La tripofobia: quando un alveare può rappresentare una minaccia

Ti è mai capitato di sentire una sensazione di ansia o disagio quando vedi dei pattern ripetitivi? Il termine Tripofobia è stato coniato nel 2005 e si riferisce ad un disturbo mentale, non ancora del tutto riconosciuto nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Le persone affette dalla Tripofobia non riescono ad avere a che fare con i pattern ripetuti. La fobia è strettamente legata ai buchi, ma si può anche trattare rettangoli, cerchi convessi o in generale forme che si ripetono. I sintomi sono i tipici di una fobia: ansia, nausea, vomito, sudore freddo e attacchi di panico.

Alveare: tipico pattern che può rappresentare una minaccia per chi soffre di Tripofobia.
Figura 1 – Alveare: tipico pattern che può rappresentare una minaccia per chi soffre di Tripofobia. [Fonte: istockphoto.com]

Da dove deriva la Tripofobia?

Nel 2013 i due scienziati Geoff Cole e Arnold Wilkins del Centre for Brain Science dell’Università di Essex hanno pubblicato un articolo in cui spiegano come questa reazione di ansia sia basata su un’area cerebrale specifica. Quest’ultima associa i pattern al pericolo, generando quindi reazioni inconsce. Lo stesso accade per l´aracnofobia o per paure legate a qualsiasi altra tipologia di animale velenoso. Per questo motivo i due scienziati ipotizzarono con l´articolo pubblicato sulla rivista Psychological Science che la tripofobia dipendesse da un meccanismo di sopravvivenza acquisito dai nostri antenati.

La tripofobia è ereditaria?

Questa fobia effettivamente potrebbe essere ereditaria derivando da una reazione primitiva in risposta ad un potenziale pericolo. I modelli visivi che innescano i sintomi della tripofobia sono simili a quelli evocati da forme presenti in natura quali piante o animali pericolosi che potrebbero vivere nei buchi o in piccoli anfratti. Tuttavia non è stata ancora dimostrata una vera e propria ereditarietà del disturbo.

Fiore di Loto, pattern che potrebbe scaturire ansia e frustrazione per chi soffre di Tripofobia.
Figura 2 – Fiore di Loto, pattern che potrebbe scaturire ansia e frustrazione per chi soffre di Tripofobia. [Fonte: giardinaggio.net]

Uno strumento diagnostico utile

Gli studi svolti dall´Università di Essex hanno suscitato talmente tanto interesse da parte della comunità scientifica che si è cercato di sviluppare un metodo di diagnosi non ufficiale per la tripofobia con il fine di identificare la presenza della stessa nei soggetti coinvolti.

I partecipanti sono stati sottoposti ad una serie di immagini raffiguranti oggetti contenenti pattern di fori. Su un campione di oltre 300 partecipanti queste immagini hanno scatenato una risposta positiva nel 16% di essi, con una prevalenza netta sulle donne rispetto che gli uomini.

Una cura per la tripofobia

È importante notare che non esiste una cura vera e propria per la tripofobia. Solitamente un consulto psichiatrico potrebbe consigliare delle tecniche di rilassamento, la terapia cognitivo-comportamentale o farmaci associati al disturbo fobico/depressivo, tra questi:

  • benzodiazepine
  • antidepressivi triciclici
  • betabloccanti.

Fonti

Crediti immagini

  • Immagine in evidenza: https://blog.lloydsfarmacia.it/wp-content/uploads/2024/04/tripofobia.jpg
  • Figura 1: https://www.istockphoto.com/it/foto/favi-dapi-con-miele-e-api-apicoltura-gm925407674-253952764
  • Figura 2: https://www.giardinaggio.net/giardino/piante-acquatiche/fior-di-loto_NG1.jpg

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