Il legame tra cadmio, fumo e declino cognitivo: dati preoccupanti

Lo studio REGARDS condotto negli Stati Uniti dal 2003 al 2007 ha esaminato oltre 30.000 adulti per valutare le differenze nel rischio di ictus in base a fattori etnici e geografici. Da questo vasto bacino di dati, sono stati selezionati 2.172 soggetti per uno studio successivo, pubblicato su Neurology e diretto da Liping Lu della Columbia University, che ha approfondito il legame tra l’inquinamento da cadmio, fumo e le il declino cognitivo. I risultati, che mostrano come il cadmio possa influire negativamente sulla memoria e sulle funzioni cognitive in generale, aggiungono nuove preoccupazioni sul ruolo di questo metallo pesante nello sviluppo di malattie neurologiche, inclusa la demenza.

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Il legame tra cadmio, fumo e declino cognitivo: dati preoccupanti

Il cadmio e il suo impatto sul cervello

Il cadmio, un metallo pesante e altamente tossico, è largamente diffuso a causa delle attività industriali e agricole. È presente nell’aria, nel cibo, nell’acqua e nel suolo e viene assorbito dall’organismo attraverso l’inalazione (soprattutto dal fumo di sigaretta), l’alimentazione e il contatto diretto. Una volta entrato nel corpo, il cadmio si accumula perché viene escreto solo in minima parte, causando danni a lungo termine. Uno degli effetti più gravi del cadmio è la sua capacità di attraversare la barriera ematoencefalica e di accumularsi nel cervello, provocando stress ossidativo, neuroinfiammazione e apoptosi neuronale, che contribuiscono al declino cognitivo.

Lo studio sui rischi cognitivi legati al cadmio

L’ippocampo, una parte del cervello fondamentale per l’acquisizione dei ricordi, è la regione più colpita dall’esposizione al cadmio. Questo legame tra cadmio e perdita di memoria era già stato esplorato in precedenti studi, come uno condotto in Cina nel 2020, dove l’inquinamento da cadmio è significativamente più elevato. Tuttavia, lo studio attuale, che ha seguito i partecipanti per un periodo di 10 anni, rappresenta uno dei progetti più approfonditi finora, con l’obiettivo di comprendere meglio come il cadmio influisca sulle funzioni cognitive.

Dettagli dello studio

I soggetti scelti per lo studio avevano un’età compresa tra 64 e 73 anni, e oltre la metà erano donne. Il 38,7% dei partecipanti era di origine afroamericana. Tutti i soggetti all’inizio dello studio non dovevano presentare compromissioni cognitive né avere subito un ictus, oltre a non avere tracce significative di cadmio nelle urine. Durante il periodo di osservazione, venivano sottoposti regolarmente a test neuropsicologici per monitorare la loro funzionalità cognitiva, con particolare attenzione a memoria, apprendimento verbale e funzioni esecutive.

I risultati dello studio

Alla fine dei 10 anni di osservazione, i partecipanti con le più alte concentrazioni di cadmio urinario risultavano essere più anziani, forti fumatori, con basso reddito e scarsa scolarità. Avevano inoltre una maggiore incidenza di ipercolesterolemia e alti livelli di PCR (indicatore di infiammazione sistemica). Questo gruppo includeva prevalentemente donne. Le correlazioni tra alti livelli di cadmio e compromissioni cognitive erano più evidenti tra i partecipanti bianchi, dove il rischio di declino cognitivo raddoppiava. Tra i partecipanti neri, tuttavia, il legame con il cadmio era meno chiaro, tranne nei test di memoria verbale e fluency, dove sono stati osservati alcuni effetti, anche se non ritenuti statisticamente significativi.

Il ruolo del fumo

Uno dei principali fattori di esposizione al cadmio nella popolazione generale americana è il fumo di sigaretta. Lo studio ha evidenziato che i partecipanti bianchi fumavano in media 23 pacchetti di sigarette all’anno, rispetto ai 8,9 pacchetti dei partecipanti neri. Questo dato potrebbe riflettere una forma di disuguaglianza inversa nel rischio di esposizione al cadmio, poiché i fumatori bianchi, spesso appartenenti a fasce di reddito più alte, potevano permettersi di acquistare più sigarette. Di conseguenza, il rischio di compromissioni cognitive legate al cadmio risultava più alto nei fumatori bianchi rispetto ai neri.

