Le fasi delle malattie infiammatorie intestinali: Le malattie infiammatorie intestinali (MII) rappresentano un gruppo di patologie croniche che colpiscono l’apparato digerente, causando infiammazione persistente del tratto gastrointestinale. Le forme più comuni sono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, due condizioni diverse ma accomunate da sintomi simili e da un andamento tipicamente ciclico. In questo articolo analizzeremo in dettaglio le fasi evolutive di queste patologie, fornendo informazioni semplici ma precise, utili per riconoscerle e comprenderle.

Le malattie infiammatorie intestinali: definizione e classificazione
Le MII sono patologie autoimmuni croniche caratterizzate da periodi di attività infiammatoria acuta (riacutizzazione) alternati a fasi di remissione, durante le quali i sintomi si attenuano o scompaiono.
Le due principali forme:
- Morbo di Crohn: può colpire qualsiasi parte del tubo digerente, dalla bocca all’ano. L’infiammazione è transmurale, cioè interessa tutti gli strati della parete intestinale.
- Colite ulcerosa: coinvolge esclusivamente il colon e il retto, con infiammazione superficiale limitata alla mucosa.
Fasi delle malattie infiammatorie intestinali
Le MII si manifestano con un decorso altalenante, suddiviso in diverse fasi:
1. Fase prodromica (iniziale o latente)
In questa fase, l’infiammazione è ancora subclinica, e i sintomi possono essere vaghi o assenti. Possono manifestarsi:
- Stanchezza cronica
- Dolori addominali intermittenti
- Alterazioni dell’alvo (stipsi o diarrea lieve)
- Perdita di peso inspiegabile
Spesso questi sintomi vengono sottovalutati o attribuiti ad altre condizioni, ritardando la diagnosi
2. Fase acuta (riacutizzazione)
Durante questa fase, l’infiammazione intestinale è attiva e i sintomi diventano evidenti e invalidanti. Tra i segni più comuni:
- Diarrea persistente, talvolta con sangue o muco
- Dolore addominale intenso
- Febbre
- Perdita di appetito e dimagrimento
- Affaticamento severo
In alcuni casi si possono sviluppare complicanze extraintestinali, come artrite, problemi cutanei o oculopatie.
3. Fase cronica (persistenza della malattia)
Se non adeguatamente trattata, la MII può entrare in una fase di attività cronica, con infiammazione continua e danni strutturali permanenti all’intestino:
- Fibrosi e stenosi intestinali
- Fistole e ascessi (soprattutto nel morbo di Crohn)
- Rischio aumentato di neoplasie intestinali
4. Fase di remissione
Questa fase rappresenta un momento di sollievo clinico, in cui i sintomi si attenuano grazie alla terapia o spontaneamente. La remissione può essere:
- Clinica: assenza di sintomi evidenti
- Endoscopica: assenza di segni infiammatori alla colonscopia
- Istologica: tessuti intestinali privi di infiammazione al microscopio
Durante la remissione è fondamentale mantenere la terapia di mantenimento, anche in assenza di disturbi, per prevenire le ricadute.
Come si gestiscono le fasi delle MII
Obiettivi terapeutici nelle diverse fasi
- Nella fase acuta:
- Farmaci antinfiammatori (5-ASA, corticosteroidi)
- Antibiotici (se complicazioni infettive)
- Terapie biologiche (anti-TNF, anti-integrine)
- In fase cronica:
- Immunosoppressori (azatioprina, metotrexato)
- Interventi chirurgici in caso di complicanze gravi
- In fase di remissione:
- Terapia di mantenimento con farmaci a basso dosaggio
- Controlli periodici endoscopici e di laboratorio
Aspetti psicosociali e qualità della vita
Le MII non compromettono solo l’apparato intestinale, ma anche il benessere psicologico e la qualità della vita. Durante le fasi attive, molte persone sperimentano:
- Isolamento sociale
- Ansia e depressione
- Problemi relazionali e lavorativi
Per questo è fondamentale un approccio multidisciplinare, che integri il supporto psicologico, la nutrizione clinica personalizzata, e il monitoraggio continuo.
Conclusione
Le malattie infiammatorie intestinali sono patologie complesse che si manifestano in diverse fasi cliniche, ciascuna con caratteristiche e necessità terapeutiche specifiche. Conoscere le fasi delle MII consente una diagnosi precoce, un trattamento mirato e un miglioramento della qualità della vita dei pazienti. La gestione efficace prevede un controllo medico costante, un’alimentazione adeguata e un supporto psicologico.