Virus e molluschi bivalvi: quale correlazione?

Virus e molluschi bivalvi

I molluschi bivalvi (MB) sono un alimento abbastanza diffuso, in particolare nelle aree costiere o sub-costiere. Sono prodotti minimamente processati e impiegati in diverse preparazioni gastronomiche. Per alcuni di noi, sempre per la questione “origine pugliese”, si tratta di un alimento imprescindibile, che non deve mai mancare a tavola.

Storicamente associati a questi prodotti ritroviamo batteri come Vibro parahaemoliticus, V. cholerae, Salmonella enterica, ma anche virus come norovirus e virus dell’epatite A. Oggi dedichiamo la nostra attenzione ai virus, mettendo da parte per un momento i batteri.

I virus infestanti i molluschi

È datato ai primi anni ’50 Il primo episodio riconosciuto di malattia trasmessa da alimenti (MTA) correlata consumo di MB contaminati da virus: si trattava di ostriche contaminate dal virus dell’epatite A.

La sicurezza di questi prodotti è generalmente dovuta all’ambiente acquatico dove vivono, la presenza di inquinamento anche antropico, i processi di raccolta, stabulazione, depurazione, stoccaggio e conservazione. Molti di questi aspetti di igiene, tra cui raccolta, stabulazione, spedizione, sono attualmente regolamentati a livello europeo dal Reg. CE 853/2004, Sezione VII, allegato III.

I molluschi bivalvi sono organismi sedentari la cui sussistenza è incentrata sulla capacità di filtrare l’acqua al fine di procacciare i nutrienti, con dei tassi di filtrazione che arrivano fino a 10L/h. Questa filtrazione però non permette solo di assimilare il nutrimento composto da alghe, ma anche batteri e virus diffusi nell’ambiente acquatico.

È stato documentato che i MB hanno capacità di bioaccumulare e concentrare i virus fino a 100 volte rispetto a quanto si può rilevare nell’ambiente acquatico circostante. L’inquinamento antropico dell’ambiente marino, dovuto anche alla presenza di liquami, è correlato strettamente agli episodi di MTA causati da molluschi bivalvi contaminati da microrganismi patogeni. L’entità del problema aumenta nel momento in cui i MB sono consumati generalmente crudi o parzialmente cotti, cosa che avviene anche in alcune regioni della penisola italiana.

I processi di stabulazione e depurazione, comunemente adottati per rendere sicuri questi prodotti, sono poco utili ed efficaci nel ridurre la contaminazione virale rispetto alla carica dei coliformi fecali e altri batteri patogeni. Quindi gli indicatori fecali non possono essere utilizzati come indicatore della contaminazione da parte di virus come i norovirus (o anche Norwalk-like virus).

Lo stesso approccio è stato ribadito anche a livello europeo, al considerando 12 del reg. CE 2073/2005, citato testualmente:
Il 30 e 31 gennaio 2002 il CSMVSP* ha emesso un parere sui virus Norwalk-simili (NLV, Norovirus), concludendo che gli indicatori fecali convenzionali non sono affidabili per dimostrare la presenza o l’assenza di NLV…” Da un punto di vista epidemiologico i virus comunemente associati al consumo di molluschi bivalvi sono Norovirus e virus dell’epatite A.

Norovirus

I Norovirus (NoV) sono virus di piccoli dimensioni appartenenti all’omonimo genere, a sua volta contenuto all’interno della famiglia delle Caliciviridae. Sono virus a RNA, di piccole dimensioni solitamente comprese tra 27-28 nm di diametro.
I NoV, secondo dati raccolti dalla FAO e OMS in uno studio del 2008, sono stati responsabili tra il 12 e 47% delle malattie virali documentate. Numeri abbastanza importanti, vi consigliamo la lettura del report FAO/OMS per farvi un’idea.

In Europa i norovirus sono stati correlati a diversi episodi di MTA dovuti al consumo di ostriche contaminate.
Tra il 2000 e il 2007 circa il 17,5% delle malattie virali causate da norovirus era da imputarsi al consumo di molluschi bivalvi.
La prevalenza e il tasso di contaminazione dei MB, in particolare per le ostriche, dipendono dal tipo di ambiente acquatico considerato e varia a livello stagionale. A livello europeo una maggiore incidenza si rileva tra i mesi di ottobre e marzo.
Uno studio anglosassone di circa 2 anni, condotto tra il 2009 e il 2011, ha riportato che il 76,2% dei campioni di ostriche prelevate da 39 siti differenti è risultato contaminato da norovirus.

