Tempo di influenze, ma non tutti i virus sono uguali
Le sindromi influenzali possono essere causate da più di duecento tipi diversi di virus, alcune possono avere manifestazioni di carattere intestinale, a causa dell’irritazione e dell’infiammazione che colpisce prevalentemente stomaco e intestino. Questi tipi di disturbi causano dolori e crampi addominali, nausea, diarrea, vomito. I sintomi spesso sono accompagnati anche con febbre lieve, mal di testa e dolori articolari; in media per un paio di giorni fino a una settimana, con casi limite fino a dieci. Tra i virus delle sindromi influenzali alcuni danno origine a sintomatologia più di tipo respiratorio, come i rinovirus, il virus respiratorio sinciziale e i coronavirus, altri invece portano a manifestazioni più intestinali, come gli adenovirus, norovirus, enterovirus e rotavirus. A parte per i rotavirus, per i quali c’è la possibilità di fare diagnostica rintracciando la presenza degli antigeni virali nelle feci, per gli altri tipi di virus nella pratica medica quotidiana non ci sono test diagnostici applicabili per definire il virus responsabile. Il che significa molto spesso che le manifestazioni intestinali rimangono senza diagnosi. In realtà questo non è un problema nella maggior parte dei casi, perché siamo di fronte a forme acute, di breve durata, che vanno incontro a risoluzione da sole, senza utilizzo di antivirali. Nello specifico il rotavirus è presente nell’ambiente in 6 diverse specie ed è la causa più comune di gastroenteriti virali fra i neonati e i bambini al di sotto dei 5 anni. In particolare, nei bambini molto piccoli (tra i 6 e i 24 mesi) il virus può causare una diarrea severa e disidratazione. Il virus esiste in diverse forme, ma l’infezione è pericolosa solo quando provocata dai rotavirus A (e in misura minore da quelli B e C). L’aver contratto il virus una volta non dà immunità sufficiente, anche se le infezioni che si contraggono negli anni successivi e in età adulta tendono a presentarsi in forma più leggera. Ad esempio, i norovirus, oltre a essere particolarmente resistenti e persistenti nell’ambiente, sono anche altamente contagiosi e infettivi. Poche particelle virali sono sufficienti per dare origine all’infezione sfruttando diverse vie di trasmissione: aerosol e via orofecale o anche per contatto con superfici infette, cibi o acqua contaminati. Caratteristiche simili hanno gli adenovirus : una stretta di mano o un colpo di tosse bastano per saltare da persona a persona.
Cosa mangio?
Evitare le bevande alcoliche, disidratanti, e quelle contenenti caffeina (come caffè, tè, bibite a base di cola) perché irritanti per l’intestino, peggiorano la situazione. In generale è meglio lasciar perdere anche le bevande gasate e bere acqua oligominerale naturale, magari con l’aggiunta di un po’ di zucchero e succo di limone. Ulteriore accorgimento: bere frequentemente e a piccoli sorsi. Un bicchierone d’acqua assunto tutto d’un fiato finisce con il dilatare le pareti dell’intestino, il quale reagisce espellendo ciò che non riesce ad assorbire. Al contrario, piccole quantità di liquidi, anche se frequenti, lasciano il tempo di assorbirle alla mucosa intestinale.
- Vanno bene: pane bianco tostato, pane bianco senza mollica, fette biscottate – pasta da farina bianca 00, riso, semolino – carni magre (manzo, pollame) – pesce lesso o ai ferri – formaggi freschi, non fermentati (crescenza, mozzarella, robiola) – uova in camicia o sode – bresaola, prosciutto sgrassato (cotto o crudo) – carote, lattuga, patate, spinaci (meglio verdure cotte) – albicocche, ananas, banana, limone, mele, pesche, pompelmo. sconsigliati, in generale tutti gli alimenti ricchi di fibre vegetali grezze e di scorie, in quanto accelerano il transito e lo svuotamento intestinale.
- Da evitare: – pane integrale, mollica di pane bianco – alimenti a base di farine integrali – ortaggi e verdure crudi: broccoli, carciofi, cavoli, ceci, cime di rapa, cipolla, fagioli, fave, lenticchie, piselli, ravanelli, sedano – formaggi fermentati – salumi piccanti e insaccati – lardo, pancetta, strutto – uova fritte e fritture in genere – cibi a base di salse piccanti, mostarda, senape, spezie – avocado, cachi, cocco, datteri, fragole, fichi, frutta secca, lamponi, mandorle, more, nocciole, noci, pinoli, pere, prugne, ribes, uva – dolciumi troppo elaborati a base di creme, e cioccolato.
Cosa si può fare per prevenire?
Le modalità di trasmissione dei virus indirizzano il contagio dove ci sono comunità di persone a stretto e continuo contatto: asili, scuole, luoghi pubblici, posti di lavoro. Il principale strumento di prevenzione rimane il rispetto delle norme igieniche personali. Quali sono? Lavaggio delle mani, sempre prima di mangiare e di preparare il cibo evitare di maneggiare cibi destinati ad altre persone quando si è malati; attenzione all’igiene dell’ambiente e delle persone. Quando le misure di precauzione falliscono e si incorre in gastroenteriti o disturbi di questo genere, la terapia è limitata al solo aspetto sintomatico. Usare il paracetamolo se è presente febbre e in alcune circostanze anche la somministrazione di probiotici può essere di supporto alla risoluzione. Non dimenticare l’importanza di rimanere idratati, assumendo liquidi per combattere il rischio di incorrere in disidratazione. Non sono utili gli antibiotici, parlando di infezioni virali, ma nel caso i disturbi dovessero persistere per più giorni si può ricorrere ad essi poichè sarebbe lecito sospettare un’infezione batterica.
fonte: wired.it
Alessandro Scollato