“Buongiorno Dott. Simone Cappello, ti ringraziamo per questa intervista con Microbiologia Italia. Raccontaci un po’ del tuo percorso formativo e di come sei arrivato a diventare ricercatore.“
Buongiorno a tutti, sono Simone Cappello ed innanzitutto sono io che ringrazio voi di Microbiologia Italia per la possibilità offerta di raccontarmi e di raccontare la mia ricerca. Diciamo subito che la mia formazione professionale è abbastanza eclettica, ma ha avuto sempre un minimo comune denominatore identificabile con la microbiologia. Mi sono laureato a Messina in “Scienze Biologiche” con una Tesi di microbiologia generale, ho frequentato (senza finirla!) la “Scuola di Specializzazione in Microbiologia Applicata” per poi passare (come contrattista) al CNR dove mi sono occupato di ecologia microbica.
Dopo qualche anno è arrivato il Dottorato di Ricerca (presso l’Università Federico II di Napoli) in “Scienze ed Ingegneria del Mare” con cui iniziato ad occuparmi di microbiologia applicata e di quella che è ad oggi la mia linea di ricerca portante ovvero il recupero ambientale e la bioremediation.
Successivamente una serie di contratti e di assegni di ricerca mi hanno portato fino a diventare ricercatore del CNR. Tanti anni caratterizzati da tanti sacrifici ma supportati da tante soddisfazioni e da tantissima passione.
“Sei un ricercatore presso l’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (IRBIM)-CNR di Messina. Quali sono le linee di ricerche che vengono condotte in questo ambiente?“
L’IRBIM è uno dei più grandi Istituti del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il più grande ente pubblico di ricerca italiano.
L’Istituto (che ha sede principale a Messina e che ha tre sedi secondarie ad Ancona, Lesina e Mazara del Vallo) svolge attività di ricerca su tematiche inerenti:
- la biologia ed ecologia degli organismi marini, incluse le specie aliene ed invasive;
- la struttura di popolazione, connettività e distribuzione spaziale delle principali risorse della pesca;
- l’ecologia dei microorganismi marini, biotecnologie microbiche e bio-prospecting;
- lo sviluppo di tecnologie innovative per attività di pesca e di acquacoltura sostenibili;
- lo sviluppo di piattaforme osservative per studiare la struttura e il funzionamento degli ecosistemi marini;
- la gestione integrata della fascia costiera attraverso il supporto alle politiche per la gestione sostenibile delle risorse marine e la conservazione della biodiversità.
“Quali sono state e quali sono ad oggi le linee di ricerca che stai conducendo e perché sono così importanti?“
Diciamo che la mia forza portante è lo sviluppo di nuove tecnologie “green” da applicare al recupero di ecosistemi (marini e/o terrestri) contaminati da idrocarburi, metalli pesanti, pesticidi e quantaltro.
Stiamo parlando di tecnologie basate sull’utilizzo di batteri (bioremediation) e/o loro prodotti in sinergia con sistemi chimico-fisico innovativi (es. bioraettori, supporti galleggianti). Queste tecnologie possono aver un impatto immediato sia nella bonifica di aree contaminate che di aree industriali e/o cantieristiche; possono essere utilizzate in ambito industriale o ad esempio marittimo (per il trattamento di reflui di navigazione).
L’applicazione di queste metodologie ha il vantaggio di avere un impatto ambientale minimo ed una grande versatilità di applicazione. Inoltre possono trovare applicazione nel trattamento di tutta una serie di contaminanti emergenti (es, microplastiche) e/o prodotti farmaceutici che sono (purtroppo!) sempre più presenti nei nostri mari.
“Abbiamo appreso la notizia che hai recentemente creato uno spin-off chiamato ATHENA Green Solutions S.r.L. Per chi non conoscesse questo nuovo progetto, puoi raccontare ai lettori di Microbiologia Italia di cosa si tratta?“
ATHENA Green Solutions S.r.L è uno spin-off (non partecipato) del CNR e dell’Università degli Studi di Messina e ha l’obiettivo di sviluppare nuove metodologie e/o strategie e/o prodotti “environmental friendly” ed eco-sostenibili per il recupero di acque marine (e non) contaminate, ed in generale per l’abbattimento del carico contaminante in aree marine impattate e per la tutela e salvaguardia ambientale.
