Fegato grasso e prebiotici: nuove prospettive terapeutiche

Fegato grasso

La steatosi epatica non alcolica (non alcoholic fatty liver disease, NAFLD) è la causa più comune di patologie al fegato nel mondo occidentale. NAFLD è strettamente associata a malattie metaboliche come obesità, diabete e insulina-resistenza. 

La caratteristica principale di questa patologia consiste nell’accumulo di trigliceridi e colesterolo nel fegato (detto, quindi, fegato grasso o “foie gras”), una condizione che può creare infiammazione e fibrosi, progredendo in steatoepatite non alcolica (non alcoholic steatohepatitis, NASH), cirrosi epatica e, in casi estremi, tumore al fegato.

Clinicamente, un paziente affetto da NAFLD è asintomatico e la diagnosi avviene solo tardivamente, quando la patologia è già degenerata in NASH o cirrosi. Attualmente non esiste una cura farmacologica mirata e si stanno ricercando nuovi approcci terapeutici.

Figura 1 - Patologie epatiche a confronto
Figura 1 – Patologie epatiche a confronto

NAFLD, NASH e microbioma

Negli ultimi anni diversi studi hanno dimostrato l’associazione tra microbioma intestinale e fegato grasso. Infatti, il microbioma intestinale di pazienti affetti da NAFLD ha una composizione diversa rispetto a quello di soggetti sani, mostrando, in particolare, disbiosi intestinale

In aggiunta, in questi pazienti i batteri intestinali sono responsabili della produzione di diverse molecole (come LPS, etanolo e imidazolo propionato) che causano infiammazione epatica e alterazioni metaboliche che agevolano la progressione di NAFLD a NASH/cirrosi.

Figura 2 - Sintomi della cirrosi epatica
Figura 2 – Sintomi della cirrosi epatica

Prebiotici come possibile terapia al fegato grasso

Recentemente, ricercatori dell’università di Tokyo hanno dimostrato che, in topi affetti da NAFLD, l’assunzione di prebiotici (in particolare di inulina) può rallentare la progressione della malattia attraverso il cambiamento della composizione del microbioma intestinale.

La modificazione del microbioma indotta da prebiotici, infatti, causa alterazioni nella produzione di metaboliti intestinali, tra i quali l’acetato sembra avere un effetto benefico nei confronti del fegato dei topi malati.

In particolare, lo studio elucida il ruolo del recettore epatico dell’acetato (FFAR2), la cui attivazione da parte dell’acetato migliora i sintomi NAFLD (tra cui l’accumulo di grassi nel fegato e l’insulina-resistenza), rallentandone la progressione.

Conclusioni e prospettive future

Questa ricerca evidenzia l’importanza del microbioma nel contesto di malattie metaboliche e enfatizza la necessità di nuove terapie per rallentare la progressione di una malattia attualmente difficile da curare. Nonostante i risultati positivi mostrati in topi, la supplementazione di prebiotici in pazienti affetti da fegato grasso è ancora in corso di valutazione e studi futuri ne dovranno validare l’efficacia.

Fonti

  • R. Aoki et al. “Commensal microbe-derived acetate suppresses NAFLD/NASH development via hepatic FFAR2 signalling in mice”. Microbiome 2021
  • R. Forlano et al. “Gut Microbiota—A Future Therapeutic Target for People with Non-Alcoholic Fatty Liver Disease: A Systematic Review”. International Journal of Molecular Sciences, 2022
  • A. Koh et al. “Microbially produced Imidazole Propionate impairs insulin signaling through mTORC1”. Cell 2018
  • A. Goel et al. “Gut microbiota and liver disease”. Journal of Gastroenterology and Hepatology. 2014

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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