Alzheimer e Digiuno intermittente, possibile freno della malattia

L’interessante studio condotto dall’Università della California di San Diego esplora l’efficacia del digiuno intermittente nel rallentare i sintomi dell’Alzheimer, sottolineando in particolare come l’alimentazione a orari limitati possa influenzare positivamente la memoria e ridurre gli accumuli di amiloide nel cervello. Ecco un riepilogo degli aspetti salienti dello studio e delle implicazioni per la salute:

Alzheimer e Digiuno intermittente, possibile freno della malattia

Come il Digiuno Intermittente Incide sull’Alzheimer

  • Miglioramento della Memoria e Riduzione dell’Amiloide: L’esperimento ha mostrato che i topi soggetti a digiuno intermittente esibivano una memoria migliorata e una riduzione sia della formazione che dell’accumulo delle placche amiloidi nel cervello.
  • Modulazione del Ritmo Circadiano: I risultati suggeriscono che il digiuno intermittente può sincronizzare gli orologi biologici, migliorando il ritmo circadiano e di conseguenza la qualità del sonno e le funzioni cognitive.

Meccanismo Sottostante

  • Regolazione Genica: Il digiuno ha indotto cambiamenti nell’espressione di decine di geni associati all’Alzheimer, influenzando direttamente i meccanismi biologici legati alla progressione della malattia.
  • Miglioramento Complessivo delle Funzioni Cerebrali: Oltre alla riduzione delle placche, il digiuno ha migliorato il ritmo circadiano dei topi, che è spesso compromesso in chi soffre di Alzheimer.

Implicazioni per la Prevenzione e il Trattamento

  • Potenziale Terapeutico: Questi risultati aprono nuove prospettive sul potenziale del digiuno intermittente come intervento non farmacologico per rallentare la progressione dell’Alzheimer.
  • Facilità di Integrazione: Secondo Paula Desplats, questa strategia alimentare può essere facilmente adottata dalle persone nella loro routine quotidiana.

Considerazioni Pratiche

  • Digiuno Circadiano: Il tipo specifico di digiuno studiato implica mangiare in una finestra di 10 ore e digiunare per le restanti 14 ore del giorno, preferibilmente allineando l’assunzione di cibo al ciclo naturale di luce e buio per massimizzare i benefici sul ritmo circadiano.

Prossimi Passi

  • Ricerche Future: Ulteriori studi sono necessari per validare questi risultati negli esseri umani e per esplorare come il digiuno intermittente possa essere ottimizzato come trattamento per l’Alzheimer.
  • Applicazioni Cliniche: Confermare questi effetti nel contesto umano potrebbe portare all’integrazione del digiuno intermittente nelle strategie terapeutiche contro l’Alzheimer, offrendo una nuova via per il trattamento e forse la prevenzione.

In conclusione, questo studio sottolinea l’importanza di ulteriori ricerche sull’interazione tra dieta, ritmo circadiano e neurodegenerazione, e suggerisce che il digiuno intermittente potrebbe avere benefici significativi per i pazienti con Alzheimer, influenzando direttamente la progressione della malattia e migliorando la qualità della vita.

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Nazzareno Silvestri

Sono Nazzareno, scrivo da Messina. Il mio amore per la divulgazione scientifica nasce tanti anni fa, e si concretizza nel pieno delle sue energie oggi, per Microbiologia Italia. Ho diverse passioni: dalla scienza al fitness. Spero che il mio contributo possa essere significativo per ogni lettore e lettrice, tra una pausa e l'altra.

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