Vacanze al mare: linee guida per un’estate in salute (parte I)

Alcune località balneari possono potenzialmente esporci a rischi microbiologici

Stagione estiva quasi sempre è sinonimo di vacanze al mare: spiaggia, relax, sole e tintarella. Per trascorrere tranquille e rilassanti giornate di ferie è necessario attenersi anche a comportamenti consapevoli e sicuri per evitare di esporsi inconsapevolmente a rischi per la salute.

In particolare, per quanto concerne l’esposizione a pericoli microbiologici in spiaggia, bisogna considerare la qualità delle acque, la presenza di microrganismi acquatici potenzialmente dannosi, la qualità della sabbia e l’inquinamento della zona, parametri facilmente gestibili con una preventiva valutazione e semplici accorgimenti pratici.

Innanzitutto la scelta dovrebbe ricadere su litorali con ridotto rischio di inquinamento delle acque, inquinamento che potrebbe esporre gli utenti a infezioni da parte di microrganismi patogeni. I microrganismi associati a questo tipo di inquinamento, rappresentati principalmente da enterococchi, possono essere presenti nei siti adiacenti a luoghi di deflusso delle acque reflue oppure derivare da sversamenti da industrie chimiche, lattiero-casearie e coltivazioni. Acque di questo tipo possono costituire un pericolo soprattutto per quella parte della popolazione costituita da anziani e bambini che, a causa del debole sistema immunitario, sono soggetti con maggiore probabilità ad infezioni in seguito al contatto con acque non depurate. Nella gran parte dei casi questo tipo di infezioni sono fastidiose, ma non sono gravi e sono quindi prive di effetti a lungo termine per la salute. Esse sono contratte in seguito all’immersione in acque inquinate, ma raramente possono derivare anche dall’ingestione di cibi mal conservati sulla spiaggia. Generalmente si tratta di patologie di natura gastro-enterica accompagnate da sintomi quali nausea, vomito, diarrea, dolori allo stomaco e alla testa e spesso anche febbre.

Un altro fattore da considerare è la qualità della sabbia, nella quale sono stati isolati batteri, virus, funghi e parassiti. Diversi fattori possono incidere sulla loro sopravvivenza tra i quali l’inquinamento, l’affollamento della spiaggia, la natura della sabbia e la presenza di animali che possono contribuire a renderla un deposito o un vettore di infezione. Ad oggi è stato dimostrato che il principale rischio microbiologico riconosciuto nella sabbia deriva dal contatto con le feci di animali, soprattutto cani, per cui lo stato della pulizia e l’applicazione delle norme igieniche possono scongiurare questo tipo di infezioni.

In generale, per limitare l’esposizione a rischi microbiologici al mare, è opportuno selezionare come meta estiva aree costiere monitorate e salvaguardate dagli enti preposti (autorità di bacino, Regioni, Enti Locali); quando non è possibile o ci si trova all’estero, è preferibile optare per spiagge in cui vi sia un buon ricambio delle acque marine, evitando baie o insenature soprattutto se turistiche e molto frequentate, scartando le zone nelle cui vicinanze siano presenti tubi per la raccolta delle acque piovane. Nel dubbio, è consigliabile nuotare senza immergere la testa.

Roberta Ranieri

Sitografia:

www.who.int

www.legambiente.it

www.epa.gov

Immagine in evidenza: “Dyson College Institute for Sustainability and the Environment”

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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