Il colore dei denti è influenzato da diversi fattori tra cui abitudini alimentari, fumo, farmaci e altro. Infatti sullo smalto si possono formare depositi di vario genere: dal tartaro alle macchie. Alcuni depositi vengono chiamati black stain.
Cosa si intende per black stain? Letteralmente macchia nera. È un particolare tipo di placca dentale caratterizzata da una specifica flora microbica e con tendenza alla calcificazione, quindi alla formazione di depositi.
Normalmente si presentano come linee o puntini nerastri o verdastri nella zona vicino al colletto ossia vicino alla gengiva. L’origine di queste macchie non è ancora completamente chiarita ma sembrerebbe essere legata all’instaurarsi di una particolare microflora batterica. Di solito è più frequente nei bambini ma può insorgere anche negli adulti, si stima colpisca tra il 2 e il 18% della popolazione.
Per verificare la composizione della placca sono state eseguite delle analisi al microscopio a scansione elettronica. Dalle immagini sono stati osservati dei depositi sulla superficie dello smalto composti da due strati: uno più interno giallo opaco e uno più esterno formato da microorganismi. Questi erano prevalentemente di tipo gram-positivo filamentosi e qualche batterio a forma di cocco e bastoncello.
Microflora batterica
Il cavo orale ha una microflora complessa, che varia in relazione all’età, allo stile di vita e all’assunzione di farmaci. Si suppone che i depositi black stain siano causati da sostanze prodotte da certi tipi di batteri. I depositi sembrano essere formati da un precipitato a base di ferro insolubile, che si origina dalla reazione tra idrogeno solforato (H2S) prodotto dai batteri e il ferro presente nella saliva o derivante dagli essudati gengivali, come ad esempio il sanguinamento. Sono dunque questi depositi di zolfo e ferro a determinare la pigmentazione scura dello smalto.
Dalle analisi di confronto della flora orale dei soggetti con black stain e dei soggetti senza, emerge che i batteri presenti in maggioranza nei soggetti black stain sono del genere Actinomyces, come ad esempio Actinomyces israelii e Actinomyces naeslundii. Si tratta di batteri di forma bastoncellare, anaerobi facoltativi, cioè in grado di crescere sia in presenza che in assenza di ossigeno. Sono inoltre patogeni opportunisti, normalmente non causano problemi, ma in certe condizioni possono dare origine all’insorgenza di malattie. È stato individuato anche Aggregatibacter actinomycetemcomitans, un altro batterio bastoncellare, anaerobio facoltativo.
I batteri del genere Lactobacillus (considerati batteri buoni che mantengono il cavo orale in salute) e Fusobacterium nucleatum (un commensale che in particolari casi può svolgere un ruolo nell’insorgenza della paradontite), invece, sono più numerosi nei soggetti senza placca da black stain. Così come Streptococcus mutans, uno dei principali responsabili delle carie dentali.
Black Stain e carie
Come riportato sopra S. mutans, principale responsabile della carie dentale, è più numeroso nei soggetti senza black stain. Infatti, sembrerebbe esserci una associazione, anche se non condivisa da tutti gli esperti del ramo, tra questo tipo di placca e la minor presenza di carie, poiché i batteri che causano le black stain hanno minor potere cariogeno.
L’esatto meccanismo con cui la presenza di black stain inibirebbe l’insorgenza di carie non è noto. Potrebbe essere la presenza stessa degli Actinomyces che competono con i batteri che causano le carie o un altro fattore indipendente, che abbassa la quantità di Streptococci nei soggetti con black stain. Un’altra ipotesi è legata alla presenza del ferro che abbasserebbe il potere cariogeno degli zuccheri; oppure altri fattori legati alla saliva, come il pH più basico, potrebbero influire sulla protezione delle carie. Al di là delle ipotesi, le osservazioni inducono a concludere che i bambini con black stain abbiano meno carie dei bambini senza.
Come contrastare le Black Stain
Come detto in precedenza le cause di queste placche scure non sono del tutto certe. Si ipotizza sostanze prodotte dai batteri complessate con il ferro presente nel cavo orale. Questo ferro in eccesso, che favorisce la formazione di black stain, sembrerebbe derivare dalla dieta o da integratori o anche da farmaci. Così come da uno squilibrio nel metabolismo del ferro o dal sanguinamento gengivale.
