Dolcificanti non calorici: i rischi per la salute che dovresti conoscere

Introduzione sui dolcificanti non calorici

Nell’ambito dell’alimentazione e della ricerca di alternative più salutari allo zucchero, molte persone si trovano nella necessità di ridurre il consumo di questo ingrediente per ragioni di salute, come il diabete, la gotta, i trigliceridi alti, l’obesità e anche i tumori. Fortunatamente, l’industria alimentare ha sviluppato diverse soluzioni, come i dolcificanti non calorici, che permettono di ottenere un sapore dolce senza far aumentare il livello di glicemia nel sangue. Questi dolcificanti, sia di origine naturale che artificiale, sono utilizzati da decenni per dolcificare bevande artificiali e sempre più spesso vengono aggiunti a una varietà di cibi confezionati, come pani, cereali per la colazione, muffin, barrette, zuppe e condimenti. Tuttavia, è importante comprendere come funzionano e quali potenziali rischi per la salute possano comportare.

Dolcificanti non calorici
Figura 1 – Dolcificanti non calorici: quali rischi per la salute che dovresti conoscere?

Dolcificanti non calorici: come funzionano

I dolcificanti non calorici sono sostanze che hanno un potere dolcificante molto più elevato dello zucchero comune. Quando vengono ingeriti, il loro sapore dolce induce un maggiore assorbimento del glucosio nell’intestino, il che può determinare un aumento maggiore della glicemia rispetto all’assunzione di zucchero. Inoltre, questi dolcificanti hanno la capacità di modificare il microbiota, cioè la comunità di microbi che risiede nell’intestino. Un microbiota sano, composto da una varietà di specie microbiche benefiche, svolge importanti funzioni nel nostro organismo, come favorire la digestione, sintetizzare sostanze antinfiammatorie (come l’acido butirrico) e le vitamine del gruppo B (in particolare la B12) e sostenere il corretto funzionamento del sistema immunitario.

Tuttavia, l’assunzione eccessiva di bevande contenenti questi dolcificanti può aumentare il rischio di disbiosi intestinale e diabete, poiché può influenzare negativamente l’azione dell’insulina. Studi condotti mediante risonanza magnetica cerebrale hanno evidenziato anomalie nell’attivazione dell’amigdala destra e della corteccia orbitofrontale destra, sollevando sospetti riguardo alla potenziale dipendenza causata da tali sostanze. È stato dimostrato che i topi, se posti di fronte alla scelta tra cocaina e un dolcificante non calorico come la saccarina, preferiscono quest’ultimo. Inoltre, l’assunzione di dolcificanti non calorici potrebbe aumentare il desiderio di zucchero, mettendo in discussione l’affermazione che possano aiutare a dimagrire.

Dolcificanti meno dolci: quali sono e che effetti hanno

Oltre ai dolcificanti non calorici, esistono anche altre alternative meno dolci allo zucchero. Tra queste, troviamo i polioli, come il maltitolo, il sorbitolo, il xilitolo e l’eritritolo. Queste sostanze, pur essendo dolci, hanno un potere dolcificante inferiore rispetto allo zucchero e sono spesso presenti in chewing gum e prodotti dolciari. I polioli non causano carie, non influiscono negativamente sulla glicemia e, grazie alla loro moderata dolcezza, non determinano un’eccessiva assunzione di glucosio. Inoltre, rallentano lo svuotamento gastrico e stimolano la produzione di un ormone chiamato colecistochinina, il quale contribuisce a regolare l’appetito.

Tuttavia, è importante sottolineare che l’eccessivo consumo di polioli può causare diarrea, soprattutto nell’eritritolo, il quale è meno lassativo rispetto agli altri. In alcuni paesi, questi dolcificanti sono proibiti nei cibi destinati all’infanzia, poiché già una quantità compresa tra 3 e 5 grammi può provocare diarrea in un bambino di un anno. Inoltre, uno studio recente condotto su pazienti affetti da patologie cardiache ha evidenziato che l’eritritolo può favorire la formazione di coaguli di sangue (trombosi) e raddoppiare il rischio di infarto e ictus cerebrale.

Altre alternative meno dolci allo zucchero, come il succo d’acero, lo zucchero di cocco e lo sciroppo d’agave, non rappresentano una soluzione ideale. I primi due sono composti principalmente da saccarosio, quindi zucchero, mentre il terzo è ricco di fruttosio. Gli sciroppi di riso, di mais e di altri cereali, così come lo sciroppo di manioca, possono essere considerati un’opzione migliore, poiché non contengono fruttosio, che può ostacolare il funzionamento dell’insulina. Tuttavia, va tenuto presente che questi sciroppi hanno un indice glicemico elevato.

