Il comportamento del cavallo

La storia evolutiva del cavallo inizia nell’Eocene, circa 55 milioni di anni fa, con la comparsa dei primi equidi appartenenti al genere Hyracoterium, Eohippus e Orohippus. Questi animali erano molto diversi dai cavalli moderni: erano alti appena 40 centimetri, avevano tutte le dita e avevano una piccola proboscide sul muso. Con il susseguirsi delle epoche si sono diversificati diversi generi di equidi, tra cui nel Miocene il Dinohippus, considerato il progenitore di Equus perché aveva un solo dito. Durante il Pleistocene si distinguono i due antenati principali, Equus ferus ferus e Equus ferus przewalskii, considerato il capostipite del cavallo moderno Equus ferus caballus. Oggi il cavallo è estinto in natura: gli individui che si trovano attualmente liberi in alcune zone sono stati reintrodotti. Questo meraviglioso animale viene allevato per scopi ludico-ricreativi e il suo impiego è ancora legato alla tradizione militare di molti paesi. Scopriamo insieme il comportamento del cavallo.

Equus ferus caballus, esemplare di razza Pony Connemara.
Figura 1 – Equus ferus caballus, esemplare di razza Pony Connemara. [Fonte: https://www.britishconnemaras.co.uk/breeding-owning/about-the-breed/]

Il cavallo e l’ambiente

Gli animali si pongono in maniera attiva nell’ambiente attraverso il comportamento esplorativo che è l’insieme di più pulsioni che rispondono ai diversi stimoli. Gli stati pulsionali in genere si escludono l’un l’altro per cui vale la regola dell’uno alla volta. In alcuni casi nessuno riesce a prevalere sull’altro per cui si assiste a un comportamento ambivalente: un cavallo che è al pascolo e vede passare un predatore ad una certa distanza, non fugge né mangia, ma continua a masticare quello che ha in bocca tenendosi pronto a un’eventuale fuga.

Le pulsioni devono essere soddisfatte e nel caso in cui ciò non accada si manifestano attività di sostituzione. Gli animali sociali come il cavallo possiedono dei moduli comportamentali atti sia alla creazione di un legame, come le cure parentali e la concezione del congenere come fonte di rifugio, che al suo mantenimento, come i meccanismi di inibizione dell’aggressività e la ricerca attiva del congenere.

Il comportamento aggressivo

L’aggressività è una pulsione più antica delle cure parentali. È fisiologica in situazioni come il mantenimento delle gerarchie all’interno del gruppo, nella lotta per la rivalità tra stalloni, nella protezione della prole. È anomala quando diventa attività di sostituzione per pulsioni insoddisfatte o quando è rivolta a priori a figure come veterinari, maniscalchi e personale di scuderia. “Questo comportamento si riscontra soprattutto nelle scuderie in cui il cavallo si sente confinato in uno spazio ristretto ma anche facilmente difendibile. Le varietà di aggressività verso le persone includono paura, dolore indotto, sessuale (ormonale), appresa e correlata al dominio. Alcuni cavalli, soprattutto quelli giovani, giocano tra loro mentre mostrano segni di aggressività come calci e morsi. Sebbene naturale tra i cavalli, ciò può essere pericoloso per le persone” (Landsberg & Denenberg, 2014).

Il cavallo manifesta il comportamento aggressivo con calci, morsi, movimenti rapidi della coda e impennandosi. Un cavallo in atteggiamento aggressivo mostra le labbra retratte, la testa inarcata e le orecchie all’indietro. In segno di sottomissione i cavalli abbassano la testa, avvicinando la coda al corpo e si allontanano dall’aggressore.

Rapporto fattrice-puledro

Alla nascita il rapporto fattrice puledro si forma tramite imprinting chimico, visivo e sonoro. I comportamenti aggressivi da parte della fattrice possono essere rivolti verso il puledro se il parto è stato doloroso, specialmente se primipara, o verso le persone per la protezione della prole. Lo svezzamento avviene ad opera del puledro che si separa gradualmente dalla madre, o prima del parto successivo se la cavalla è gravida. Se non c’è una nuova gravidanza, l’allattamento continua per un anno o più. In cattività il puledro viene improvvisamente e bruscamente sottratto alla madre tra il sesto mese e l’anno d’età circa (ciò dipende dalla disciplina d’impiego e dal tipo di addestramento); per facilitare l’operazione e renderla meno pericolosa per l’animale e per gli operatori, spesso i puledri vengono sedati.

Per la prima settimana di vita il puledro sta vicino (entro 5 metri circa) alla madre e viene allattato a richiesta. Fino al momento dello svezzamento il puledro diventa sempre più responsabile della separazione dalla madre, la quale invece si preoccupa di ricostruire la coppia madre-figlio.

