Donato Giovannelli, ricercatore presso l’Università di Napoli “Federico II” e specializzato nello studio della vita in ambienti estremi, sta lanciando il primo corso di laurea in Europa sulla biologia degli ambienti estremi. Giovannelli, affiliato all’Earth-Life Science Institute di Tokyo e Visiting Associate Research Professor presso la Rutgers University negli Stati Uniti, dopo un viaggio di ricerca alle Svalbard, ci spiega perché i giovani scienziati dovrebbero considerare di specializzarsi in questo meraviglioso campo.

Perché un curriculum sugli ambienti estremi?
L’idea di un curriculum sugli ambienti estremi nasce dalla reale consapevolezza che questi luoghi rappresentano una fonte inesplorata di risorse biologiche e genetiche, nonché un terreno di prova per la colonizzazione dello spazio. La tecnologia e la ricerca biomedica dipendono già in gran parte dagli elementi estratti da questi ambienti, ma lo studio della loro biologia rimane ancora un settore poco esplorato. Esplorando gli ambienti estremi potremmo trovare cure per malattie o soluzioni biotecnologiche per un’economia più verde, mentre allo stesso tempo dobbiamo trovare modi sostenibili per sfruttarli.
Gli ambienti estremi: terrestri o extraterrestri?
Quando si parla di ambienti estremi, ci si riferisce sia a quelli presenti sulla Terra, che a quelli extraterrestri. Gli ambienti estremi terrestri, come deserti, ghiacciai e fondali marini, hanno un ruolo importante nel funzionamento del nostro pianeta e forniscono informazioni sull’evoluzione della vita. Allo stesso tempo, gli ambienti estremi extraterrestri possono essere utilizzati come modello per prepararsi alle condizioni che potremmo incontrare durante l’esplorazione futura di altri pianeti.
L’importanza degli ambienti estremi per l’astrobiologia
L’astrobiologia si concentra sull’origine, l’evoluzione e la presenza della vita nell’Universo. Gli ambienti estremi come quelli del nostro pianeta nel passato, forniscono informazioni sulla coevoluzione tra la vita e il pianeta. Le agenzie spaziali come la NASA e l’ESA utilizzano questi ambienti come laboratori naturali per testare tecnologie di esplorazione e addestrare astronauti. In sintesi, gli ambienti estremi sono fondamentali per l’astrobiologia.

Il nuovo master
Il master è stato progettato per soddisfare la crescente domanda di competenze in questo campo. Sarà tenuto in lingua inglese e sarà suddiviso in due curricula con alcuni corsi fondamentali in comune.
Il primo curriculum, dedicato alle risorse biologiche, mira a colmare le lacune conoscitive sullo sfruttamento sostenibile delle risorse da ambienti estremi, come le applicazioni biotecnologiche degli enzimi estremofili o l’impatto dell’estrazione da acque profonde.
Il secondo curriculum, incentrato sull’astrobiologia, si concentra sulle crescenti esigenze dell’economia spaziale. Stiamo passando rapidamente da un’esplorazione dello spazio basata su robot a una fase basata sul ruolo dell’essere umano, e le sfide associate alla colonizzazione umana dello spazio sono molte. Questo è il primo programma di master dedicato alla biologia degli ambienti estremi in Europa e si prevede che altri seguiranno. Siamo in un momento simile a quello della biologia marina 15 o 20 anni fa, quando stavano crescendo le preoccupazioni sulla gestione sostenibile degli oceani.
Perché proprio Napoli?
Napoli ha una lunga storia di ricerca sulla vita negli ambienti estremi ed è ben posizionata per questo, grazie alla sua prossimità a vulcani come il Vesuvio e i Campi Flegrei, che offrono opportunità uniche di studio di ecosistemi rilevanti. In generale, l’Italia vanta una notevole varietà di ambienti estremi, molti dei quali sono ancora poco esplorati.
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