Anche i Neanderthal si ammalavano… e si curavano!

È nato prima l’uomo o spazzolino e dentifricio? Sicuramente l’uomo (per fortuna, aggiungerei)!

Al giorno d’oggi siamo spesso bombardati da pubblicità su spazzolini e dentifrici, che cercano di spingerci verso l’uno o l’altro, a seconda del risultato che vogliamo ottenere per la nostra igiene orale. Su una cosa siamo tutti d’accordo: cioè che questa sia importantissima e da non sottovalutare!

La storia, però, ci insegna che questa non fosse sempre praticata. Una dimostrazione viene dal paleolitico (in un periodo compreso tra i 200000 e i 40000 anni fa), periodo nel quale viveva anche un nostro antenato: l’uomo di Neanderthal.
I resti di tre specie, ritrovati in Spagna e in Belgio, sono stati un utile punto di partenza per poter comprendere al meglio la dieta di questi individui, ma anche, e soprattutto, gli agenti patogeni di cui erano vittime.

Di questo si è occupato recentemente un team di microbiologi della University of Adelaide con uno studio pubblicato su Nature.
Per prima cosa, gli studiosi si sono soffermati sull’alimentazione: attraverso l’analisi del materiale genetico estratto dai resti dentali hanno scoperto come i Neanderthal del Belgio si nutrissero di carne (rinoceronti lanosi e ovini selvatici) e, al contrario, quelli spagnoli fossero vegani (consumando prevalentemente mischio, pinoli e funghi).

Ma la scoperta più interessante è, senza dubbio, quella inerente al microbioma, o più precisamente i batteri riscontrati a livello del sedimento dentale. Fra questi sono degni di nota una sottospecie di Methanobrevibacter oralis, (figura 1) causa di quello che oggi chiamiamo ascesso dentale, e l’Enterocytozoon bieneusi (figura 2), causa di vomito e diarrea.
Insomma, cambia l’era ma non le patologie!

 

Figura 1: Methanobrevibacter oralis
Figura 2: Enterocytozoon bieneusi

Non solo, sempre tra i residui dentali, sono anche state trovate tracce di materiale vegetale contenente Penicillium rubens, oggi conosciuto poiché facente parte di quella famiglia di sostanze che troviamo in antibiotici beta-lattamici (le penicilline appunto); o anche tracce di materiale legnoso contenente acido acetilsalicico (oggi usato come principio attivo della comune aspirina).

Non si tratta del primo studio in merito a questo: la placca dentaria è stata da sempre un elemento di grande interesse per poter ricostruire la vita nella preistoria, partendo proprio dalle abitudini alimentari. Addirittura, studi simili vennero condotti già negli anni Ottanta del Novecento e il pioniere fu Keith Dobney.

La nuova ricerca ha, però, delle differenze: ad esempio, si è notato come il microbioma sia differente tra i carnivori e i vegani, e che sia anche differente rispetto a quello degli uomini moderni.

Al giorno d’oggi, lo studio del microbioma sta diventando sempre più importante, ma è anche uno studio difficoltoso. Le maggiori problematiche stanno nel fatto che è impossibile fare uno studio univoco, poiché questo ci costringerebbe a far seguire a migliaia di persone la stessa dieta per mesi. Se questo è impossibile per l’uomo moderno, non si può dire la stessa cosa per il Neanderthal, che ci potrebbe aiutare a comprendere cosa abbia influenzato il cambiamento del microbioma nel tempo, portando all’insorgenza di nuove patologie come obesità e diabete (frutto probabilmente proprio della nuova, scorretta, alimentazione), così come anche l’evoluzione della specie. Questo è possibile perché i Neanderthal vivevano in un preciso territorio in maniera stabile, cibandosi di quello che il luogo metteva a disposizione. Per cui lo studio del microbioma è notevolmente facilitata!

Un altro punto interessante della ricerca riguarda un batterio precedentemente citato, il Methanobrevibacter. Sequenziando il suo genoma (uno dei più antichi finora sequenziato) è emerso che questo ceppo sia comparso circa 125000 anni fa, proprio nel momento in cui la storia ci dice che avvennero i primi incroci tra Homo sapiens e Neanderthal. Si tratta di un batterio che si trasmette tramite la saliva. Chissà se già i nostri antenati non avessero imparato a baciarsi?!

Infatti il meccanismo più semplice per il passaggio del batterio è sicuramente un rapporto intimo tra individui, che si può esplicare non solo nell’atto del baciarsi, ma anche più semplicemente nella condivisione del cibo.

Questo studio è un’ulteriore prova della somiglianza tra ominidi e uomo moderno!

 

Emanuela Pasculli

Fonte:

  • National Geographic
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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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