Fumo e demenza: una connessione pericolosa

Lo studio ha anche evidenziato che gli effetti cognitivi legati al cadmio erano più pronunciati tra coloro che avevano fumato almeno un pacchetto di sigarette al giorno. I partecipanti neri, che tendevano a fumare di meno, accumulavano una quantità di cadmio significativamente inferiore rispetto ai bianchi, riducendo così il loro rischio di compromissioni cognitive. Precedenti studi condotti dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno riportato che solo l’11,7% degli afroamericani fuma, ovvero 1 su 8. Se ulteriori studi confermeranno il legame tra cadmio e demenza, sarà essenziale per i medici considerare sempre più attentamente il tabagismo come un fattore di rischio nei pazienti con sintomi cognitivi.

Tabella riassuntiva: il cadmio e i suoi effetti sulla salute

Fonte di esposizioneEffetti sul corpoConsigli
Fumo di sigarettaAccumulo di cadmio nel cervello, declino cognitivoLimitare o eliminare il fumo
Cibo e acqua contaminatiTossicità sistemica, rischio di malattie neurologicheVerificare la qualità del cibo e dell’acqua
Inquinamento industrialeNeuroinfiammazione, stress ossidativoRidurre l’esposizione in aree inquinate
Metabolismo lento del cadmioAccumulo a lungo termine nel corpoMonitorare i livelli di cadmio nei soggetti a rischio

Conclusione sul cadmio, fumo e declino cognitivo

Lo studio condotto su oltre 2.000 adulti negli Stati Uniti conferma il legame tra l’esposizione al cadmio, soprattutto attraverso il fumo di sigaretta, e il declino cognitivo. Il cadmio, un metallo pesante tossico, si accumula nel corpo e provoca danni neurologici, favorendo lo sviluppo di malattie come la demenza e l’Alzheimer. Le persone che fumano regolarmente sono esposte a un rischio maggiore, in particolare i fumatori di lunga data. Tuttavia, la buona notizia è che ridurre o eliminare l’esposizione al cadmio, attraverso l’interruzione del fumo e la riduzione del contatto con fonti inquinate, può contribuire a prevenire il declino cognitivo e a migliorare la salute generale.

Domande Frequenti

Quanto è pericoloso il cadmio per il cervello?
Il cadmio è un metallo pesante tossico che può attraversare la barriera ematoencefalica e danneggiare il cervello. Può contribuire al declino cognitivo e allo sviluppo di malattie neurologiche. Consiglio: ridurre l’esposizione al cadmio evitando il fumo e l’inquinamento.

Il fumo di sigaretta è la principale fonte di cadmio?
Sì, il fumo di sigaretta è una delle principali fonti di esposizione al cadmio per la popolazione generale. Consiglio: smettere di fumare è il modo più efficace per ridurre l’esposizione.

Chi è più a rischio di esposizione al cadmio?
I fumatori e le persone che vivono in aree altamente inquinate sono più a rischio di accumulare cadmio nel corpo. Consiglio: eseguire test periodici per monitorare i livelli di cadmio, soprattutto se si vive in aree a rischio.

Il cadmio influisce solo sulla memoria?
No, il cadmio può danneggiare diverse funzioni cognitive, incluse la memoria, l’apprendimento e le funzioni esecutive. Consiglio: evitare il contatto con fonti di cadmio per prevenire danni neurologici.

Quali sono le altre malattie legate al cadmio?
Oltre al declino cognitivo, il cadmio è associato a malattie come l’Alzheimer, la demineralizzazione ossea e il cancro alla prostata. Consiglio: consultare un medico se si sospetta un’esposizione prolungata al cadmio.

È possibile eliminare il cadmio dal corpo?
Il cadmio viene eliminato solo in minima parte, quindi è difficile rimuoverlo completamente una volta accumulato. Consiglio: la prevenzione è la chiave per ridurre i rischi legati al cadmio.

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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