Virus dell’epatite A

Virus appartenente al genere Hepatovirus della famiglia delle Picornaviridae. Anche lui a RNA, riveste una certa importanza a livello sanitario, la sua incidenza e distribuzione sono fortemente legati al miglioramento delle condizioni igieniche.
I sintomi della malattia includono nausea, perdita di appetito, vomito e possono diventare più severi con l’avanzare dell’età e in soggetti immunocompromessi. È decisamente la malattia virale più seria associata al consumo di MB e il suo sodalizio con questi prodotti ittici ha visto diverse primavere: il primo episodio documentato è del 1955 in Svezia con 629 casi.

Il più importante ed esteso episodio di epatite A legata al consumo di MB è del 1988 a Shangai: circa 300.000 persone colpite.

Anche l’Italia si fa notare nel panorama mondiale: il consumo di molluschi bivalvi contaminati dal virus è stata una delle cause più importanti della diffusione dell’epatite A nel Bel Paese.

Si ringrazia la pagina Sicurezza ed Igiene degli alimenti per l’articolo “Virus e molluschi bivalvi: quale correlazione?”

Fonti:

  • Microorganisms in Foods 7, Microbiological Testing in Food Safety Management, International Commission on Microbiological Specifications for Foods (ICMSF), Edizione Springer 2018.
  • Koopmans, M., & Duizer, E. (2004). Foodborne viruses: An emerging problem. International Journal of Food Microbiology, 90, 23–41.
  • Roos, B. (1956). Hepatitis epidemic transmitted by oysters. Sven Lakartidn 53, 989–1003. (In Swedish.) (Cited by Pinto, R.M., Costafreda, M.I. & Bosch, A. 2009).
  • (Nappier, S. P., Graczyk, T. K., & Schwab, K. J. (2008). Bioaccumulation, retention, and depuration of enteric viruses by Crassostrea virginica and Crassostrea ariakensis oysters. Applied and Environmental Microbiology, 74, 6825–6831.
  • de Medici, D., Ciccozzi, M., Fiore, A., Di Pasquale, S., Parlato, A., Ricci-Bitti, P., & Croci, L. (2001). Close circuit sys- tem for the depuration of mussels experimentally contaminated with hepatitis A virus. Journal of Food Protection, 64, 877–880
  • FAO/WHO (Food and Agriculture Organization of the United Nations/World Health Organization). (2008c). Viruses in food: Scientific advice to support risk management activities: Meeting Report. Microbiological Risk Assessment Series No. 13. Rome.
  • Le Guyader, F. S., Bon, F., DeMedici, D., Parnaudeau, S., Bertone, A., Crudeli, S., Doyle, A., Zidane, M., Suffredini, E., Kohli, E., Maddalo, F., Monini, M., Gallay, A., Pommepuy, M., Pothier, P., & Ruggeri, F. M. (2006a). Detection of multiple noroviruses associated with an international gastroenteritis outbreak linked to oyster consumption. Journal of Clinical Microbiology, 44, 3878–3882.
  • Nenonen, N. P., Hannoun, C., Olsson, M. B., & Bergstrom, T. (2009). Molecular analysis of an oyster-related norovirus outbreak. Journal of Clinical Virology, 45, 105–108.
  • Baert, l., Uyttendaele, M., Stals, A., Van Coillie, E., Dierick, K., Debevere, J., & Botteldoorn, N. (2009). Reported food- borne outbreaks due to noroviruses in Belgium: the link between food and patient investigations in an international context. Epidemiology & Infection, 137, 316–325.
  • Lowther, J. A., Gustar, N. E., Powell, C., Hartnell, R. E., & Lees, D. N. (2012b). A two years systematic study to assess norovirus contamination in oysters from commercial harvesting areas in United Kingdom. Applied and Environmental Microbiology, 78, 5812–5817.
  • Halliday, M. L., Kang, L. Y., Zhou, T. K., Hu, M. D., Pan, Q. C., Fu, T. Y., Huang, Y. S., & Hu, S. L. (1991). An epi- demic of hepatitis A attributable to the ingestion of raw clams in Shanghai, China. Journal of Infectious Diseases, 164, 852–859.
  • Mele, A., Stazi, M. A., Corona, R., et al. (1990). Decline of incidence of A B and non-A non-B hepatitis in Italy results of four years surveillance 1985–88. The Italian Journal of Gastroenterology, 22, 274–280.
  • Mele, A., Pasquini, P., & Pana, A. (1991). Hepatitis A in Italy epidemiology and suggestions for control. The Italian Journal of Gastroenterology, 23, 341–343.
  • Salamina, G., & D’Argenio, P. (1998). Shellfish consumption and awareness of risk of acquiring hepatitis A among Neapolitan families – Italy, 1997. Eurosurveillance, 3, 97–98.
Foto dell'autore

Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

Lascia un commento

MICROBIOLOGIAITALIA.IT

Marchio®: 302022000135597

CENTORRINO S.R.L.S.

Bernalda, via Montegrappa 34

Partita IVA 01431780772