Il ritorno del morbillo

In questi ultimi mesi si è spesso sentito parlare del morbillo, una malattia esantematica che si è “risvegliata” a causa della ormai diffusa ed irrazionale paura verso i vaccini, fomentata da siti web “alternativi”. Scopriamo con questo articolo quale virus causa questa patologia, la sua biologia, il decorso della malattia e come curarla e prevenirla.

Per definizione il morbillo è una malattia infettiva acuta altamente contagiosa e diffusiva caratterizzata da febbre, infiammazione catarrale di congiuntive, mucosa orale e prime vie aeree e dalla presenza di un esantema papulare diffuso. Proprio per la comparsa di “macchie” o papule viene inserita tra le malattie esantematiche.

Il virus che causa il morbillo fa parte del genere Morbillivirus (che provoca, oltre al morbillo umano, malattie quali il cimurro canino, il cimurro nelle foche e la peste bovina), della famiglia Paramyxoviridae. Infatti, si tratta di virus a RNA di forma sferica dal diametro di 150-300 nm, provvisto di nucleocapside elicoidale dal diametro di 18 nm e dotato di un genoma a polarità negativa, lineare e non segmentato (non presenta cioè riarrangiamenti frequenti). Inoltre i Paramyxovirus sono dotati di un set proteico associato all’RNA che comprende la nucleoproteina (NP), che forma il nucleocapside, la fosfoproteina (P) e la proteina grande L, entrambe coinvolte nell’attività polimerasica di trascrizione e replicazione dell’RNA virale, la proteina M (della matrice), che si presenta sul lato interno del pericapside e ha affinità per le proteine NP, e la proteina F (di fusione), che media la fusione delle membrane e l’attività emolisinica. Infine vi è la proteina H, dall’attività emo-agglutinante e responsabile dell’adesione sulla cellula ospite.

Il ciclo replicativo inizia con l’adsorbimento (cioè il contatto) del virus con la cellula ospite tramite la proteina H. Successivamente si ha la penetrazione del virus nella cellula tramite la proteina F, che fonde il pericapside con la membrana cellulare. Il terzo passaggio consiste nella replicazione virale tramite una RNA-polimerasi RNA-dipendente, grazie a cui si producono mRNA attraverso i quali possono essere sintetizzate nel citoplasma le proteine virali. A questo punto le proteine e l’RNA si associano, andando a formare il nuovo nucleocapside, che si associa a sua volta con le proteine M presenti sulla membrana, formando il pericapside e fuoriuscendo così dalla cellula per gemmazione.

il virus del morbillo al microscopio elettronico

La porta d’accesso al corpo umano è il cavo respiratorio superiore, dove il virus inizia subito a replicarsi; da qui migra per via linfatica in altri tessuti (ad esempio vie respiratorie, congiuntiva o capillari sanguigni), infettandoli. Nel circolo sanguigno i linfociti T attaccano le cellule infettate, provocando così le papule caratteristiche del morbillo (la maggior parte dei sintomi della malattia sono riconducibili alla risposta cellulo-mediata dell’organismo).

Come detto in precedenza, la patologia scatenata dal genere Morbillivirus è il morbillo. La malattia si svolge tre fasi: una prima fase, il classico periodo d’incubazione, in cui il soggetto è completamente asintomatico e della durata di 10-14 giorni, a cui segue una fase pre-esantematica caratterizzata da febbre alta, tosse, congiuntivite, raffreddore e fotofobia. Dopo circa 2 giorni compaiono sulla mucosa buccale le macchie di Koplik, lesioni di un paio di millimetro di diametro (Fig.2), che durano 24-48 ore. L’ultimo stadio è quello esantematico, che si presenta 2-3 giorni dopo la comparsa dei primi sintomi con il caratteristico rash cutaneo, che interessa prima il viso (vicino all’attaccatura dei capelli e dietro le orecchie), e nel giro di qualche giorno si diffonde al resto del corpo. Quest’ultima fase si attenua dopo 3-4 giorni.

