Il microbiota dell’Everest: batteri dormienti e turismo di massa

L’impronta batterica del microbiota degli alpinisti sul monte Everest

Il Monte Everest è la vetta più alta del mondo e rappresenta una meta ambiziosa per molti appassionati di alpinismo. Ogni anno, centinaia di scalatori, più o meno esperti, decidono di conquistare la cima della montagna, ma spesso anche solo arrivare vicino alla vetta può essere un’esperienza straordinaria per coloro che decidono di affrontare questa sfida.

Tuttavia, gli scalatori non sono gli unici a lasciare la propria impronta sul Monte Everest. Uno studio recente ha rivelato la presenza di microbi dormienti nel Colle Sud, il punto più basso della cresta che unisce l’Everest e il Lhotse. Secondo gli autori dello studio, questi microrganismi potrebbero essere stati lasciati dagli scalatori che hanno tossito o starnutito ad alta quota.

Il team di ricerca ha analizzato campioni di terreno raccolti al di sopra dei 7.500 metri utilizzando la tecnologia di sequenziamento genetico. Questa tecnologia ha permesso di identificare batteri e funghi isolati dai sedimenti della montagna. Questa è la prima volta che viene identificata la presenza di microbi di origine umana in quest’area così elevata del Monte Everest.

microbiota Everest
Figura 1 – Scalatori – e loro microbiota – sul monte Everest

L’Everest ha un nuovo microbiota

Secondo gli autori dello studio, questi batteri potrebbero essere stati trasportati dalla vento o dagli umani da altitudini meno estreme fino alla sella montuosa del Colle Sud. Tra i microbi ritrovati vi sono anche batteri come lo stafilococco e lo streptococco. Questi batteri sono abituati a vivere nell’ambiente caldo e umido delle nostre gole e narici, e sono incredibilmente riusciti a sopravvivere a condizioni di freddo e siccità estrema dell’Everest. Normalmente, alte concentrazioni di raggi ultravioletti, basse temperature e mancanza di acqua sono tutti fattori che contribuiscono alla morte dei microbi ad elevate altitudini.

Tuttavia, questi microrganismi hanno dimostrato una notevole capacità di adattamento alla vita in ambienti estremi. Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni per la ricerca sulle condizioni ambientali della vita sulla Terra. La ricerca potrebbe inoltre aiutare a capire se esistono limiti alla vita su questo pianeta, o se invece gli esseri viventi sono in grado di adattarsi a qualsiasi condizione ambientale estrema.

La dormienza di questi batteri

Secondo gli autori dello studio, la temperatura dell’aria nel Colle Sud raramente supera i -10 °C, il che fa sì che il ghiaccio non si sciolga facilmente, e che dunque manchi acqua. Questo potrebbe aiutare la crescita dei microbi. Un’altra ipotesi è che i microrganismi si siano mantenuti dormienti in una sorta di “crioconservazione“. Solo il successivo miglioramento delle condizioni ambientali in laboratorio li ha forse fatti resuscitare e crescere.

Non c’è motivo di preoccupazione per questa piccola aggiunta di germi umani all’Everest. Gli autori dello studio evidenziano che con il continuo aumento delle temperature nella cima più alta del mondo, potrebbe essere che degli organismi attualmente dormienti si riattivino in futuro, con il mitigarsi delle condizioni meteo. Questo potrebbe avere importanti implicazioni per la ricerca sulla vita extraterrestre, in quanto potrebbe aiutare a capire meglio come la vita può adattarsi a condizioni estreme e inospitali.

Un turismo pericoloso

Inoltre, la scoperta di questi microbi potrebbe avere importanti implicazioni per la salute umana. Molti batteri sono in grado di adattarsi a condizioni estreme e potrebbero diventare resistenti ai farmaci utilizzati per curare le infezioni. Con l’aumento del turismo di massa sull’Everest, il rischio di diffusione di malattie tra gli scalatori potrebbe aumentare. Gli autori dello studio sottolineano quindi l’importanza di regolamentare il turismo sull’Everest per proteggere la salute degli scalatori e l’ambiente.

In conclusione, la scoperta di microbi dormienti nell’Everest rappresenta un’importante scoperta scientifica che potrebbe avere importanti implicazioni per la ricerca sulla vita extraterrestre, sulla salute umana e sull’impatto del turismo di massa sull’ambiente. Gli scienziati sottolineano l’importanza di continuare a studiare questi microrganismi per capire meglio come la vita può adattarsi a condizioni estreme e inospitali e per proteggere la salute degli scalatori e l’ambiente sull’Everest.

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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