La placenta è un ambiente sterile?

Introduzione

Il microbioma è l’insieme dei batteri che popolano tutto il nostro organismo senza causare alcun tipo di patologia. Il suo studio è da sempre al centro della ricerca. Ad oggi, infatti, sono numerosi gli studi volti ad individuare tracce di DNA batterico in luoghi del nostro organismo considerati, per lungo tempo, sterili (ad esempio, la placenta). Non sempre però i risultati sono frutto di reale presenza di microbioma, talvolta si può trattare anche e più semplicemente di contaminazioni.

La placenta è un ambiente sterile?

All’inizio del Novecento la risposta a questa domanda sembrava abbastanza scontata: si riteneva che i bambini incontrassero, per la prima volta, i microbi alla nascita. Per tale motivo la placenta (Figura 1) è stata considerata un ambiente sterile.

Feto nella placenta
Figura 1: Feto nella placenta

Questo però non ha convinto del tutto i ricercatori, poiché, in questo modo non si riuscivano a spiegare alcune condizioni, come la preeclampsia (condizione che si potrebbe manifestare in una donna gravida con sintomi quali aumento della pressione arteriosa e proteinuria) e/o il parto pretermine.

Questo ha dato origine ad una diatriba scientifica che non si è ancora del tutto conclusa.

Lo studio del 2014

La prima smentita alla teoria della sterilità della placenta risale al 2014, grazie allo studio condotto dal team della ricercatrice Kjersti Aagaard, che opera presso il Baylor College of Medicine di Houston (USA).

Lo studio è partito dall’idea secondo cui i neonati abbiano, già alla nascita, un microbiota più o meno sviluppato. Da qui, quindi, l’idea di studiare l’ambiente intrauterino in cui il feto si sviluppa.

I ricercatori hanno analizzato porzioni di placenta, prelevate in condizioni sterili, provenienti da 320 donne. L’analisi metagenomica del DNA estratto dalla placenta ha rivelato quello che è stato definito come “microbioma placentare”, caratterizzato da batteri commensali appartenenti ai seguenti phyla: Firmicutes, Tenericutes, Proteobacteria, Bacteroidetes e Fusobacteria.

In più il confronto del microbioma della placenta con il microbioma di differenti aree del corpo umano (orale, cutaneo, nasale, vaginale, intestinale) di soggetti non gravidi ha evidenziato una somiglianza tra microbioma placentare e microbioma orale.

Questo studio ha però dei limiti: nella maggior parte dei casi, il microbioma placentare si è riscontrato in donne che avevano avuto infezioni del tratto urinario nel primo trimestre di gravidanza o che erano andate incontro a parto pretermine.

Lo studio del 2019

I dati ottenuti dal team di ricerca di Kjersti Aagaard sono stati ribaltati da uno studio recentissimo, condotto dal team di ricerca di Julian Parkhill presso l’Università di Cambridge.

Questo team ha eseguito i suoi esperimenti su campioni di placenta provenienti da 578 donne. Inoltre, in alcuni di questi campioni, è stato, volontariamente, inserito DNA proveniente da batteri che normalmente non si trovano nell’uomo, poiché non infettano gli animali a sangue caldo.

L’analisi metagenomica dei campioni prelevati ha mostrato altri tipi di batteri, ma in quantità così esigua da non poter costituire, effettivamente, secondo Parkhill, una colonia stabilmente presente nella placenta umana.

In alcuni campioni è stato riscontrato il DNA di Escherichia coli (Figura 2) e, una volta, analizzato questo è risultato uguale in tutti i campioni in cui è stato riscontrato. Secondo Parkhill questo è abbastanza improbabile, in quanto si trattava di campioni provenienti da ben 100 donne differenti.

Figura 2: immagine rappresentante Escherichia coli

Questo ha portato a pensare che più che di microbioma placentare si dovesse parlare di contaminazione. Questa potrebbe derivare dai kit utilizzati per l’estrazione del DNA dai campioni placentari, o anche, probabilmente, dalle macchine con cui questo viene analizzato e sequenziato.

In una percentuale molto piccola di campioni, circa il 5%, è stato riscontrato il batterio Streptococcus agalactiae (Figura 3) che può passare dalla madre al bambino durante il parto ed è alla base di gravi infezioni neonatali.

Mentre gli altri batteri riscontrati sono attribuibili al microbioma vaginale, poiché evidenziati, nella maggior parte dei casi, in campioni di placenta prelevati dalle donne che avevano avuto un parto naturale rispetto a quelle che avevano subito un taglio cesareo.

Figura 3: immagine rappresentante Streptoccocus agalactiae

Una domanda ancora senza risposta

Nonostante i recentissimi risultati ottenuti, alcuni ricercatori sono ancora scettici, come la stessa Aagaard. Questo è dovuto al fatto che non si è ancora data risposta ad un’altra domanda: quando si sviluppa il microbiota del neonato? Ad oggi l’ipotesi più accreditata è che il feto acquisisca il microbiota nel passaggio lungo il canale della nascita, durante il parto.

Emanuela Pasculli

Fonti

  • Focus
  • www.nature.com
  • www.theatlantic.com
  • www.newscientist.com
  • www.ncbi.nlm.nih.gov
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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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