Sono stati ideati dei sistemi di addestramento come l’imprinting training, ideato da Robert Miller, che sfrutta la tecnica di saturazione nel periodo utile dell’imprinting in senso stretto per desensibilizzare il puledro, mentre nell’addestramento per maturazione viene sfruttata la madre per insegnargli da subito la vita in scuderia.

Socialità

Socialmente i cavalli che vivono in contesti di semi libertà possono organizzarsi in:

  • harem, con uno stallone e alcune femmine;
  • bande, cioè gruppi misti in cui c’è uno stallone dominante e altri di indole remissiva utili ad intensificare la difesa del gruppo;
  • coppie, che si separano dagli altri per creare nuovi harem o bande;
  • gruppi di soli maschi giovani (che stanno insieme fino al raggiungimento della maturità sessuale) o di sole femmine.

Tra gli individui si creano legami saldi e duraturi, non necessariamente basati sulla parentela. Le attività sociali come dormire e mangiare insieme rafforzano il legame. Nel mantenimento delle gerarchie l’indole e l’esperienza sono preponderanti sulla mole e sulla forza fisica.

Essendo molto giocherelloni, al secondo giorno di vita i puledri iniziano un’attività solitaria di gioco, che si evolve in gioco sociale intorno al primo mese. E’ stato osservato che nelle interazioni tra puledri vi sono delle differenze di genere: i maschi tendono a combattere di più e a tentare di montarsi, mentre le femmine si rincorrono e dedicano più tempo al mutual grooming.

Riproduzione

I cavalli sono una specie poliestrale stagionale: presentano una successione di cicli estrali durante un determinato periodo dell’anno, dalla primavera all’autunno. Le cavalle raggiungono la maturità sessuale intorno al 18° mese di vita e durante la stagione riproduttiva vanno in calore ogni 18-24 giorni; l’estro dura in media 5 giorni. Nel periodo delle monte, lo stallone si accoppia con più femmine ed è maggiormente attratto da quelle di indole dominante; le fattrici in estro possono accoppiarsi dalle cinque alle dieci volte e può capitare che abbiano preferenze nella scelta degli stalloni con cui accoppiarsi: nel corteggiamento sono le femmine ad avere un ruolo più attivo, dando inizio al processo comunicativo che comprende una sequenza di interazioni pre-accoppiamento tra cavalla e stallone quali stimoli visivi, come il sollevare la coda per assumere una postura “a bandiera” per esporre la vulva, e stimoli olfattivi, come i feromoni presenti nelle urine durante l’estro, percepiti tramite l’organo vomeronasale (flehmen).

La gestazione dura in totale 11 mesi, con variazioni molto ampie nelle diverse razze. Il primo estro fertile può comparire già dopo 5-15 giorni dal parto.

Espressione delle emozioni

Il cavallo esprime le emozioni attraverso il linguaggio del corpo e i suoni. I suoni principali sono il nitrito, lo sbuffo, il grugnito e il soffio, modulati in intensità diverse a seconda delle circostanze, oltre ai vocalizzi materni e ai vocalizzi di accoppiamento. Con il linguaggio del corpo si presta attenzione alla posizione delle orecchie, della bocca e della testa e altri atteggiamenti ben definiti come il mostrare il posteriore – segno inequivocabile di avvertimento che precede per esempio un calcio.

Per il cavallo come per altre specie animali è stata ideata una Grimace Scale, o scala della sofferenza, per il riconoscimento dello stato dolorifico. Sono state individuate sei unità di azione in riferimento alle espressioni facciali del cavallo: orecchie rigide all’indietro, irrigidimento orbitale, tensione sopra la zona degli occhi, muscoli masticatori tesi e prominenti, bocca tesa e mento pronunciato e narici tese e appiattimento del profilo. Ad ognuna unità viene attribuito un punteggio: 0, non presente; 1, moderatamente presente; 2, chiaramente presente.

Comportamento del cavallo e linguaggio del corpo

Che cosa sta cercando di comunicare un cavallo quando…

  • alza la coda: allerta o eccitazione
  • abbassa la coda: sottomissione, paura, stanchezza fisica o dolore
  • alza e tiene sollevata la coda: forte eccitazione o estrema paura
  • agita la coda: irritazione
  • scalpita: impazienza, irritazione
  • raspa: dominanza, stato emotivo frustante
  • dà dei colpi con il muso: richiesta di gioco o di allontanamento perché si sta invadendo troppo il suo spazio personale
  • strofina la testa addosso: richiesta di mutual grooming
  • annuisce ripetutamente: richiesta di attenzione
  • tenta di mordere: fastidio, aggressività
  • arriccia il labbro superiore: sta usando l’organo vomeronasale per analizzare gli odori

Ogni cavallo ha la sua personalità e alcuni gesti possono avere significati diversi in individui diversi e a seconda delle circostanze.

