Steatosi Epatica Non alcolica (MAFLD): cos’è e come prevenirla

La steatosi epatica non alcolica (MAFLD) è una malattia infiammatoria cronica che inizia con la presenza di >5% di accumulo di grasso nel fegato. Sviluppa poi un’ampia gamma di disturbi che vanno dalla semplice steatosi, steatoepatite (NASH), fibrosi e cirrosi, fino ad arrivare al carcinoma epatocellulare (o più semplicemente cancro al fegato).

Istologicamente, la steatosi epatica non alcolica assomiglia al danno epatico alcolico, ma si verifica in pazienti che non consumano quantità significative di alcol. Essa è associata all’obesità e all’insulino-resistenza ed è considerata la manifestazione epatica della sindrome metabolica. Questa è una combinazione di condizioni mediche tra cui il diabete mellito di tipo 2, l’ipertensione, l’iperlipidemia e l’adiposità viscerale. 

Pertanto, la comprensione della patogenesi della MAFLD è di fondamentale importanza per poter prevenire e/o trattare la degenerazione del danno epatico.

Prevalenza ed epidemiologia della MAFLD

A livello globale, la MAFLD è la forma più comune di malattia epatica cronica tra adulti e bambini. Nella popolazione adulta la prevalenza della MAFLD non è ben nota, ma secondo i dati più aggiornati si attesta intorno a valori del 24%, con una variabilità marcata in base a età, sesso, regione di provenienza e, nell’ambito della stessa area geografica, etnia di appartenenza. Le prevalenze maggiori sono state registrate in Medio Oriente (32%), Sud America (31%) e Asia (27%) mentre la minore è stata segnalata in Africa (14%). Per quanto riguarda Europa e America settentrionale si registrano attualmente valori del 20-30%.

 È probabile che la sua prevalenza aumenterà in futuro, a causa di un drammatico aumento dell’obesità osservato, in modo preoccupante, anche nella popolazione pediatrica e negli adolescenti negli ultimi trent’anni. L’aumento dell’introito calorico e la ridotta attività fisica negli ultimi anni hanno indubbiamente contribuito all’aumento dell’obesità e ad un parallelo aumento della prevalenza della steatosi epatica non alcolica, particolarmente marcata in Italia dove le stime stanno raggiungendo i numeri statunitensi. Uno studio denominato CATCH (Child and Adolescent Trial of Cardiovascular Health) ha rilevato una prevalenza di MAFLD pari al 36% nei soggetti ispanici, 22% nei caucasici (dove rientriamo noi) e 14% negli afro-americani.

Patogenesi

La steatosi epatica non alcolica definisce uno spettro di alterazioni del fegato caratterizzate da un accumulo eccessivo di grasso all’interno degli epatociti (le cellule del fegato) oltre il >5%, in assenza di consumo alcolico significativo e altre cause di epatopatia (virali, di natura farmacologica..).

Fino a poco tempo fa, la malattia veniva indicata con l’acronimo NAFLD che in inglese vuol dire “non-alcoholic fatty liver disease”. In presenza anche di infiammazione del fegato, si parla di steatoepatite non alcolica (NASH, in inglese: non-alcoholic steatohepatitis).L’acronimo MAFLD (Steatosi epatica associata a disfunzione metabolica)

Conclusione

Negli ultimi decenni, tuttavia, si è stabilito che esistono stretti legami tra la steatosi e altre malattie metaboliche. Attualmente si presume che la steatosi associata a disfunzione metabolica sia la manifestazione epatica della sindrome metabolica (presenza di diverse malattie metaboliche). Il consumo di alcol, insieme alla steatosi associata a disfunzione metabolica, può potenziare gli effetti dannosi per il fegato.

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