June Dalziel Almeida e la scoperta dei coronavirus

Chi è stata June Dalziel Almeida?

Il SARS-CoV-2 è un nuovo arrivato nella famiglia dei coronavirus umani, conosciuti da più di mezzo secolo, grazie alla scienziata di Glasgow June Almeida che, con una tecnica di microscopia pionieristica per l’epoca, fu la prima a osservarli e a intuire una differenza tra i coronavirus e i virus dell’influenza. Tuttavia, far accettare la nuova classificazione alla comunità scientifica non fu per niente facile.

June Dalziel Almeida, nata a Glasgow nel 1930, fu costretta ad abbandonare gli studi universitari a causa della mancanza di borse di studio. Tuttavia, trovò un lavoro come tecnico di laboratorio all’Istituto di istopatologia del Glasgow Royal Infirmary. Dopo un trasferimento a Londra conobbe l’artista venezuelano Enriques Almeida, che sposò. Si trasferì con il marito e la figlia in Canada e trovò un impiego all’Ontario Cancer Institute di Toronto. Fu lì che sviluppò la sua tecnica di immunoelettromicroscopia (IEM), che consentiva una migliore osservazione dei virus utilizzando anticorpi specifici. Questo metodo le permise di firmare alcune importanti pubblicazioni scientifiche sulle strutture virali, attirando l’attenzione di Anthony P. Waterson, a capo del dipartimento di microbiologia della Scuola di Medicina del St Thomas’s Hospital di Londra.

June Dalziel Almeida
Figura 1 – Una fotografia di June Dalziel Almeida

La scoperta dei coronavirus

June Almeida tornò a Londra dove iniziò una proficua collaborazione con David Tyrrell, che dirigeva l’Unità di ricerca sul raffreddore comune al St. Thomas. Analizzando le secrezioni nasali di volontari, Tyrrell si era accorto che alcuni virus non si riproducevano nelle solite colture cellulari di laboratorio. Un campione virale in particolare, chiamato B814 raccolto da un ragazzo con i sintomi di un comune raffreddore, sembrava diverso da qualunque altro virus del tratto respiratorio umano conosciuto.

Almeida e Tyrrell osservarono il nuovo virus in colture di organi e lo descrissero come “simile ai virus dell’influenza ma non proprio uguale”. Aveva una configurazione “a corona” che Almeida aveva già visto in precedenza durante gli studi su epatiti nei topi e bronchiti infettive nei polli. La nuova scoperta fu rigettata al primo tentativo di pubblicazione su una rivista scientifica perché le immagini furono ritenute “brutte foto di virus dell’influenza”. I dati sulla nuova famiglia di virus ottenuti dal campione B814 furono sottomessi al British Medical Journal nel 1965 e le prime immagini dei coronavirus umani apparvero sul Journal of General Virology nel 1967. Fu Almeida a proporre a Nature il termine “coronavirus” per l’aspetto a corona delle proteine virali.

Le prime immagini microscopiche dei coronavirus umani scattate da Almeida e Tyrrell
Figura 2 – Le prime immagini microscopiche dei coronavirus umani scattate da Almeida e Tyrrell

Una tecnica rivoluzionaria

La tecnica di imaging messa a punto da June Almeida si rivelò rivoluzionaria in molti campi, consentendo di osservare per la prima volta il virus della rosolia e di compiere importanti passi in avanti nella comprensione delle strutture virali.

In particolare l’immunoelettromicroscopia (IEM) è una tecnica di microscopia elettronica che consente di visualizzare strutture cellulari e virali in modo specifico utilizzando anticorpi marcati. Gli anticorpi vengono utilizzati per “aggregare” il virus o la proteina di interesse, rendendoli più visibili al microscopio elettronico. Questa tecnica consente di identificare e caratterizzare i virus specifici in campioni biologici, come sangue, tessuti o campioni respiratori. L’IEM è una tecnica di diagnostica utilizzata in virologia e in altre discipline biomediche per identificare e caratterizzare le infezioni virali.

Almeida concluse la sua carriera scientifica al Wellcome Institute di Londra, dopo di che si ritirò e diventò insegnante di yoga. Negli anni ’80, in qualità di consulente scientifico, diede un importante contributo alle prime osservazioni al microscopio del virus dell’HIV.

L’eredità di June Almeida

June Dalziel Almeida ha insegnato alla Royal Postgraduate Medical School (RPGMS) nel 1970, la tecnica della microscopia elettronica immunitaria (IEM) ad Albert Kapikian, che era in visita per sei mesi dal National Institutes of Health degli Stati Uniti. Kapikian ha utilizzato le tecniche di Almeida per identificare una causa di gastroenterite non batterica, il virus Norwalk, ora noto come Norovirus. Il lavoro di Almeida ha ricevuto nuova attenzione durante i primi mesi della pandemia di COVID-19. La sua storia poco conosciuta è stata pubblicata da diversi media e secondo il professore di batteriologia Hugh Pennington, gli scienziati cinesi hanno attribuito al lavoro di Almeida, comprese le tecniche da lei sviluppate, l’identificazione precoce della malattia da Coronavirus 2019.

Fonti

  • https://www.focus.it/scienza/salute/june-almeida-storia-della-scienziata-che-scopri-i-coronavirus
  • https://en.wikipedia.org/wiki/June_Almeida
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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.