonostante ciò, diversi individui si mostrano scettici di fronte a questo potenziale trattamento a causa della natura virale di tale terapia. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per conoscere i potenziali effetti collaterali della viroterapia oncolitica.

Irene Magnoli

Fonte :

The Practical Consideration of Poliovirus as an Oncolytic Virotherapy

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino, creatore ed amministratore di Microbiologia Italia, primo sito di divulgazione microbiologica in Italia. Sono laureato in biologia e molto appassionato di tecnologia, cinema, scienza e fantascienza. Sono Siciliano ma vivo e lavoro in Basilicata come analista di laboratorio microbiologico presso una nota azienda farmaceutica. Ho creato il portale di Microbiologia Italia per condividere conoscenza ed informazioni a chiunque fosse interessato a questa bellissima scienza. Potete trovare tutti i miei contatti al seguente link: https://linktr.ee/fcentorrino.

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