Macchie di Köplik

Quello appena descritto è il morbillo “classico”. Esistono tuttavia altre due forme cliniche della patologia: il morbillo emorragico e il morbillo ipertossico. Il primo è una forma rara in cui si manifestano imponenti emorragie cutanee e viscerali, la cui prognosi è grave; la seconda invece interessa soggetti con deficit dell’immunità cellulo-mediata, soggetti defedati o malnutriti. Inoltre non è da sottovalutare il morbillo contratto in gravidanza, in quanto può portare ad aborti e prematurità (con un 5% di letalità).

Purtroppo, in circa il 30% dei casi di morbillo, è possibile che si presentino delle complicanze che vanno ad intaccare l’apparato respiratorio o il sistema nervoso centrale (SNC). Per quanto riguarda le prime si possono presentare lariginti, pseudocrup, broncopolmoniti, otiti medie, mastoiditi e sinusiti. Per quanto concerne invece il SNC si possono avere encefalite ed encefalomielite demielinizzante. Oltre a queste esistono possibili complicanze immuno-allergiche (febbre, segni meningei, paralisi, convulsioni e disturbi della coscienza), dagli esiti mortali nel 10% dei casi, o, ancora, panencefalite sclerosante subacuta, fatale in 1-3 anni dall’esordio.

La diagnosi del morbillo è eseguita tramite il riconoscimento delle macchie di Koplik, la caratterizzazione dell’esantema e delle mucositi; si ha anche un abbassamento dei livelli di leucociti e piastrine. Un altro metodo è la diagnosi diretta tramite la ricerca degli antigeni virali sulle secrezioni respiratorie, oppure la diagnosi sierologica, che consiste nella ricerca le IgM su un campione di siero.

Non esiste una terapia specifica per il morbillo, in quanto i farmaci che vengono prescritti sono utili più che altro per la cura dei sintomi; proprio per questo la vaccinazione è importantissima.

Il vaccino contro il morbillo esiste sotto forma di complesso vaccinale denominato Mpr (morbillo, parotite e rosolia) e fa parte della classe di vaccini in cui sono usati virus vivi attenuati. Così come tutti i vaccini appartenenti a questa categoria, la vaccinazione non viene effettuata negli individui con deficit immunitari, sotto terapia immunodepressiva o le donne in gravidanza. Per maggiori informazioni sul vaccino vi lascio il link al sito Vaccinarsì in fondo all’articolo.

I dati epidemiologici mondiali, aggiornati al 23 marzo 2017 (di cui trovate il link in fondo all’articolo divisi in tre sezioni: mondo, Europa e Italia), mostrano come il virus abbia causato, nel 2015, la morte di 134.200 bambini, la maggior parte dei quali sotto i 5 anni di età. Il 75% delle morti sono avvenute nella Repubblica Democratica del Congo, in Etiopia, India, Indonesia, Nigeria e Pakistan. Per quanto riguarda l’Europa il morbillo rimane endemico in Belgio, Francia, Germania, Italia, Polonia e Romania. In Italia dal 2013 al 2016 sono stati segnalati oltre 5000 casi di morbillo, e nel 2016 la maglia nera va alla Lombardia e alla Campania, mentre a febbraio 2017 sono stati segnalati 425 casi in 16 regioni/PA, portando i casi segnalati in questo nuovo anno a 692. Di questi l’84% si è verificato in 4 regioni: Piemonte, Lombardia, Lazio e Toscana.

Sul sito Epicentro trovate il bollettino settimanale. Questo strumento è così descritto: “per monitorare e descrivere in modo tempestivo l’epidemia di morbillo in corso nel nostro Paese da gennaio 2017, il ministero della Salute e l’Istituto superiore della sanità hanno avviato la produzione di un’infografica settimanale che fornisce una panoramica sulla distribuzione dei casi segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrata Morbillo e Rosolia, per Regione, per fascia di età e stato vaccinale.

La conclusione è quindi solo una: VACCINATEVI.

Andrea Borsa

Vaccinarsì, vaccino morbillo: Vaccino Mpr

Dati epidemiologici: Mondo, Europa, Italia

FONTI: Epicentro, Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi di Genova (parte il download del file), Pharmamedix

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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