Monte Mabu, un luogo ancora da esplorare

Esistono ancora luoghi inesplorati?

Ad oggi, potrà sembrarci assurdo ma sulla Terra esistono dei luoghi ancora inesplorati. Siamo abituati a pensare di aver scoperto ogni angolo del pianeta, che ormai ci sia rimasto da esplorare solamente lo spazio. Ma non è così. Non solo gli oceani, ma esistono dei luoghi nel quale l’uomo ancora non ha messo piede o di cui comunque conosce ben poco. Uno di questi è proprio il monte Mabu, in Mozambico. Questa montagna possiede una foresta pluviale vergine che è stata scoperta solo nel 2005 da un team di scienziati di London’s Kew Gardens. Questo team guidato da Julian Bayliss è riuscito nell’impresa sfruttando un metodo assai insolito, Google Earth. Ma approfondiamo la questione.

Visuale del monte Mabu
Figura 1 – Visuale del monte Mabu. [Fonte: https://www.diarioeconomico.co.mz/]

Storia del monte Mabu

Il Monte Mabu è un massiccio granitico, alto 1700 metri, situato nella zona settentrionale del Mozambico. Qui vivono alcune comunità locali che circondano il suo areale: Nangaze, Nvava e Limbue. Per questi popoli la montagna svolge un ruolo fondamentale sia a livello di sostentamento sia a livello spirituale. Essa infatti fornisce loro cibo, animali, terre e foraggiamenti, ma non solo. Per queste comunità il monte Mabu è il luogo dove risiedono gli spiriti dei loro sovrani dopo la morte. Questo crea un legame indissolubile tra i popoli nativi e la montagna, che diventa così il luogo d’elezione in cui celebrare riti religiosi e cerimonie tradizionali.

Il monte Mabu nonostante fosse molto importante per le comunità locali africane non fu preso molto in considerazione dagli europei. In epoca coloniale gli esploratori che passarono in Mozambico, come Joseph Last e Maugham, effettuarono numerose ricerche nel paese. Tuttavia non ritennero di grande interesse la montagna, che venne così by-passata. Probabilmente ciò è dovuto alla sua particolare conformazione: terreno accidentato, scarso potenziale agricolo e basso numero di popolazione locale. Il primo interesse economico nell’area del monte Mabu avvenne nel 1930. La compagnia Wilson, Smithett & Co. avviò nell’allora Tacuane District le prime piantagioni di tè. La compagnia crebbe enormemente nell’area settentrionale del Mozambico, superando di molto la concorrenza presente nei paesi vicini come il Malawi e Kenia.

Il monte Mabu, oggi

Nonostante l’aumento dei terreni utilizzati per coltivare tè e lo sviluppo economico locale il monte Mabu non suscitò l’interesse degli agricoltori. Negli anni, inoltre, le comunità locali ne difesero l’integrità, limitandone gli accessi, affinché venisse preservata la sua sacralità. Attualmente, il monte Mabu non corre particolari rischi di veder sfruttato il proprio territorio. Dato l’elevato valore naturalistico e scientifico che possiede, le visite sono monitorate dalla popolazione locale e da diverse associazioni. Proprio quest’ultime si stanno battendo per rendere la montagna un’area protetta, tra queste: la Justica Ambiental, RADEZA e la Fauna and Flora International.

Una foresta vergine ricca di flora e fauna

Il monte Mabu possiede una delle foreste pluviali ad altitudine compresa tra i 1000 e i 1400 metri più estesa dell’Africa meridionale. La sua superficie copre 7880 ettari, 4564 dei quali compresi nell’altitudine prima citata e ulteriori 920 sopra i 1400 metri. La scarsa documentazione di questa foresta la rende decisamente interessante e ricca di nuove possibilità di ricerca. Nonostante fossero molto diffuse le piantagioni di tè in sua prossimità, negli anni gli agricoltori non hanno avuto alcun interesse a documentare la flora e fauna presenti sulla montagna.