ATHENA è un’idea nata dalla sinergia e dall’intuizione di 5 persone (in atto membri dell’azienda) ovvero Rosaria (Dott.ssa Plutino, ISMN-CNR di Palermo), Salvatore (Prof. Magazù, UniME), Giuseppe (Dott. Sabatino, UniME), Giulia (Dott.ssa Rando, UniME) e del sottoscritto.
La metodologia proposta alla base dell’idea imprenditoriale si basa sullo sviluppo di materiali ibridi innovativi, basati sull’utilizzo di materiali di scarto e non (es. argille), a seguito di modificazioni sintetiche (degli stessi) environmental friendly (ovvero senza alcuno impatto ambientale) ed eco-sostenibili (ovvero con basso dispendio energetico e dispersione di calore nell’ambiente).
In ogni caso mi permetto di dare il link dell’home page della società per qualunque rapido approfondimento: http://www.athenagreensolutions.com/.
“Il sogno di molti laureati è proprio quello di creare qualcosa di proprio, come un progetto o un’azienda. Che cosa ti ha spinto a creare Athena Green Solutions e quali sono stati le maggiori difficoltà che hai riscontrato?”
Sicuramente la burocrazia (che in alcuni casi è estenuante) e sicuramente il fatto che ad un certo punto non bisogna più pensare come un ricercatore ma come un (piccolo) manager/imprenditore. Anche il modo di porsi e proporsi è diverso.
Non bisogna più pensare come quando si sviluppa una ricerca o meglio un articolo scientifico; qui bisogna riferirsi ad business plan definito e bisogna far in modo di “sbarcare il lunario” (ovvero monetizzare!), un mondo tutto da scoprire ed imparare (anche sbagliando).
In ogni caso è qualcosa di estremamente affascinante e stimolante: se hai una buona idea bisogna valorizzarla e per farlo devi avere qualcosa di efficiente per finalizzarla al meglio.
“Athena Green Solutions è nata da una sinergia di competenze e professionalità diverse, reputi fondamentale questo approccio multidisciplinare o è solo un plus?“
La multidisciplinarietà è un punto assolutamente chiave per la ricerca. Osservare uno stesso fenomeno (es. la degradazione degli idrocarburi da parte dei batteri) da/con differenti punti di vista ti permette di avere una visione quanto più completa dell’osservato e di tutto quello che ruota attorno ad esso.
Non si può pensare di sviluppare nuove tecnologie di bonifica ambientale focalizzando l’attenzione alla sola frazione microbica.
Nel caso di ATHENA la multidisciplinarietà ha portato che alcune specifiche argille (azione del geologo) opportunamente funzionalizzate (azione dei chimici) possano essere utilizzate per il recupero ambientale (azione del fisico) e per l’attivazione/ottimizzazione dei processi biodegradativi (azione del microbiologo): come si dice “l’unione fa la forza!”.
“Ti ringraziamo molto dott. Simone Cappello, l’intervista è volta al termine. Vuoi dire qualcosa ai nostri lettori prima di concludere?“
Assolutamente grazie a Voi. Mi spiace che sia finita mi stavo divertendo a rispondere alla vostre domande. Spero che la prossima volta ci possa essere la possibilità di un intervista video tipo quelle realizzate dalle Iene.
Cosa dire ai lettori? Una frase sicuramente già sentita (potrebbe risultare infatti banale) ma che era scritta a caratteri cubitali nella stanza del mio Professore (Salvatore P.P. Guglielmino) e che mi ha sempre accompagnato (anche se il vero significato l’ho capito – come capita spesso – solo dopo che sono diventato ricercatore):
SE NON AMI IL TUO LAVORO LASCIALO! E’ MEGLIO CHIEDERE LA CARITA’ A CHI IL SUO LAVORO LO AMA DAVVERO!