Con la pulizia professionale dell’igienista è possibile rimuovere questo tipo di placca che però tende a ripresentarsi. Come arginare quindi il problema nella quotidianità? Utilizzo di dentifrici che proteggano le gengive dal sanguinamento e prodotti con Lattoferrina.
La lattoferrina è una glicoproteina in grado di chelare gli ioni ferro, cioè di sequestrarli. Ogni molecola di lattoferrina lega due ioni ferro. La lattoferrina è normalmente presente nella saliva dei soggetti sani, in certi casi come durante stati infiammatori o patologici, può diminuire. Di conseguenza ci sarà molto più ferro libero che potrà favorire l’insorgenza di placca da black stain, reagendo con H2S prodotto dai batteri.
Lattoferrina: alcuni dati
La lattoferrina ha attività batteriostatica, battericida e antiinfiammatoria. Infatti inibisce la sintesi di citochine pro-infiammatorie e destabilizza la membrana delle cellule batteriche. Il suo utilizzo potrebbe aiutare a contrastare varie patologie orali come gengiviti, paradontiti, black stain.
Sangermano et al. nel loro articolo espongono il caso di due soggetti affetti da placca black stain, trattati con integratori contenenti lattoferrina, previa pulizia dei denti con igiene professionale. Gli integratori sono stati assunti due volte al giorno per due mesi, dopo igiene orale quotidiana. Secondo gli autori la lattoferrina agisce su due fronti: da un lato sequestra il ferro libero rendendolo meno disponibile per la reazione con H2S e dall’altro inibisce la proliferazione dei batteri anerobi correlati alle placche scure.
Dati gli incoraggianti risultati, il protocollo è stato esteso ad altri quattro pazienti somministrando una pastiglia di integratore ogni sera oppure facendo utilizzare un dentifricio contenente lattoferrina. Viene sottolineata anche l’importanza di far asciugare lo spazzolino all’aria dopo l’utilizzo per non favorire la proliferazione dei batteri. Anche nel secondo caso l’insorgenza delle placche è stata ridotta.
In sintesi, questi risultati sembrano suggerire che l’utilizzo di lattoferrina possa aiutare a contrastare l’insorgenza delle placche da black stain. Sarebbero necessari ulteriori studi per confermare i dati. In presenza di macchie sui denti è bene recarsi da un professionista che sia in grado di riconoscerle e distinguerle, per agire con un approccio mirato che ne limiti l’insorgenza.
Fonti
- Theilade J, Pang KM. Scanning electron microscopy of black stain on human permanent teeth. Scanning Microsc. 1987 Dec;1(4):1983-9.
- Ronay V, Attin T. Black stain – a review. Oral Health Prev Dent. 2011;9(1):37-45.
- Żyła T et al. Black stain and dental caries: a review of the literature. Biomed Res Int. 2015;2015:469392.
- Fusobacterium nucleatum
- Streptococcus mutans
- Actinomyces israelii
- Actinomyces naeslundii
- Mousa HRF et al. The association between black stain and lower risk of dental caries in children: a systematic review and meta-analysis. J Egypt Public Health Assoc. 2022 Jul 30;97(1):13.
- Rosa L et al. Lactoferrin and oral pathologies: a therapeutic treatment. Biochem Cell Biol. 2021 Feb;99(1):81-90.
- Sangermano R et al. The treatment of black stain associated with of iron metabolism disorders with lactoferrin: a litterature search and two case studies. Clin Ter. 2019 Sep-Oct;170(5):e373-e381.
Crediti delle immagini
- Immagine in evidenza: https://www.studiodentisticomedicalcenter.it/macchie-nere-sui-denti/
- Figura 1: https://www.studimazzei.com/denti-macchiati-bambini/
- Figura 2: https://en.wikipedia.org/wiki/Actinomyces
- Figura 3: https://www.elisirlife.it/blog/lattoferrina/
- Figura 4: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32213143/
- Figura 5: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31612196/