Le mamme dei delfini usano il “baby talk” per comunicare con i loro piccoli.

Famiglia di Delfini
Figura 1 – Famiglia di Delfini

Introduzione:

Che cosa si intende per “baby talk”?

I genitori di tutto il mondo interagiscono con i loro bambini modificando il proprio modo di parlare, utilizzando toni più acuti e grotteschi, tale forma di “linguaggio-non linguaggio” prende il nome di “baby talk” o “motherese” (tradotto in italiano come “maternese”). Questo modo esagerato di parlare, che utilizziamo anche con i nostri animali domestici, si è sviluppato al fine di aiutare i bambini a legare con i propri genitori ed imparare a distinguere le sillabe dalle parole. Uno studio recente ha messo però in luce la possibilità che tale forma di comportamento non sia esclusiva della specie umana ma che si possa essere sviluppata anche in altri animali, come per l’appunto i delfini.

Il cervello e le capacità cognitive nei delfini

Per valutare la potenzialità cerebrale di un essere non bisogna soffermarsi soltanto sulla massa del cervello in sé, ma piuttosto sul rapporto che intercorre tra massa cerebrale e massa corporea complessiva. L’uomo possiede sicuramente la massa encefalica più sviluppata, circa il 2,1% del suo peso è rappresentato dal cervello. Le specie che più gli si avvicinano sono il delfino (1,2%) e lo scimpanzè (0,7%). Il cervello del delfino è però da certi punti di vista il più potente. Innanzitutto perché il 98% di esso è composto da neocortex (cioè la parte del cervello evolutivamente più recente, adibita alle funzioni superiori), mentre nell’uomo questo valore è inferiore al 96%. Inoltre la superficie totale della corteccia risulta essere maggiore di quella dell’uomo (nel delfino è di 3745 cm2 mentre quella umana è di 2275 cm2). Ciononostante il volume risulta maggiore nell’uomo poiché la corteccia è più spessa. Tutte queste caratteristiche sono coerenti con le osservazioni degli studi comportamentali, basti pensare al fatto che i delfini possiedano un sistema di comunicazione complesso, basato su fischi e click, grazie al quale è possibile distinguere ogni singolo individuo (ognuno ha una propria “impronte vocale” che lo rende unico).

Confronto tra il cervello dei Delfini e quello Umano
Figura 2 – Confronto tra il cervello dei Delfini e quello Umano

La scoperta del baby talk nei Delfini:

Tornando al “maternese”, uno studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), afferma che le madri dei tursiopi (una delle specie più comuni di delfino) aumentano il tono dei loro fischi quando comunicano con i loro piccoli. Si è trattato del primo caso in cui si osserva questo genere di comportamento al di fuori dell’uomo. Gli scienziati del Sarasota Dolphin Research Program della Florida hanno registrato per decenni i fischi delle femmine adulte e dei loro cuccioli nell’omonima baia, costruendo così un ampio database dal quale attingere. Grazie a queste registrazioni si è ipotizzata la possibilità del fenomeno del “baby talk” in questa specie, così sono stati fatti degli approfondimenti.

Lo studio sul campo:

Durante i test sono state selezionate delle coppie madre-cucciolo conosciute, e radunate tutte insieme in zone poco profonde attraverso l’ausilio di imbracature e gabbie, in modo da tenerle a stretto contatto. I piccoli solitamente restano con le loro madri dai 2 ai 6 anni, in questo caso specifico avevano tutti due anni. Mentre valutavano la salute degli animali, gli scienziati registravano anche i loro fischi ininterrotti, attraverso degli speciali dispositivi. Questi si attaccavano con delle ventose sulla protuberanza della fronte dell’esemplare. Laela Sayigh, biologa presso la Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), nonché autrice principale dello studio, afferma gli esemplari risultano rimanere in contatto il 100% delle volte. “Non abbiamo idea di cosa stiano comunicando, ma probabilmente è, ‘Sono qui. Sono qui’”.

L’analisi dei dati raccolti:

Nel mentre dal database dei fischi dei delfini sono state selezionate 19 femmine registrate tra il 1984 e il 2018, sia con un piccolo che senza. A questo punto sono stati scelti casualmente 20 fischi da studiare. Gli spettrogrammi (rappresentazioni visive dei suoni) mostravano il contorno e la larghezza di banda del fischio di ogni animale. Si è potuto così osservare che tutte e 19 le madri emettevano fischi con una frequenza più alta quando erano in presenza dei loro piccoli rispetto a quando erano sole. Inoltre emettevano frequenze minime leggermente inferiori solo quando erano con i loro cuccioli. Questi modelli hanno prodotto una larghezza di banda complessivamente maggiore, rispecchiando i modelli osservati nel “maternese” umano. “Era molto simile a quello che fanno le madri umane quando parlano con voce acuta ai loro bambini” conferma Sayigh, mettendo luce su un metodo di apprendimento focalizzato sull’attenzione del piccolo nei confronti delle diverse tipologie di segnali.

Conclusioni e implicazioni sull’uso dei baby talk da parte delle mamme delfino:

Anche se il “baby talk” ha in qualche modo uno scopo diverso nei delfini piuttosto che negli uomini, il lavoro potrebbe comunque avere importanti implicazioni per comprendere l’evoluzione del linguaggio negli esseri umani. Ad affermarlo è Karl Berg, ecologista comportamentale presso l’università del Texas, non coinvolto nello studio. Trovare questo tipo di convergenza evolutiva (lo sviluppo di caratteristiche simili in specie diverse, con un percorso evolutivo distante, ma che alla fine abbiano uno scopo analogo) dovrebbe aiutare gli scienziati a cercare di comprendere le origini evolutive dell’apprendimento vocale (una parte fondamentale del linguaggio). Questo lavoro potrebbe anche ispirare altri a cercare il “maternese” in altre specie potenzialmente in grado di applicarlo, come pappagalli e foche. “Qualsiasi specie che possieda apprendimento vocale e legami sociali sostanziali tra genitori e prole potrebbe dimostrarlo”, conclude Berg. Che la ricerca abbia inizio.

Fonti:

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Simone Ciuffreda

Sono Laureato in Scienze Biologiche all'università Roma Tre (Marzo 2020), ho lavorato e collaborato per quattro anni (2017-2021) con il WWF presso le Oasi di Macchiagrande, foce dell'Arrone e Vasche, a Maccarese sul litorale Romano. Ho una grande passione per la natura e gli animali, ma anche per quanto riguarda l'astronomia e la storia antica. Come hobby faccio fotografia e disegno, inoltre posseggo due brevetti Sub PADI, Open Water e Advanced.

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