Neisseria meningitidis
(meningococco) è un batterio temuto per decenni in campo medico a causa della sua significativa morbilità e mortalità nei bambini e nei giovani adulti in tutto il mondo, in quanto causa della meningite epidemica o sporadica. Si tratta un diplococco gram-negativo β proteobacterium aerobico, rapido e incapsulato, membro della famiglia batterica delle Neisseriaceae. Recenti studi dimostrano che circa il 15% della popolazione è portatore asintomatico di questo germe, che rimane comunque vitale e pronto ad attivarsi e manifestarsi come malattia nel momento giusto.
La classificazione fenotipica dei meningococchi è basata sulle differenze strutturali del polisaccaride capsulare, dei liposoligosaccharidi (LOS) e delle proteine della membrana esterna; inoltre grazie agli ultimi dati sperimentali è possibile eseguire una classificazione sulla base della tipizzazione delle sequenze genomiche (ST). Il profilo epidemiologico di N. meningitidis è variabile in diverse popolazioni e in base all’espressione di alcuni polisaccaridi capsulari si distinguono i sierogruppi A, B, C, W-135, Y e X. In Italia, il meningococco C è il sierotipo più aggressivo che si presenta più frequentemente, insieme al ceppo B.
La specie umana è l’unico ospite naturale del meningococco. Questo batterio ha evoluto più meccanismi per potersi trasmettere, per adattarsi e per colonizzare prevalentemente superfici mucose del tratto respiratorio superiore umano. N. meningitidis colonizza le superfici della mucosa usando un processo multifattoriale che coinvolge pili, motilità di torsione e proteine superficiali; va inoltre sottolineato che alcuni gruppi clonali hanno una maggiore capacità di accedere al sangue, evitano le risposte immunitarie innate, si moltiplicano e causano malattie sistemiche.
L’infezione da meningococco è un problema globale, ma non uniforme, che si verifica come sporadica, iper-sporadica e epidemica. Ci sono circa 1,2 milioni di casi di infezione da meningococco all’anno con un numero di morti di circa 135.000 in tutto il mondo. I modelli delle malattie variano notevolmente nel tempo e tra aree geografiche, gruppi di età e sierogruppi batterici.
Riconosciuti i sintomi dopo il consulto del medico, la chemioprofilassi si basa sulla somministrazione di in grado di antibiotici capaci di agire attivamente contro il meningococco. I farmaci più utilizzati sono la rifampicina, la ciprofloxacina e il ceftriaxone.
La profilassi specifica viene invece eseguita mediante la somministrazione di un vaccino al fine di attivare il sistema immunitario contro il meningococco. Il vaccino non è obbligatorio, ma è vivamente consigliato alle reclute, a chi viaggia in aree ad alto rischio d’infezione e al personale sanitario. In particolare, ai pazienti con età compresa tra gli 11 e i 55 anni è consigliato il vaccino tetravalente coniugato che contiene meningococco di tipo C, A, Y e W-135. Una domanda sorge allora spontanea: qual è la reale durata dell’immunità conferita dal vaccino? La mutabilità del batterio ha creato non pochi problemi soprattutto nelle aree più povere del mondo, aree in cui si è sviluppato il meningococco N. meningitis di tipo B, mettendo alla prova i ricercatori già all’opera per la sperimentazione di un vaccino che possa avere ottimi risultati contro questo nuovo sierotipo.
Alice Marcantonio
fonte: “Neisseria meningitidis” Rev Med Inst Mex Seguro Soc. 2017 May-Jun;55(3):388-393.