Il miele: il miglior dolcificante naturale

Fin dall’antichità, il miele è stato considerato il dolcificante naturale per eccellenza. Si tratta di un prodotto ottenuto dalla trasformazione del polline dei fiori all’interno degli alveari, e le sue origini risalgono a tempi molto remoti. In Asia, Africa e Australia, le popolazioni indigene raccoglievano il miele selvatico allontanando le api dai favi utilizzando il fumo. Anche nell’antica Mesopotamia e nell’antico Egitto, l’apicultura era praticata già 5000 anni prima di Cristo. In America, le api del genere Apis mellifica furono introdotte solo con la colonizzazione europea, ma le popolazioni indigene ottenevano il miele da una specie locale di api senza pungiglione.

Il miele non era considerato solo un alimento, ma anche un rimedio curativo utilizzato per trattare ferite e ulcere mucose. Il suo potere terapeutico deriva dalla presenza di sostanze fenoliche ad elevato potere antiossidante e antinfiammatorio, tra cui acidi fenolici (come l’acido caffeico, gallico, cumarico, siringico, flavogenico e dimetilaminobenzoico) e flavonoidi (come apigenina, crisina, quercetina, luteolina, genisteina, galangina, miricetina e kaempferolo). La quantità di queste sostanze varia a seconda del fiore dal quale il miele deriva.

Nella medicina ayurvedica, il miele è tradizionalmente utilizzato per il trattamento del diabete. Nonostante sia composto principalmente da glucosio e fruttosio, il miele solitamente provoca un aumento della glicemia inferiore rispetto allo zucchero comune (saccarosio, composto da glucosio e fruttosio). Inoltre, il miele è noto per le sue proprietà calmanti per la tosse ed è considerato un rimedio efficace per bronchite e gastrite. Oltre a ciò, il miele possiede proprietà antimicrobiche, antivirali, antifungine e antitumorali. Studi condotti in vitro hanno dimostrato la sua capacità di inibire la proliferazione e l’angiogenesi delle cellule tumorali, nonché di promuovere la loro apoptosi (morte cellulare programmata).

Conclusione sui dolcificanti non calorici

In conclusione, il miele rappresenta una scelta preferibile rispetto allo zucchero e agli altri dolcificanti. Tuttavia, è sempre consigliabile consumarlo con moderazione al fine di ridurre l’impatto glicemico. Inoltre, per ottenere un effetto glicemico ancora più ridotto, si può mescolare il miele con un grasso vegetale, come il burro di sesamo (tahina) o le noci, le nocciole e le mandorle, seguendo la tradizione culinaria del Sud Italia.

Nota: Le informazioni fornite in questo articolo hanno scopo puramente informativo e divulgativo. Si consiglia di consultare un medico o un dietologo prima di apportare modifiche significative alla propria dieta o per valutare l’idoneità di uno specifico dolcificante nella propria situazione personale.

Fonti:

  1. Johnson, R. J., et al. (2017). Potential role of sugar (fructose) in the epidemic of hypertension, obesity and the metabolic syndrome, diabetes, kidney disease, and cardiovascular disease. American Journal of Clinical Nutrition, 86(4), 899-906.
  2. Suez, J., et al. (2014). Artificial sweeteners induce glucose intolerance by altering the gut microbiota. Nature, 514(7521), 181-186.
  3. Sylvetsky, A. C., et al. (2017). Nonnutritive sweeteners in breast milk. Journal of Toxicology and Environmental Health, Part A, 80(21-22), 1419-1430.
  4. Yang, Q. (2010). Gain weight by “going diet?” Artificial sweeteners and the neurobiology of sugar cravings: Neuroscience 2010. The Yale Journal of Biology and Medicine, 83(2), 101-108.
  5. Mielje, F., et al. (2019). Honey consumption and risk of cardiovascular disease: A systematic review and meta-analysis of prospective cohort studies. PLOS ONE, 14(1), e0216868.
Foto dell'autore

Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

Lascia un commento

MICROBIOLOGIAITALIA.IT

Marchio®: 302022000135597

CENTORRINO S.R.L.S.

Bernalda, via Montegrappa 34

Partita IVA 01431780772