La vespa gioiello: un parassita capace di trasformare in “zombie”

I parassiti sono da sempre considerati tra le creature più spaventose e abominevoli del regno animale, soprattutto per le loro terrificanti modalità di riproduzione, chiavi della loro sopravvivenza. Tuttavia, una specie in particolare spicca persino tra di essi per il suo modus operandi raccapricciante: Ampulex compressa, che trasforma le sue vittime in “zombie” poi usati per nutrire la sua prole.

Introduzione

A. compressa (Fig. 1) è una vespa endoparassita appartenente alla famiglia Ampulicidae, chiamata comunemente vespa gioiello e diffusa nelle regioni australiane, afrotropicali, paleartiche, neartiche, neotropicali e indomalesiane. Si tratta di un insetto misurante tra i 10 e i 22 mm e riconoscibile per la colorazione verde smeraldo del suo torso (da cui prende il nome). La sua preda tipica è lo scarafaggio americano Periplaneta americana, che, nonostante abbia dimensioni molto maggiori, lei riesce a cacciare grazie alla potente neurotossina di cui è dotata (www.gbif.org/species/1339186).

la vespa gioiello, Ampulex compressa
Figura 1- La vespa gioiello, Ampulex compressa [Fonte: https://upload.wikimedia.org/]

Predazione

Dopo l’accoppiamento, la femmina di A. compressa ricerca uno scarafaggio ospite per la sua prole. Una volta trovata la preda, la vespa gioiello attacca con incredibile ferocia e la punge in due punti precisi: prima nel torace e poi nella testa. L’ordine non è casuale: la prima puntura paralizza le zampe anteriori dello scarafaggio, impedendogli di fuggire e/o reagire, e permette così la seconda, che induce in essa una sorta di stato letargico che inibisce il suo senso del pericolo e, di conseguenza, il suo riflesso di fuga (Vid. 1; Gal, Liberset 2010).

Modalità di parassitismo

Qui inizia il vero “orrore”: la vespa rimane nelle vicinanze ad aspettare che il veleno finisca di fare effetto, mentre lo scarafaggio è di nuovo capace di muoversi, ma non fugge dalla sua aguzzina e nemmeno reagisce se viene esposto a un qualunque stimolo che, normalmente, susciterebbe una reazione di fuga. Diviene così una sorta di “zombie”. A quel punto, la vespa gioiello usa le sue mandibole taglienti e, tramite vibrazioni ritmiche dei muscoli delle ali per recidere le antenne dello scarafaggio, lo afferra per uno dei moncherini e lo conduce verso la propria tana, scavata in precedenza. Lo scarafaggio “zombificato” si lascia così tirare, portare e trascinare dentro la sua futura tomba senza la minima opposizione.

In seguito, la vespa depone un singolo uovo sul mesotorace dello scarafaggio e infine lo sigilla al suo interno, tappando l’entrata con detriti di varie dimensioni raccolti da terra. Di conseguenza, la larva che nascerà avrà a disposizione carne fresca di cui nutrirsi per poter crescere.

Circa tre giorni dopo, l’uovo si schiude e la larva penetra nel corpo dello scarafaggio, ancora vivo e “zombificato”, iniziando a divorarlo dai tessuti non vitali per impedirgli di morire e andare così in decomposizione troppo rapidamente. Quando la larva raggiunge la sua massima crescita, s’imbozzola in una pupa sempre all’interno dello scarafaggio (ora privo di vita) e, diverse settimane dopo, emerge dalla sua crisalide e dall’esoscheletro ormai essiccato della sua vittima come vespa adulta (Fig. 2), pronta a ricominciare il proprio raccapricciante ciclo vitale (Vid. 1; Gal, Liberset 2010; Gal et al. 2014; Arvidson et al. 2018).

ciclo vitale della vespa gioiello, da uovo a pupa
Figura 2 – Ciclo vitale di Ampulex compressa, da uovo a pupa [Fonte: https://jhr.pensoft.net/articles.php?id=21762]
Video 1: Ampulex compressa parassitizza uno scarafaggio [Fonte: https://www.youtube.com/ ]

Il veleno della vespa gioiello

Le neurotossine, come suggerisce il nome, sono veleni che attaccano il sistema nervoso delle vittime senza danneggiare i tessuti circostanti. Possono così causare paralisi del corpo, dei tessuti e, nei tipi più letali, il blocco dei segnali nervosi legati al sistema respiratorio e agli organi vitali.

Il veleno di A. compressa, tuttavia, ha un effetto molto particolare: una volta iniettato direttamente nel cervello dello scarafaggio, causa uno stato a lungo termine chiamato ipocinesia, in cui la preda diventa insensibile a stimoli esterni nocivi e segnali di pericolo. Studi più approfonditi hanno stimato che la tossina faccia parte di una nuova famiglia di peptidi, chiamata Ampulexins, capaci di agire a livello dei gangli sotto e sopraesofagei. Si tratta di due piccole regioni nel sistema nervoso centrale dell’insetto che, lavorando come antagonisti, regolano i suoi comportamenti motori.

I ricercatori sono convinti che questi nuovi peptidi interferiscano con la capacità del neurotrasmettitore dopamina di controllare le reazioni fisiche ed emotive. Questo causerebbe una forte riduzione progressiva della capacità di reazione e movimento spontaneo in condizioni naturali, come si crede faccia la malattia del Parkinson (Gal, Liberset 2010; Gal et al. 2014; Arvidson et al. 2018; Moore et al. 2018).

La trasformazione in “zombie”

Lo scarafaggio avvelenato dalla vespa risulta dunque capace di muoversi, pulirsi, volare ecc. come farebbe normalmente, ma tale capacità si riduce man mano che il veleno agisce e il suo riflesso di fuga viene così completamente annullato. L’insetto risulta quindi totalmente sottomesso e non reagisce come farebbe un qualunque animale davanti a un predatore, ma anzi si lascia tirare e condurre docilmente dalla vespa nella tana di quest’ultima, assecondandola come farebbe un cane al guinzaglio.

Nemmeno la recisione delle antenne viene percepita come pericolo e non suscita alcuna opposizione da parte dello sventurato insetto predato. Per quanto riguarda la motivazione dietro tale comportamento della vespa, si ritiene che recida le antenne dello scarafaggio forse per sentire tramite il suo sangue se la quantità di veleno inoculata è stata adeguata allo scopo. Infatti, dosi troppo alte o basse finirebbero rispettivamente per uccidere o non influenzare appieno la preda (Gal, Liberset 2010; Gal et al. 2014; Moore et al. 2018).

Altri studi hanno dimostrato che A. compressa si è evoluta al punto da aver sviluppato dei sensori nel suo pungiglione che le permettono di differenziare tra il cervello e gli altri tessuti della testa dello scarafaggio. Così facendo, è in grado di colpire e inoculare il veleno nella sua preda con precisione chirurgica (Fig. 3; Gal, Liberset 2010).

una vespa gioiello punge uno scarafaggio
Figura 3- Una vespa gioiello punge uno scarafaggio [Fonte: https://www.anura.it/]

Fonti:

Crediti immagini:

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