Batteri luminescenti utilizzati per individuare mine antiuomo fino a 100 metri

I ricercatori hanno rilevato a distanza mine sepolte, usando batteri fluorescenti contenuti in perline polimeriche, illuminati da un sistema di scansione laser.

Il team di ricercatori del professor Shimshon Belkin presso la Hebrew University di Gerusalemme ha testato con successo una tecnologia che, utilizzando batteri fluorescenti e laser, potrebbe diventare un sistema più sicuro per rilevare le mine sepolte. Il normale sgombero, infatti, è tipicamente pericoloso, laborioso e costoso.

Il team ha testato l’individuazione delle mine utilizzando batteri geneticamente modificati per emetter un segnale fluorescente quando le mine – spesso realizzate in plastica – sono vicine, per poi essere rilevate con un laser.

Sulla rivista Nature Biotechnology, i ricercatori affermano che il loro approccio si basa sulle piccole quantità di vapori emessi dagli esplosivi nelle mine. È stato riconosciuto che alcune piante reagiscono a quei vapori, e la ricerca ha utilizzato batteri modificati che essenzialmente emettono luce quando entrano in contatto con il vapore degli esplosivi. Racchiusi in perline di polimero sparsi sul campo minato sospetto, questi batteri fluorescenti vengono poi rilevati da un sistema laser che i ricercatori suggeriscono potrebbe essere montato su un veicolo – tra cui i droni.

 

Il sistema è stato testato con successo in un campo di mine reali, scansionando il terreno ad un tasso di circa 18 centimetri al secondo – una velocità che i ricercatori sperano di poter aumentare.

La squadra di Belkin non è stata la prima a sviluppare batteri che emettono luce in presenza di vapori esplosivi (risultati simili sono stati ottenuti da un team presso l’Università di Edimburgo nel 2009), ma sembra essere la prima ad aver messo a punto un sistema di rilevazione potenzialmente funzionante utilizzando questa tecnologia.

I nostri dati sul campo mostrano che i biosensori progettati possono essere utili per rilevare le mine – ha affermato Belkin. Tuttavia, la tecnologia dovrebbe essere ulteriormente sviluppataAffinché ciò sia possibile, numerose sfide devono essere superate, come migliorare la sensibilità e la stabilità dei batteri sensori, migliorando la velocità di scansione per coprire grandi aree, e rendendo il dispositivo di scansione più compatto, in modo che possa essere utilizzato a bordo di drone”.

 

Salvatore Gemmellaro

Fonte: The GuardianScience DailyTelegraph; Nature

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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