Domesticazione

La domesticazione dei cavalli è iniziata circa 5.000 anni fa nell’area compresa tra la Cina e la Russia. Nel 4.000 a.C. erano già usate forme rudimentali di imboccature, successivamente all’invenzione della ruota compaiono i primi carri trainati da cavalli, soprattutto carri da guerra. Il primo testo scritto sull’addestramento del cavallo, inciso su una tavoletta di argilla, risale al 1.500 a.C. e l’autore è Kikkuli, maestro addestratore della Mesopotamia. Le prime selle compaiono intorno all 800 a.C., mentre le staffe e i ferri per gli zoccoli si diffondono a partire dal I sec d.C. Nel 680 a.C. la corsa con le bighe entra a far parte dei Giochi Olimpici in Grecia.

Il cavallo si è evoluto per pascolare e scappare dai predatori. L’istinto più sviluppato è la fuga: l’evoluzione ha portato ad avere un animale con arti in grado di coprire circa 3 metri per falcata al galoppo, con lo stomaco di dimensioni ridotte e la capacità di defecare a comando e la necessità di riposare solo 3-4 ore al giorno. Il cavallo è naturalmente un campione di corsa ed è stato selezionato in base alla predisposizione fisica alle diverse discipline. Oggi esistono circa 250 razze di cavalli di cui 2/3 sono state selezionate per gli sport.

I disturbi comportamentali e le stereotipie

Il cavallo è un erbivoro fortemente sociale che si è evoluto per pascolare e scappare dai predatori. Limitare la possibilità di movimento, ridurre considerevolmente il numero dei pasti, non consentire il contatto sociale e fisico con altri conspecifici sono condizioni stressanti perché non rispettano i suoi bisogni essenziali. La condizione di stress prolungato può portare all’insorgenza di disturbi del comportamento quali le stereotipie e le risposte fobiche.

Classificazione dei comportamenti anomali del cavallo.

ANOMALIE
ORALI ED INGESTIVESOMATICHE O MOTORIEREATTIVE
Ticchio d’appoggio/aerofagicoBallo dell’orsoAggressività autodiretta
LignofagiaCamminare in tondo in boxAggressività verso altri
cavalli o verso le persone
BruxismoIncensareIperattività
CoprofagiaCalciare e raspare
Sfregare la coda

Alcune di queste anomalie vengono definiti anche come vizi di stalla (Houpt K. , 1981): lignofagia, ballo dell’orso, calciare, ticchio, raspare. I vizi di stalla devono essere dichiarati al momento dell’acquisto del cavallo; se ciò non avviene, l’acquirente ha il diritto di restituire il cavallo entro sette giorni dall’acquisto (art. 1490 del Codice Civile). La persistenza dei comportamenti stereotipati è dovuta al meccanismo di risposta dell’organismo a una condizione di stress cronico prolungato che porta ad alterazione del sistema dopaminergico e/o della fisiologia degli oppioidi endogeni. Gli individui possono essere più o meno sensibili alle condizioni ambientali in cui vivono e rispondere in maniera diversa agli stessi stimoli. La manifestazione di questi tipi di comportamenti è propria di animali che non vivono in condizione di benessere. Il benessere è lo stato di completa sanità fisica e mentale che consente all’animale di vivere in armonia con il suo ambiente (definizione OMS/Hughes 1976).

Che cos’è:

  • ticchio d’appoggio: l’atto di appoggiarsi con gli incisivi a una superficie e mordere;
  • ticchio aerofagico: in posizione di ticchio d’appoggio ma con ingestione di aria che segue l’esofago prima di tornare nel cavo orale (è ancora dibattuto se sia una possibile concausa dell’insorgenza di coliche);
  • ballo dell’orso: il cavallo alterna il peso sui posteriori e muove la testa da destra a sinistra; i movimenti ripetitivi si manifestano per un lasso di tempo più lungo rispetto al ticchio e il ballo viene alternato a giri in circolo nel box (o nel paddock); se il cavallo non ha possibilità di camminare aumenta la velocità di ripetizione del ballo.

Fonti

Crediti immagini

Foto dell'autore

Annachiara Grasso

Sono laureata in Scienze Zootecniche e Tecnologie delle Produzioni Animali e da sempre mi occupo di benessere e comportamento animale. Attualmente sono iscritta a un Master Internazionale sull'ecologia del cambiamento climatico. Coltivo diverse passioni, tra cui la scrittura e la divulgazione scientifica.

Lascia un commento

MICROBIOLOGIAITALIA.IT

Marchio®: 302022000135597

CENTORRINO S.R.L.S.

Bernalda, via Montegrappa 34

Partita IVA 01431780772