Sempre più bambini affetti da disturbi dello spettro autistico stanno ricevendo diagnosi precoci e iniziano i trattamenti già in tenera età. Tuttavia, ci sono ancora molti bisogni da soddisfare per i pazienti e le loro famiglie in termini di diritti, e pochi dati disponibili, soprattutto per quanto riguarda il numero di casi in Italia, poiché manca un registro nazionale per l’autismo.
I centri per l’autismo in Italia
Esistono anche differenze nel livello di assistenza fornita nelle varie regioni. Secondo la mappatura condotta dall’Istituto Superiore di Sanità italiano, a marzo 2023, ci sono oltre 1.200 centri clinici e socio-sanitari per l’autismo e altri disturbi neurosviluppo in Italia, di cui il 54% si trova al Nord, il 21% al Centro e il 25% al Sud e nelle Isole. Di questi centri, 629 forniscono servizi per l’età dello sviluppo, mentre 517 offrono servizi per adulti, per un totale di 782.929 utenti, di cui 78.242 sono stati diagnosticati con autismo. La buona notizia è che nel corso dell’ultimo anno, l’Istituto ha firmato accordi con le Regioni per il Fondo Autismo per oltre 20 milioni di euro al fine di implementare percorsi differenziati per la formulazione di piani individualizzati.
Il disturbo dell’autismo: i bambini maschi sono colpiti di più delle femmine
I disturbi dello spettro autistico sono un insieme di disturbi neurosviluppo caratterizzati da deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale, nonché interessi o attività ristretti e ripetitivi. In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, uno su 77 bambini ha l’autismo e i maschi sono colpiti 4,4 volte più spesso delle femmine. Diverse ricerche – riportate dall’Associazione Nazionale Genitori Persone con Autismo (Angsa) – indicano che la percentuale di popolazione con autismo è intorno all’1% e riguarda 300.000 persone in Italia, ma non esiste un registro dei casi di autismo. Piemonte ed Emilia Romagna sono le uniche due regioni con dati epidemiologici completi. Nel resto del paese, i dati certi riguardano circa 50.000 bambini in età scolare iscritti.
Sebbene l’Italia abbia una buona legge, rimane sulla carta, mentre siamo drammaticamente indietro nel soddisfare i bisogni reali e spesso le politiche per l’autismo sono frammentate tra vari enti pubblici, producendo dispersione, inefficienza e sprechi nell’utilizzo delle risorse. D’altra parte, ci sono stati progressi nella diagnosi precoce, che può essere effettuata già a 2-3 anni di età. Secondo Elisa Fazzi, presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia), questo è un obiettivo raggiunto o ben avviato nella maggior parte delle regioni. Tuttavia, aggiunge, non si può dire altrettanto per gli interventi terapeutici.