Titan scomparso: l’incredibile lotta per la sopravvivenza

La scomparsa dei 5 passeggeri del sottomarino Titan ha generato ore di apprensione e preoccupazione. Dopo l’immersione in mare avvenuta domenica, i contatti con l’equipaggio sono stati persi, lasciando tutti con la speranza di un salvataggio tempestivo. Secondo i calcoli della Guardia Costiera Usa, l’aria respirabile a bordo sarà disponibile solo fino alle ore 11 di giovedì, aumentando la tensione e riducendo le speranze di sopravvivenza. In questa situazione critica, è importante comprendere quali comportamenti e scenari fisiologici e psicologici potrebbero influenzare la sopravvivenza dell’equipaggio.

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Figura 1 – Il Titan è scomparso ormai da diverse ore, i passeggeri stanno lottando per la loro sopravvivenza, ma l’ossigeno è quasi esaurito

Scenari fisiologici e psicologici delle persone a bordo

Dal punto di vista medico, l’analisi degli scenari fisiologici e psicologici delle persone a bordo del Titan è essenziale per valutare le possibilità di sopravvivenza. Se lo scafo del sottomarino è intatto e i passeggeri sono ancora incolumi, è probabile che si siano confrontati con il panico, accentuato dal senso di claustrofobia causato dallo spazio ristretto a bordo. Le dimensioni del sottomarino, con una lunghezza totale di 6,70 metri, una larghezza e altezza di circa tre metri e cinque passeggeri a bordo, contribuiscono a creare una situazione già limitata in termini di spazio vitale. Secondo il Professore di Fisiologia dell’Università di Bologna, Matteo Cerri, “All’inizio è molto probabile che qualcuno abbia avuto un attacco di panico, che fa iper-ventilare e quindi consumare più ossigeno, accorciando la durata del tempo rimasto” 1. Tuttavia, se l’equipaggio è riuscito a mantenere il controllo, l’unica speranza risiede nel guadagnare più tempo possibile, riducendo al minimo le attività e cercando di riposare. È fondamentale cercare di evitare situazioni di stress e panico per preservare l’aria respirabile rimanente.

Fattori che influenzano le probabilità di sopravvivenza

Nella corsa contro il tempo per salvare l’equipaggio del Titan, diversi fattori possono influenzare le probabilità di sopravvivenza. Uno dei fattori chiave è la temperatura interna del sottomarino. Secondo l’esperto, se il freddo prevale, può prolungare la sopravvivenza dell’equipaggio, ma solo se il freddo raggiunge il cervello prima dell’ipossia, la mancanza di ossigeno. In questa situazione, una strategia di sopravvivenza potrebbe essere quella di cercare l’ipotermia prima che insorga la mancanza di ossigeno. Tuttavia, trovare il momento giusto per raffreddarsi è una sfida, poiché raffreddarsi prematuramente, quando c’è ancora abbastanza ossigeno, potrebbe comportare un aumento del consumo di aria 1. L’equilibrio tra il controllo della temperatura e la conservazione dell’ossigeno diventa cruciale per aumentare le probabilità di sopravvivenza.

Un altro fattore da considerare è l’approvvigionamento di cibo e acqua. L’assenza di cibo potrebbe rappresentare un piccolo vantaggio, in quanto il digiuno può abbassare il consumo di ossigeno e, combinato con l’ipotermia, potrebbe essere un fattore di aiuto. Tuttavia, l’acqua rimane importante per evitare l’agitazione psicomotoria e mantenerne la mancanza può generare disagio. È ragionevole supporre che sia stata fornita acqua a bordo del sottomarino, ma il cibo potrebbe non essere disponibile 1.

La minaccia del soffocamento

Purtroppo, lo scenario più temuto e probabile è quello del soffocamento. Nelle fasi finali, la concentrazione di ossigeno e anidride carbonica diventa determinante per le dinamiche di fine vita. Secondo il Professore Cerri, l’aumento eccessivo di anidride carbonica rispetto all’ossigeno peggiorerebbe la situazione psicologica, causando panico e un senso di soffocamento angosciante. L’aumento della CO2 viene percepito dal cervello come un segnale estremamente ansioso, generando una reazione di paura. Se l’ossigeno diminuisce prima che la CO2 raggiunga una concentrazione elevata, si verificheranno mal di testa intensi, seguiti da sonnolenza e un progressivo addormentamento. In queste circostanze, il nostro cervello è più sensibile alla CO2 rispetto all’ossigeno. In questo caso, l’addormentamento potrebbe essere una possibilità preferibile rispetto a soffocare, offrendo un qualche grado di conforto durante gli ultimi momenti.

Filtri, ossigeno e CO2

La prevalenza di ossigeno o anidride carbonica a bordo dipende dai filtri utilizzati nel sottomarino. La pulizia dell’aria interna dipende dalla corretta funzionalità della strumentazione elettronica a bordo. Se questa strumentazione è guasta o non funzionante, l’equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica potrebbe essere compromesso. Inoltre, la quantità di ossigeno immagazzinata a bordo del sottomarino svolge un ruolo cruciale nella determinazione delle possibilità di sopravvivenza.

Conclusioni

Le ore cruciali trascorse dai passeggeri del Titan richiedono un approccio cauto e strategico. È essenziale che gli occupanti del sottomarino evitino di consumare cibo, cercando di rimanere calmi e raffreddarsi al momento opportuno. La speranza è quella di guadagnare preziose ore, consentendo ai soccorsi di individuare e salvare l’equipaggio. Situazioni estreme come questa hanno già dimostrato che il freddo può fornire una certa protezione e aumentare le probabilità di sopravvivenza. Tuttavia, la minaccia del soffocamento rimane una preoccupazione costante. Il monitoraggio e il controllo dei livelli di ossigeno e anidride carbonica sono fondamentali per gestire la situazione e offrire una speranza di sopravvivenza 1.

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Nazzareno Silvestri

Sono Nazzareno, scrivo da Messina. Il mio amore per la divulgazione scientifica nasce tanti anni fa, e si concretizza nel pieno delle sue energie oggi, per Microbiologia Italia. Ho diverse passioni: dalla scienza al fitness. Spero che il mio contributo possa essere significativo per ogni lettore e lettrice, tra una pausa e l'altra.

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