La mummificazione naturale: il segreto di Ferentillo

Le mummie di Ferentillo rappresentano un perfetto esempio di mummificazione naturale. Si tratta di corpi risalenti al XVII secolo che si sono preservati grazie a una combinazione unica di fattori ambientali. Le mummie oggi sono conservate nella cripta della Chiesa di Santo Stefano, dove è avvenuto il loro ritrovamento e dove è stato allestito un museo ad hoc.

Ingresso cripta
Figura 1- Ingresso della cripta della Chiesa di Santo Stefano [Immagine personale]

La cripta della chiesa di Santo Stefano: perché proprio lì?

La Chiesa di Santo Stefano fu costruita nel XV secolo in uno dei due borghi di Ferentillo: il Borgo di Precetto. La costruzione inglobò una precedente chiesa medievale, che divenne parte integrante della nuova struttura come cripta sepolcrale.

Dal XVI secolo in poi, utilizzarono la cripta come luogo di sepoltura per i defunti del Borgo di Precetto, fino all’emanazione dell’Editto napoleonico del 1806, che vietò le sepolture all’interno delle mura cittadine.

La scoperta

L’Editto napoleonico di Saint Cloud, il “Décret Impérial sur les Sépultures”, prevedeva anche la riesumazione dei corpi. Fu questo il momento in cui ci si accorse dell’evento più unico che raro: la mummificazione naturale di alcuni di loro. Alcuni corpi, infatti, presentavano dettagli incredibilmente conservati: oltre alla pelle, si distinguevano bene unghie, denti e persino capelli e barba.

La scoperta stimolò molti studiosi, che andarono in visita a Ferentillo. Tra questi, alcuni fisici dell’Accademia dei Lincei: il Prof. Maggiorani si recò sul posto e scrisse un atto al riguardo, avvalendosi del supporto del chimico farmacista Vincenzo Latini.

La mummificazione naturale: com’è avvenuta?

Le mummie di Ferentillo non sono state sottoposte a tecniche di imbalsamazione o trattamenti chimici, come accadeva nell’antico Egitto, bensì la loro conservazione è avvenuta spontaneamente grazie alle condizioni ambientali presenti nella cripta.

Composizione del terreno della cripta.
Figura 2- Composizione del terreno della cripta. Le dramme sono un’antica unità di misura della massa usata in farmacia, 8 dramme rappresentano un’oncia. [Atti della Pontificia accademia romana dei Nuovi Lincei – Volume 15 – 1862]

Il nitrato di calcio e il cloruro di calcio presenti nel suolo hanno favorito una rapida disidratazione dei corpi. La terra, inoltre, risultava ricca di argilla, anch’essa igroscopica e quindi capace di sottrarre acqua dai tessuti organici. Anche la bassa presenza di sostanza organica contribuì alla ricetta perfetta, facendo sì che l’acqua non incontrasse ostacoli al suo passaggio ed evitando quindi che ristagnasse favorendo la putrefazione.

Complici del processo di mummificazione anche l’utilizzo della calce viva durante la sepoltura, che ha aiutato tale processo di disidratazione, e l’elevata ventilazione all’interno della cripta, che ha mantenuto l’ambiente asciutto.

Una leggenda popolare affermava la provenienza della terra contenuta nella cripta dalla Palestina, ma l’analisi chimica svolta tende a confutare questa ipotesi, poiché gran parte dei componenti sono tipici degli Appennini.

Le prove scientifiche: esperimenti di mummificazione

Per comprendere meglio questo fenomeno, sono stati condotti esperimenti di mummificazione su volatili. Due uccelli furono seppelliti nella cripta per verificare se il processo di mummificazione avvenisse anche su corpi non umani. Anche i loro corpi si mummificarono spontaneamente e sono esposti nel museo della Cripta.

Un’attrazione culturale e storica

Oltre al loro valore scientifico, le mummie di Ferentillo sono anche una rilevante attrazione culturale. Ad oggi la cripta conserva 24 mummie umane, tra uomini, donne e bambini, oltre a 10 teste conservate. In fondo alla cripta sono presenti anche un elevato numero di teschi non mummificati.

Ogni corpo racconta una storia, spesso rivelando dettagli della vita quotidiana, delle condizioni di salute e delle abitudini alimentari degli abitanti della zona nei secoli passati. Visitatori e studiosi possono osservare da vicino non solo i corpi, ma anche i vestiti e gli oggetti sepolti con loro, offrendo un affascinante spaccato sulla vita di quel tempo.

Tra i corpi esposti è presente quello di un frate, il cui saio è pressoché intatto. Presenti anche i corpi di una giovane donna con il suo abito da sposa (tradizionalmente le giovani defunte venivano vestite con tale abito), di una coppia di cinesi, di un uomo probabilmente impiccato e tantissimi altri.

Sicuramente, non è un museo adatto ai deboli di stomaco, ma è una visita altamente consigliata e di grande interesse.

Bibliografia e sitografia

Crediti immagini:

  • Immagine in evidenza e Figura 1: Immagine personale
  • Figura 2: Atti della Pontificia accademia romana dei Nuovi Lincei – Volume 15 – 1862
Foto dell'autore

Veronica Lupetti

Sono Veronica, laureata in Farmacia e appassionata di scienza e in particolare di microbiologia. Attualmente sto ultimando un dottorato di ricerca in microbiologia, che mi ha permesso di appassionarmi sempre di più a questo campo. Parallelamente, sto arricchendo il mio percorso con corso di laurea in CTF. Questo approccio multidisciplinare mi ha fornito una prospettiva più ampia sulla scienza, consentendomi di connettere i punti tra diverse discipline. Il mio impegno nello studio, come nella divulgazione scientifica, è motivato dalla mia insaziabile curiosità e attraverso Microbiologia Italia cerco di trasmettere questa passione anche agli altri.

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