L’ipertrofia prostatica è un problema comune che la maggior parte degli uomini affronta prima o poi quando raggiunge gli 80 anni. Tuttavia, solo la metà di loro presenta sintomi correlati all’ingrossamento benigno della ghiandola prostatica e circa il 50% di questi richiede un trattamento specifico, sia farmacologico che chirurgico.
Farmaci vs. chirurgia: la scelta difficile per i disturbi urinari dell’ipertrofia prostatica
Quali sono i sintomi tipici di questa condizione? Secondo il professor Emanuele Montanari, esperto di urologia presso l’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Unità operativa complessa di urologia della Fondazione Irccs Policlinico di Milano, l’ingrossamento della prostata legato all’invecchiamento può manifestarsi con diversi disturbi. I sintomi iniziali includono la necessità di urinare frequentemente e un’urgenza improvvisa di urinare, con il rischio di non riuscire ad arrivare in tempo al bagno. Tuttavia, se la prostata continua a ingrossarsi, possono comparire altri disturbi legati alla compressione dell’uretra, come difficoltà nel processo di minzione e ritenzione urinaria. Nei casi più gravi, può verificarsi un’occlusione completa dell’uretra, che richiede un intervento immediato in Pronto Soccorso per posizionare un catetere e consentire lo svuotamento della vescica.
Quali sono le opzioni terapeutiche disponibili?
La terapia medica si basa sull’uso di farmaci sintomatici. I farmaci più comuni, usati da soli o in combinazione, sono gli alfa-litici e gli inibitori della 5-alfa-reduttasi. Gli alfa-litici rilassano la muscolatura liscia della prostata, agendo rapidamente ma con un effetto che scompare quando il trattamento viene interrotto. Possono causare effetti collaterali come eiaculazione retrograda e riduzione della pressione arteriosa. Gli inibitori della 5-alfa-reduttasi hanno un’azione antiandrogena e richiedono da 3 a 6 mesi per manifestare pienamente i loro effetti. Riducono il volume della prostata e il livello dell’antigene prostatico specifico (PSA). Inoltre, riducono del 70% il rischio di ritenzione acuta di urina, eliminando la necessità di un catetere e la possibilità di un intervento chirurgico. Tuttavia, possono causare effetti collaterali come riduzione della libido, problemi di erezione e aumento del volume delle mammelle.
Quando diventa necessario ricorrere all’intervento chirurgico?
L’intervento chirurgico è considerato quando i sintomi legati all’ipertrofia prostatica non rispondono alle terapie mediche o quando il paziente decide di interrompere l’assunzione dei farmaci. Questa procedura chirurgica rimuove solo la parte centrale adenomatosa della prostata, mentre la parte caudale viene lasciata intatta, quindi non si elimina il rischio di sviluppare un tumore prostatico. Secondo il professor Montanari, “l’ipertrofia prostatica è una condizione benigna, quindi non esiste una necessità assoluta di sottoporsi all’intervento chirurgico.
Tuttavia, ci sono cinque circostanze in cui l’operazione diventa inevitabile: ritenzione urinaria con il posizionamento di un catetere, infezioni ricorrenti, ematuria significativa (presenza di sangue nelle urine), complicanze come calcoli o diverticoli nella vescica e problemi renali. Di solito, chi non ha problemi di continenza prima dell’intervento, non li avrà nemmeno dopo, e lo stesso vale per la funzione sessuale. L’orgasmo viene preservato, ma l’eiaculazione viene persa poiché il liquido seminale rifluisce nella vescica”, spiega il professor Montanari.
Articolo il pillole
L’ipertrofia prostatica è una condizione comune negli uomini anziani. Sebbene molti uomini non manifestino sintomi significativi legati all’ingrossamento della prostata, coloro che ne soffrono possono sperimentare disturbi urinari che possono influire sulla loro qualità di vita. La terapia medica, attraverso l’uso di farmaci sintomatici, può offrire sollievo dai sintomi e ridurre il rischio di complicazioni. Tuttavia, in alcuni casi, l’intervento chirurgico può diventare necessario per affrontare i sintomi persistenti o le complicanze associate all’ipertrofia prostatica. È importante consultare uno specialista urologo per valutare le opzioni terapeutiche più appropriate in base alle caratteristiche individuali del paziente.
Fonti
- “Campbell-Walsh Urology” di Alan J. Wein, Louis R. Kavoussi, Alan W. Partin e Craig A. Peters.
- “Harrison’s Principles of Internal Medicine” a cura di Dennis L. Kasper, Anthony S. Fauci, Stephen L. Hauser, Dan L. Longo, J. Larry Jameson e Joseph Loscalzo.
- American Urological Association (AUA) – Sito ufficiale
- Link: https://www.auanet.org/
- European Association of Urology (EAU) – Sito ufficiale
- Link: https://uroweb.org/
Thanks for the helpful article!