Igiene delle mani
In ambito sanitario – e fortunatamente non solo in questo – l’igiene delle mani è oggi una pratica ampiamente accettata. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo promuove con forza. E’ considerato infatti l’arma principale per il contrasto alle infezioni correlate all’assistenza (ICU). Esiste una tecnica precisa e studiata e tutti la seguono pedissequamente. Questo perché si è capito che le mani contaminate degli operatori sanitari sono il veicolo più spesso implicato nella trasmissione incrociata di agenti patogeni nella pratica assistenziale.
Perciò, nel tempo siamo passati dai classici lavaggi con acqua e sapone (procedura sempre consigliata), a lavaggi con soluzione alcolica, come ad esempio la clorexidina o lo iodopovidone. E seppur oggi sembra una qualcosa di scontato, ci sono voluti tanti anni per apprendere questa tecnica e soprattutto per farla accettare dai sanitari.
Ignac Fulop Semmelweis e l’amore per la medicina
Ignac Fulop Semmelweis nacque a Buda (in Ungheria) nel 1818. Studente modello, si iscrisse nel 1837 alla facoltà di legge dell’Università di Vienna, su insistenza di suo padre che voleva diventasse un giudice militare. Un anno dopo, un suo amico, studente di medicina, lo portò in una sala anatomica dove alcuni suoi colleghi stavano dissezionando cadaveri. Capì subito che quella era la sua strada.
Lasciò quindi la facoltà di legge e si iscrisse a medicina, dove diventò uno degli studenti più brillanti ed entrò in contatto con importanti medici del tempo, come Karl von Rokitansky e Josef Skoda. Proverà ad ottenere il ruolo da assistente, proponendosi a molti docenti di anatomia patologica, ma sarà rifiutato da tutti. Si iscriverà quindi alla specializzazione in ostetricia, conseguendo il titolo di chirurgo e ostetrico nel 1844, con una tesi in botanica scritta in neolatino, intitolata “Vita delle piante”, dimostrando talento linguistico e stilistico, nonché un’ampia conoscenza dell’ostetricia e della ginecologia.
Nel 1845, divenne assistente di Johann Klein, direttore del reparto di ostetricia dell’Ospedale Generale di Vienna, la struttura sanitaria europea più importante di allora. E lì iniziò a dissezionare su ordine del suo superiore tantissimi cadaveri di donne, che abbondavano in quel reparto, in quanto c’era un tasso di mortalità che superava il 15% a causa di frequenti casi di febbre puerpuerale. Nessuno riusciva a capire il perché, quindi tutti i medici iniziarono a proporre le più assurde ipotesi.
La febbre puerpuerale
La febbre puerperale (o sepsi puerperale) oggi si sa essere una grave infezione dell’utero che può verificarsi dopo un parto o un aborto. E’ provocata dalla contaminazione con batteri come Escherichia coli, lo streptococco piogeno o altri germi anaerobi che infettano l’endometrio.
La scoperta
Semmelweis esaminò molti cadaveri di donne, ma l’illuminazione arrivò quando, sventuratamente, un suo collega e amico, Jakob Kolletschka, morì a causa di una breve ed improvvisa malattia. Decise quindi di studiarne la cartella clinica e notò che, questa malattia insorse qualche giorno dopo essersi ferito nel corso di un’autopsia ad una delle donne e che dall’autopsia del cadavere dell’amico si evidenziavano lesioni simili a quelle delle donne morte per febbre puerpuerale.
Capì quindi che a favorire la trasmissione di questa infezione erano proprio i chirurghi. Segnalò subito il problema e scrisse uno studio a riguardo, indicando, come risoluzione del problema, il lavaggio delle mani. Semmelweis aveva ragione: dopo due anni il tasso di mortalità si ridusse all1%.
Bisognava solo lavarsi accuratamente le mani: l’igiene delle mani era fondamentale.
L’epilogo
Purtroppo, Semmelweis, che già non era amato nell’ospedale in quanto ungherese ed anche nazionalista, per questa sua scelta, sarà inizialmente allontanato da tutti, e successivamente cacciato dall’ospedale. Nessuno poteva accettare che un giovane medico, perdipiù straniero, desse indicazione a chi aveva più esperienza di lui. E soprattutto, non potevano accettare che fossero proprio loro stessi gli “untori”.
Tornato in Ungheria, all’Ospedale di Pest, adottò anche lì il lavaggio delle mani con ipoclorito di calcio, ottenendo ottimi risultati. Purtroppo, ciò non bastò. La delusione di essere cacciato dall’Ospedale di Vienna era troppo grande, per questo sviluppò uno forte stato depressivo con associato anche alcuni disturbi psichiatrici non noti. Fu quindi internato in un manicomio, dove morì di setticemia nel 1865 a seguito di una ferita infertagli delle guardie della struttura e trattata con cure non adeguatamente sottoposte a profilassi, proprio ciò che la sua scoperta avrebbe voluto evitare.
La dimostrazione della contaminazione batterica sarà data nel 1864, dal chimico e microbiologo, Louis Pasteur.
Il riflesso di Semmelweis
Oggi, in psicologia, con “Riflesso di Semmelweis” intendiamo una tendenza comportamentale delle persone ad attenersi a credenze preesistenti e a rifiutare idee nuove che le contraddicono, nonostante ci siano prove adegua come supporto della tesi.
Si ringrazia Giuseppe Gervasio per la stesura dell’articolo “Igiene delle mani: dove tutto è partito”. E’ possibile ascoltare anche la versione podcast di questo articolo cliccando qui.
Fonti
- Berche, P. et al. (2011) Ignaz Semmelweiss. Le Presse Medicale
- Gupta, V.K. et al. (2020) Semmelweis Reflex: An Age-Old Prejudice. World Neurosurgery
- Schreiner, S. et al. (2020) Ignaz Semmelweis: a victim of harassment? Wiener Medizinische Wochenschrift
- Vermeli, T et al. (2019) Hand hygiene in hospitals: anatomy of a revolution. Journal of Hospital Infection
CREDITI IMMAGINE