Fungo dell’ulivo – descrizione della patologia ed approfondimenti

Caratteristiche generali

La specie comunemente nota come fungo dell’ulivo è Omphalotus olearius (DC.) Singer, Pap. Mich. Acad. Sci. 31: 133 (1946). Si tratta di un fungo che cresce principalmente in più esemplari (portamento cespitoso), in special modo su piante di ulivo con comportamento saprofita o parassita lignicolo (figura 1). In caso di parassitismo, l’azione del micelio, nutrendosi di legno, porta nell’arco di qualche anno alla morte della pianta ospite.

Il fungo dell'ulivo Omphalotus olearius tra corde e ovuli di un ulivo.
Figura 1 – Il fungo dell’ulivo Omphalotus olearius tra corde e ovuli di un ulivo [fotografia dell’autore].

Agente patogeno del fungo dell’ulivo

L’agente patogeno, comunemente noto come fungo dell’ulivo, è un fungo basiodiomicete appartenente all’ordine Agaricales, il cui nome scientifico è Omphalotus olearius. L’etimologia del nome generico indica una caratteristica morfologia della specie, ovvero la presenza di uno sporoforo (comunemente cappello) di colore giallo-arancio e di forma piano-convessa con il centro depresso (dal greco omfalòs ombelico). Il nome specifico, invece, deriva dal latino oleárius attinente all’olivo, indicando il principale habitat di crescita (da funghiitaliani.it).

Il fungo dell’ulivo è comunemente noto anche con il nome inglese Jack o’ Lantern per via della sua capacità di essere bioluminescente. Specificatamente, tale fenomeno è dovuto alla presenza di enzimi che a contatto con l’ossigeno reagiscono emettendo una debole luce verde (figura 2).

Bioluminescenza di Omphalotus olearius.
Figura 2 – Bioluminescenza del fungo dell’ulivo [fotografia del Micologo Antonio De Marco].

La specie fungina del fungo dell’ulivo, quando cresce in forma singola, è facilmente confondibile con altre specie fungine come Cantharellus cibarius Fr., 1821, Omphalotus illudens (Schwein.) Bresinsky & Besl e Hygrophoropsis aurantiaca (Wulfen) Maire (1921). Di particolare interesse è il rischio di confusione con C. cibarius, comunemente noto come gallinaccio, galletto o finferlo. Come è noto, il gallinaccio è tra i funghi più apprezzati in cucina ed è indicato nelle diete per i pochi grassi presenti e lo scarso apporto calorico. Al contrario il fungo dell’ulivo è tossico, ricco di tossine con effetto irritante sull’apparato gastroenterico che provocano sintomi come vomito violento (dopo 3-4 ore dal pasto), diarrea, dolori addominali e crampi muscolari. Risulta, quindi, importante conoscere le differenti caratteristiche morfologiche di queste due specie. Il fungo dell’ulivo è dotato di lamelle ben evidenti sotto il cappello, mentre il gallinaccio presenta pieghe (in gergo pseudolamelle) al posto delle lamelle (figura 3).

A destra O. olearius tossico, a sinistra C. cibarius commestibile.
Figura 3 – A destra il fungo dell’ulivo O. olearius tossico, a sinistra il gallinaccio C. cibarius commestibile [da uslnordovest.toscana.it].

Sviluppo della fitopatia

Il fungo dell’ulivo sviluppa il suo sporoforo, ovvero il corpo fruttifero, da giugno a novembre. Conseguentemente, giunto a maturazione rilascia spore di forma da subglobosa a largamente ellittica (figura 4).

Spore di fungo dell'ulivo, osservazione in microscopia 1000x in reagente di Melzer anionico.
Figura 4 – Spore del fungo dell’ulivo, osservazione in microscopia 1000x in reagente di Melzer anionico [da funghiitaliani.it].

Dopodiché, le spore, ad opera del vento, si diffondono nell’uliveto, attaccando qualunque pianta indebolita nel raggio di poche decine di metri. Successivamente, quando le spore raggiungono il legno di una pianta si sviluppano le ife che, dato il loro comportamento lignicolo, penetrano in profondità producendo il micelio.

