Sicuramente avrete sentito parlare del Titanic, il celeberrimo transatlantico britannico naufragato durante il suo viaggio inaugurale nelle prime ore del 15 aprile 1912, per collisione con un iceberg al largo di Terranova (Fig.1).
Meno probabilmente sarete a conoscenza del batterio responsabile del suo inevitabile deterioramento, l’Halomonas titanicae.
Una nuova conoscenza: Halomonas titanicae
Un gruppo di ricercatori guidato dalla microbiologa Cristina Sànchez-Porro, dell’Università di Siviglia, ha pubblicato nel 2010 un articolo sulla rivista scientifica “International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology” incentrato sulla scoperta di un nuovo ceppo batterico, individuato sulla superficie di uno specifico campione proveniente dal relitto del Titanic.
In particolare, ad attirare l’attenzione degli scienziati, è stata una peculiare ed atipica formazione di ruggine denominata “rusticle” che ricopre interamente i resti del transatlantico, simile ad una piccola stalattite (Fig.2).
Grazie allo studio comparato di DNA ed rRNA batterici provenienti da diversi ceppi, si è cercato di ricostruire l’eredità genetica di questo batterio, ritrovando grande somiglianza con il genere Halomonas.
Sulla base di dati fenotipici, chemotassonomici e filogenetici si è potuto affermare che il batterio in questione rappresenta effettivamente una nuova specie, alla quale è stato opportunamente dato il nome distintivo “Titanicae“.
Una dieta ferrea
Se volessimo dare una precisa descrizione microbiologica dell’Halomonas Titanicae, lo potremmo definire come un batterio Gram-negativo, eterotrofo ed aerobio, caratterizzato da flagello che gli permette una certa motilità. La colonia cresce in modo ottimale ad una temperatura compresa tra i 30 e i 37 °C e con un pH compreso tra 7.0 e 7.5, in presenza di un 2-8% (w/v) di NaCl.
Ma ciò che rende particolarmente interessante Halomonas titanicae è la sua dieta, composta prevalentemente da ossido di ferro. In parole povere, ruggine.
Un batterio eco-friendly
L’importanza alla base di questa scoperta sta nell’utilità che il batterio potrebbe potenzialmente avere sia da un punto di vista ambientale che puramente economico.
Infatti, se da un lato si rivelerebbe incredibilmente utile nei processi di eliminazione di vecchi relitti e piattaforme petrolifere in disuso, come unico metodo o in associazione con altre soluzioni, dall’altro la sua conoscenza potrebbe rivelarsi fondamentale per lo sviluppo di vernici e prodotti protettivi.
L’utilizzo di un rivestimento che eviti o limiti l’usura e il comparire della ruggine, in special modo su attrezzature o parti meccaniche che si trovano in acqua, porterebbe ad un eccezionale risparmio di tempo e denaro, in quanto comporterebbe un contenimento dei costi di manutenzione e di sostituzione delle parti strumentali.
Si ringrazia la Dottoressa Daphne Romani, autrice del presente articolo, per la Sua disponibilità.
Fonti
- Cristina Sànchez-Porro, Bhavleen Kaur, Henrietta Mann and Antonio Ventosa. Halomonast itanicae sp. nov., a halophilic bacterium isolated from the RMS Titanic. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology (2010), 60, 2768–2774.
- https://www.livescience.com/9079-species-rust-eating-bacteria-destroying-titanic.html
- https://en.wikipedia.org/wiki/RMS_Titanic
Crediti per le immagini
Figura 1 ed immagine in evidenza:
Figura 2: