Digossina: da veleno a farmaco

Digitalis purpurea e la Digossina

“Tutto è veleno: nulla esista di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto” scrisse il medico ed alchimista rinascimentale Paracelso per sottolineare come non vi sia nulla di non pericoloso ma è la dose a fare il veleno. Nulla di più vero soprattutto per la digossina, una sostanza estratta dalla pianta erbacea Digitalis purpurea.

Digitalis purpurea
Figura 1 – Digitalis purpurea [actaplanaturum]

In campo medico-farmaceutico la digossina prende il nome commerciale di Lanoxin, la cui posologia deve essere attentamente valutata dal medico in base all’età, al peso corporeo e alla funzionalità renale del paziente, con un’attenzione particolare a neonati, bambini, anziani e donne in gravidanza.

struttura chimica della digossina
Figura 2 – Struttura chimica della digossina

Come funzionano i cardiocinetici

Viene utilizzata in quei farmaci detti cardiocinetici in quanto aumentano la forza di contrazione del cuore, sia aumentando la gittata cardiaca sia aumentando i tempi di pausa tra le contrazioni; ciò è possibile in quanto la sostanza esplica la sua funzione inibendo l’attività di trasporto di ioni dell’enzima Na+/K+ ATPasi nelle membrane cellulari del muscolo cardiaco, agendo in modo particolare sulla pompa del sodio e quindi aumentandone la concentrazione intracellulare. Allo stesso tempo ciò comporta una riduzione dell’energia a disposizione per il trasporto di calcio fuori dalla cellula, per cui esso si accumula all’interno della stessa. Il risultato finale è un effetto ionotropo positivo, ovvero si ha un aumento della forza contrattile del muscolo cardiaco. 

Lanoxin

Il Lanoxin è somministrato nel trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica, una condizione per cui il cuore non riesce a pompare sangue in quantità sufficiente da soddisfare le esigenze dell’organismo, e della fibrillazione e del flutter atriale, fenomeni in cui scariche elettriche molto rapide causano una contrazione molto veloce degli atri e tali impulsi elettrici raggiungono i ventricoli inducendoli a contrarsi con maggior rapidità ma minore efficienza rispetto alla norma. Il problema sorge nel momento in cui la dose farmacologica è molto vicina alla dose letale. Infatti, la concentrazione plasmatica terapeutica è compresa tra 15 e 25 ng/ml, mentre la concentrazione tossica è di 30-40 ng/m e gli effetti collaterali si iniziano a manifestare ancora prima di giungere a questo range. 

Sintomi da avvelenamento da Digossina

I sintomi da avvelenamento acuto sono:

  • Nausea
  • Vomito
  • Bradicardia 
  • Blocco cardiaco 
  • Disritmie 
  • Letargia 
  • Stato confusionale 
  • Debolezza
  • Iperkaliemia 

Invece l’avvelenamento cronico è più insidioso ed esordisce con sintomi gastrointestinali, disturbi della vista e alterazioni dello stato mentale.

La digossina e Van Gogh

Una teoria molto affascinante portata avanti da alcuni studiosi della materia riguarda l’uso della digossina da parte del pittore olandese Vincent Van Gogh e su come questa possa aver, anche solo parzialmente, influenzato il grande pittore. 

Egli sicuramente era al corrente dell’esistenza della digossina, scoperta nel 1775 dal medico William Withering, in quanto, nell’ultimo periodo della sua vita, pare fosse sotto cura per i suoi attacchi epilettici proprio con la digossina. Inoltre, in uno dei suoi dipinti, “Ritratto del Dr Gachet”, è rappresentato il suo medico proprio con una pianta di digitale.

Ritratto del Dr Gachet, in cui è presente anche una pianta di digitale
Figura 3 – Ritratto del Dr Gachet, in cui è presente anche una pianta di digitale

Ma la teoria non si ferma qui: tra gli effetti più rari della digossina vi è l’annebbiamento della vista o una condizione nota come xantopsia, un’anomalia per la quale, chi ne è affetto, vede gli oggetti come circondati da un alone giallo, dovuta all’alta concentrazione di enzimi target della digossina nelle cellule coniche della retina. Questo, senza nulla togliere alla grande sensibilità e alla straordinaria abilità dell’artista, potrebbe aver contribuito al dare la luce ai quadri del cosiddetto “periodo giallo” di Van Gogh, tra cui la splendida “Notte stellata”. 

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Fonti

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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