Agosto, si sa, è mese di grigliate, una vera gioia per gli amanti della carne, che però dovrebbero tenere bene a mente che anche la carne cruda o poco cotta, così come il pesce, se non accuratamente controllata e trattata può nascondere delle insidie.
Introduzione
Il genere Trichinella è composto da nematodi parassiti che infettano un gran numero di animali (appartenenti alle classi di uccelli, mammiferi e rettili, soprattutto carnivori e onnivori) e danno luogo, esclusivamente nell’uomo, ad una patologia che prende il nome di trichinellosi. Tra le specie più diffuse in Europa ha particolare rilevanza T. spiralis.
Come tutti i nematodi, anche questa specie ha un corpo cilindrico,dalla parte anteriore affusolata, e quella posteriore, contenente i genitali, più spessa. Il maschio misura 1,5 mm di lunghezza e 45 mm di larghezza, rispetto ai 3-4 mm di lunghezza e 75 mm di larghezza della femmina, che è quindi, come spesso accade, più grande del maschio (Fig.1).
Ciclo vitale
Questo nematode parassita frequentemente i ratti, le cui abitudini cannibalistiche favoriscono un’espansione del parassita nella popolazione. Un maiale (o un qualunque animale spazzino o predatore) s’infesta mangiando ratti morti; all’interno del suo intestino avviene l’accoppiamento tra maschi e femmine, e mentre i primi vengono rilasciati con le feci, le seconde penetrano la mucosa intestinale e depongono circa un migliaio e mezzo di larve.
Queste, essendo molto piccole (0,1 mm di lunghezza e diametro pari a quello di un eritrocito), passano nei capillari sanguigni e linfatici dell’intestino, da cui raggiungono il circolo sanguigno, che li veicola alla loro meta: i muscoli striati scheletrici. Qui le cellule muscolari reagiscono alla presenza del parassita andando a formare una copertura cistica isolante attorno alle larve (Fig.2). Queste cisti hanno una forma ellissoidale e contengono una larva arrotolata a spirale che ha ormai raggiunto la lunghezza di 1 mm. Quando un ospite idoneo si ciba della carne del primo ospite, i succhi gastrici rompono le cisti, liberando le larve che arrivate nell’intestino si differenziano sessualmente e si accoppiano, ricominciando il ciclo.
Patologia
Come già detto, la trichinellosi è una patologia prettamente umana, in quanto l’infezione è asintomatica per il resto degli animali. Nell’uomo (che si infetta prevalentemente tramite la carne di cinghiale cruda o poco cotta) si manifesta inizialmente con disturbi gastroenterici (diarrea, dolori addominali, vomito e febbre) a cui fanno seguito, dopo circa una settimana dall’assunzione dl cibo infetto, dolori muscolari intensi, edema periorbitale e facciale, mal di testa ed eruzioni cutanee, date dall’incistamento delle larve nei muscoli.
Esiste poi una terza fase, in cui possono subentrare gravi conseguenze per il paziente; si ha il coinvolgimento infatti del sistema nervoso centrale (atassia, confusione, delirio, vertigini), insufficienza surrenalica, miocardite, ostruzione dei vasi sanguigni e danni polmonari. Nei casi più gravi, fortunatamente rari, il paziente muore nel giro di 2-8 settimane.
Fortunatamente la maggior parte delle infezioni di T. spiralis sono di lieve entità: nel 90-95% dei casi i sintomi sono di lieve entità e quindi l’infezione si risolve senza complicanze, mentre in altri possono risultare addirittura completamente asintomatiche.
Diagnosi e cura
Il riconoscimento di T. spiralis avviene attraverso analisi di laboratorio tramite biopsia oppure attraverso test immunologici. Il trattamento dei casi lievi è sintomatologico, mentre le forme più gravi sono curabili con tiabendazolo.
Prevenzione
La prevenzione è sempre la miglior arma contro i parassiti, e qui entra in gioco la cottura delle carni: una temperatura superiore ai 62°C assicura l’abbattimento del parassita, mentre il congelamento non è un metodo del tutto efficace per uccidere le larve.
Curiosità
Vi lascio con due curiosità: la prima ha quasi dell’incredibile, infatti nella mummia ROM1 (risalente al 2010 a.C.) è stata riscontrata una cisti probabilmente riconducibile a Trichinella.
La seconda invece riguarda il fatto che questo parassita è praticamente sconosciuto tra ebrei e musulmani, in quanto la loro religione vieta il consumo di carne di maiale, tra i vettori per l’infezione umana.
Andrea Borsa