Sintomatologia

Identificare una pianta infetta da fungo dell’ulivo non è un’operazione immediata. Il legno infetto delle piante colpite risulta in genere facilmente visibile perché assume un colore biancastro. Ciononostante il sintomo più facilmente identificabile è la presenza degli sporofori all’altezza del colletto.

Piante ospiti del fungo dell’ulivo

Il fungo O. olearius, sebbene il nome comune fungo dell’ulivo sottolinei il legame netto con la pianta dell’ulivo, può attaccare altre specie arboree. Tra queste le più conosciute sono (da passioneinverde.edagricole.it):

  • ulivo (Olea europea L., 1753);
  • querce (piante appartenenti al genere Quercus L., 1753);
  • castagno (piante appartenenti al genere Castanea Mill., 1754);
  • faggio (Fagus sylvatica L., 1753);
  • robinia (Robinia pseudoacacia L., 1753);
  • cisto (piante appartenenti al genere Cistus L., 1753);
  • lentisco (Pistacia lentiscus L., 1753).

Prevenzione, controllo e metodi di lotta

Segnalata la presenza degli sporofori del fungo dell’ulivo all’altezza del colletto della pianta arborea colpita, è necessario procedere immediatamente con la raccolta dello corpo fruttifero per arrestare la sua maturazione e bloccare il rilascio delle spore. Successivamente si rende necessario procedere con la pratica della slupatura (figura 5). Essa consiste nel ripulire il tronco del legno infetto utilizzando un utensile meccanico, come uno scalpello o un’accetta. Eliminato tutto il legno infestato dal micelio e raggiunto il legno sano si prosegue con la disinfezione con prodotti fitosanitari a base di rame, tipicamente fungicidi per la capacità del rame di interferire nei processi di respirazione cellulare dei funghi. Messa a nudo la superficie legnosa sana è consigliabile apporre del mastice per velocizzare il processo di cicatrizzazione della ferita.

Pratica di slupatura su ulivo.
Figura 5 – Pratica di slupatura su ulivo [da lamotosega.forumattivo.com].

In alcuni casi, quando la pianta infetta da fungo dell’ulivo versa in scarse condizioni fitopatologiche o la sua produzione non rispetta gli standard previsti, si può procedere con l’estirpazione. In tale situazione è opportuno bruciare la parte lignea interessata dalla presenza del micelio e disinfettare la buca lasciandola aperta per alcuni mesi.

Curiosità sul fungo dell’ulivo

Sebbene il fungo dell’ulivo in campo agronomico sia identificato come un parassita dannoso per le piante di ulivo, ricerche recenti hanno individuato in esso un’importante attività di biocontrollo. Il micelio di O. olearius produce nove diverse tipologie di metaboliti secondari con attività nematocida (Degenkolg & Vilcinskas, 2016). Tra queste il composto principale è l’omfalotina A, un dodecapeptide ciclico (Sterner et al., 1997) (figura 6).

Struttura chimica dell'omfalotina A, un metabolita secondario prodotto da Omphalotus olearius.
Figura 6 – Struttura chimica dell’omfalotina A, un metabolita secondario prodotto dal fungo dell’ulivo [da Degenkolg & Vilcinskas, 2016].

Lo studio di Degenkolg e Vilcinskas ha dimostrato che l’omfalotina A, estratto come olio incolore, protegge dall’attacco dei nematodi le colture di cetriolo e lattuga senza alcune evidenza di ulteriori attività fitotossiche, insetticide o antimicrobiche. Questo composto, come le altre tipologie di metaboliti nematocidi, viene estratto dal micelio di O. olearius tramite fermentazione. In futuro sarebbe interessante promuoverne la ricerca per ottimizzare le condizioni di fermentazione, massimizzarne la resa e favorirne l’utilizzo come agente di biocontrollo.

Fonti

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Adriano De Astis

Ciao, sono Adriano De Astis e sono laureato in Scienze Naturali Conservazione della Natura. Abilitato e praticante la libera professione di Agrotecnico Laureato, attualmente insegno Scienze Naturali e Scienze Integrate in una scuola secondaria di secondo grado.

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