L’interesse per la foresta pluviale presente sul monte Mabu è cresciuto esponenzialmente quando nel 2005 il team di Julian Bayliss la scoprì tramite Google Earth. Questa scoperta da parte della comunità scientifica ha avviato una serie di spedizioni (2005 e 2008) per documentare la fauna e flora locali. Grazie anche alle comunità e associazioni locali si è riusciti a mappare le zone della foresta vergine. Hanno usato due tipologie diverse di mappatura della vegetazione: una basata sull’utilizzo di immagini satellitari uniti ai dati storici e un altro che prevede una classificazione basata sull’algoritmo di massima verosimiglianza supervisionato da immagini radiometriche e geometriche.

Nuove specie animali e vegetali sul monte Mabu

Le varie spedizioni effettuate sul monte Mabu hanno permesso di registrare numerose specie animali e vegetali, alcune delle quali fino ad allora sconosciute.

Sono state registrate 249 specie di piante appartenenti alla foresta pluviale. Di queste, 18 presentano un elevato interesse data la loro rilevanza a livello di diffusione, rarità e conservazione. Possiamo trovare tre specie di orchidee mai registrate in Mozambico. Una nuova specie di Loranthaceae, la Helixanthera schizocalyx, pianta parassita e rampicante, endemica proprio del monte Mabu. Altre, come la Cryptostephanus vansonii e la Dianella ensifolia invece ci forniscono interessanti informazioni riguardanti la diffusione e lo sviluppo di queste piante.

I ricercatori hanno registrato126 specie di uccelli, 5 delle quali sono in via d’estinzione. Di notevole rilievo è la presenza di cospicue popolazioni di Thyolo Alethe, una specie di passero, e del barbetto verde. Mentre è stata confermata la presenza di piccoli gruppi di due specie a rischio, il cantore maculato delle montagne e lo Swynnerton’s robin.

Swynnerton's robin
Figura 2 – Swynnerton’s robin. [Fonte: https://en.wikipedia.org/]

Di notevole interesse è stata la scoperta di 4 nuove specie di farfalle e di 3 nuove sub-specie, a fronte delle 203 totali registrate. Le specie in questione sono: la Cymothoe sp. nov., il cui DNA risulta molto diverso da tutte le altre specie montane dell’Africa orientale, l’Epamera sp. nov.,di cui hanno trovato solo esemplari femmina, la Baliochila sp. nov. e la Leptomyrina sp. nov.

Per le altre specie, ne sono state registrate 12 di pipistrelli, di cui una nuova, il Rhinolophus mabuensis appartenente alla famiglia dei Rinolofidi (noti come ferri di cavallo). 7 specie di anfibi e 15 di rettili, tra questi tre sono unicamente presenti sul monte Mabu: la vipera Atheris mabuensis, il camaleonte Nadzikambia baylissi e il camaleonte pigmeo Rhampholeon.

Atheris mabuensis
Figura 3 – Atheris mabuensis. [Fonte: https://www.researchgate.net/]

Conclusioni

Il monte Mabu, ma non solo, è uno di molti altri luoghi presenti sul nostro pianeta che devono ancora essere scoperti od esplorati appieno. Le difficoltà che hanno impedito all’uomo di trovare questi posti segreti, potrebbero diventare accessibili grazie alle nuove tecnologie. Questo, però, non deve impedirci di riflettere sulle conseguenze che potrebbero succedersi. Le scoperte effettuate devono permettere all’uomo di accrescere la propria conoscenza del mondo e il desiderio di preservarlo. Perché l’umanità ha il compito e il dovere di proteggere e non di distruggere.

Fonti

Crediti immagini

  • Immagine in evidenza: https://www.telegraph.co.uk/multimedia/archive/01210/1210444i.jpg
  • Figura 1: https://www.diarioeconomico.co.mz/wp-content/uploads/2021/03/c741924b3.png
  • Figura 2: https://en.wikipedia.org/wiki/Swynnerton%27s_robin#/media/File:Swynnertonia_swynnertoni,_Seldomseen,_Birding_Weto,_a.jpg
  • Figura 3: https://www.researchgate.net/profile/Julian-Bayliss/publication/260992131/figure/fig3/AS:669038044774406@1536522508188/Atheris-mabuensis-n-sp-Holotype-PEM-R17901.png
Foto dell'autore

Riccardo Rosa

Chimico, laureato in chimica e tecnologia farmaceutiche, appassionato di biologia e microbiologia

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