Introduzione
Serve prudenza, ma nessun allarmismo. Sembrano d’accordo gli esperti intervenuti sul caso di colera accertato in Sardegna. Qui un uomo di 71 anni di Arbus, centro a circa 70 chilometri da Arbus, è stato colpito e attualmente si trova in ospedale.
L’uomo era sotto controllo per altre patologie, ma alcuni sintomi hanno convinto i medici del Santissima Trinità di Cagliari a effettuare analisi più approfondite che alla fine hanno portato alla diagnosi del colera. Le sue condizioni di salute comunque sono buone tanto che presto potrebbe essere dimesso: “Il paziente sta meglio – ha detto già ieri il responsabile del reparto Infettivi del Santissima Trinità Goffredo Angioni -. La situazione è in fase di normalizzazione. Le scariche di diarrea si sono man mano ridotte. E ora la situazione è sotto controllo”.
Colera in Sardegna, le due ipotesi sul contagio
Ma come è avvenuto il contagio? Le ipotesi sono sostanzialmente due: ingestione di acqua non potabile con presenze di reflui non purificati o il consumo di frutti di mare crudi. Ma una certezza ancora non c’è e anche per questo gli esperti invitano a non fare allarmismo anche perché il caso del 71enne di Arbus per il momento rimane isolato.
Il responso sul sierotipo arriverà giovedì 13 luglio dall’istituto zooprofilattico di Roma. Intanto sono stati applicati tutti i protocolli nazionali relativi alla malattia: il paziente è in isolamento ed è in corso l’attività di tracciamento per rilevare eventuali casi di contagio tra le persone che abitualmente vivono con l’uomo o lo frequentano.
“Inizialmente ha fatto capire di aver mangiato cozze crude, ma non c’è la certezza che lo fossero – ha spiegato Angioni -. Nelle campagne di Arbus quest’uomo cura un orto e lì si stanno analizzando le verdure, l’acqua del pozzo e la rete fognaria. Si valuta anche se abbia avuto contatti con persone che arrivano da Paesi dove il colera è una realtà: nulla resterà intentato”.
Il primo caso di colera dopo 50 anni ripropone la questione sicurezza sanitaria e alimentare
Il primo caso di colera in Sardegna dopo 50 anni ripropone la questione sicurezza sanitaria e alimentare. “Alla popolazione, soprattutto in questo periodo estivo, deve arrivare un messaggio importante sulla sicurezza dell’acqua potabile, va detto che gli alimenti devono essere mangiari cotti e se proprio si vuole consumarli crudi il pesce deve essere abbattuto e i molluschi devono aver fatto il processo di stabulazione. Ma, ripeto, la principale accortezza è consumare acqua di cui c’è certezza della potabilità”, è l’appello lanciato da Goffredo Angioni, direttore Sc Malattie infettive ospedale Ss Trinità dell’Asl di Cagliari, che ha in cura il pensionato.
Conclusione
Il caso di colera in Sardegna richiede prudenza e attenzione verso la sicurezza sanitaria e alimentare. L’acqua potabile deve essere oggetto di verifica costante, mentre i cibi crudi devono essere maneggiati con cura e provenire da fonti affidabili. La situazione è sotto controllo e le autorità competenti stanno monitorando attentamente la situazione per evitare la diffusione della malattia.
In queste circostanze, è fondamentale seguire le indicazioni degli esperti e adottare misure precauzionali per prevenire il contagio. La sicurezza sanitaria e alimentare è una responsabilità di tutti, e solo attraverso una maggiore consapevolezza e attenzione possiamo garantire una vita sana e priva di rischi.