Superbugs e antibioticoresistenza: quale futuro?

Antibiotici: un mezzo importante per la guarigione da infezioni batteriche

Gli antibiotici, sin dagli anni ’50 e tutt’oggi, rappresentano un mezzo fondamentale per il controllo delle malattie infettive. La loro introduzione ha contribuito al miglioramento del benessere umano e animale e rappresenta un mezzo importante per la guarigione da infezioni batteriche e anche per garantire lo standard delle produzioni di alimenti di origine animale.

Il problema dell’antibiotico-resistenza

Settant’anni più tardi, queste applicazioni sono sfidate dalla comparsa del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Si tratta di è un fenomeno biologico naturale che si verifica per l’emergenza e la propagazione di fattori di resistenza batterica agli antibiotici, ed è innescata ed amplificata dalla pressione selettiva esercitata sulle popolazioni microbiche attraverso l’uso di questi farmaci.

L’utilizzazione inadeguata di antimicrobici terapeutici in medicina umana e veterinaria, l’impiego di antimicrobici a fini non terapeutici e l’inquinamento ambientale da antimicrobici accelerano la comparsa nonché la propagazione di microorganismi resistenti comportando gravi conseguenze. A livello nazionale la legislazione di settore è già intervenuta rendendo sanzionabile l’uso improprio dei medicinali veterinari (l’uso di un medicinale veterinario in modo non conforme a quanto indicato nel riassunto delle caratteristiche del prodotto; il termine si riferisce anche all’abuso grave o all’uso scorretto di un medicinale veterinario) ai sensi dell’art. 108, comma 9 del DLvo 193/2006 con pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.582,00 a euro 15.493,00.

Qualsiasi farmaco ad uso veterinario deve essere utilizzato responsabilmente, sulla base di una visita dell’animale da parte del medico veterinario che stabilisce la diagnosi e prescrive con propria ricetta il tipo di farmaco autorizzato per quella specie animale, necessario a curare la patologia accertata. L’uso responsabile del farmaco coinvolge più soggetti: le aziende farmaceutiche, il produttore, il Servizio Veterinario pubblico, il medico veterinario libero professionista e l’allevatore. Le aziende farmaceutiche produttrici dei farmaci veterinari hanno il compito di garantire la qualità, la sicurezza e l’efficacia clinica del farmaco e in collaborazione con le Autorità competenti e le Agenzie governative di monitorare la sensibilità dei batteri ai farmaci antimicrobici (operazione complessa che richiede la raccolta di campioni rappresentativi ed una corretta valutazione dei risultati).

Il Piano d’azione di lotta ai crescenti rischi di resistenza antimicrobica pubblicato a fine dicembre 2011 dalla Commissione Europea mette l’accento sugli interventi da adottare in ambito umano e veterinario e indica che l’utilizzo inadeguato di antimicrobici terapeutici in medicina umana e veterinaria è alla base delle resistenze, e dunque occorre intervenire.

Antibiotico-resistenza: quanto è grande questo problema?

La resistenza agli antimicrobici è la capacità di un microrganismo di resistere all’azione di un antibiotico. Quando ciò è dovuto alla natura del microrganismo stesso, questa si chiama resistenza intrinseca. In tal caso il microrganismo in questione non è mai stato sensibile a un particolare antimicrobico. In altri casi, ceppi batterici che in precedenza erano sensibili a un particolare antibiotico sviluppano una tolleranza nei sui confronti: si tratta della cosiddetta resistenza acquisita.

Microbi che sono resistenti a un tipo di antibiotico possono ancora essere sensibili ad altri tipi. A volte, un dato ceppo batterico può diventare resistente a diversi tipi di antibiotici. Viene comunemente definita resistenza multipla agli antimicrobici la resistenza a quattro o più antimicrobici appartenenti a classi diverse. Lo sviluppo di resistenza acquisita avviene attraverso “la selezione naturale “.

Dal momento che i batteri possono riprodursi molto rapidamente (possono crescere e riprodursi in soli venti minuti), in relazione all’enorme numero di microrganismi presenti nell’ambiente, lo sviluppo della resistenza microbica può verificarsi in tempi relativamente brevi. L’antibiotico-resistenza acquisita può svilupparsi con due modalità: spontaneamente da una mutazione casuale del materiale genetico del microrganismo che lo rende resistente ad un certo tipo di antimicrobico, oppure attraverso l’acquisizione di geni di resistenza direttamente da altri microbi. Nel primo caso, in presenza di tale antibiotico, i batteri sensibili non cresceranno mentre i “mutanti” resistenti cresceranno, si moltiplicheranno e potranno essere trasmesse ad altri animali o persone. Nel secondo caso il batterio che trasmette il gene di resistenza può non essere di per sé un agente patogeno. Quindi, un organismo non patogeno può sviluppare la resistenza e poi passarla a uno patogeno. Ciò è particolarmente importante nei batteri.

Questi geni di resistenza sono presenti su porzioni di DNA che possono essere trasferiti tra i vari batteri e sono noti come elementi genetici mobili. Tali elementi genetici mobili spesso contengono cluster di geni che possono contenere anche fattori di resistenza multipli, conferendo al microrganismo ricevente caratteristiche di resistenza multipla. La tolleranza alle sostanze antimicrobiche non si sviluppa soltanto nei confronti di molecole di antibiotici, ma anche nei confronti di altre categorie di sostanze chimiche, come ad esempio disinfettanti (es. sali quaternari di ammonio) e composti di metalli, utilizzati nell’alimentazione degli animali da reddito come condizionatori della flora microbica e promotori di crescita, come ad esempio Solfato di rame e Ossido di Zinco.

La resistenza multipla (o co-resistenza) a diverse molecole di sostanze antimicrobiche in agenti patogeni animali o agenti zoonosici (es. Escherichia coli, Salmonella thiphimurium DT104, 5 Methicillin-Resistant Staphylococcus aures) è un fenomeno osservato ormai da alcune decine di anni. L’uso di anche una soltanto delle classi di antibiotici (es. aminopenicilline, tetracicline, sulfonamidi, aminoglicosidi, amfenicoli), o di composti di metalli come il Rame e lo Zinco, è in grado di favorire per selezione l’emergenza, la diffusione, e la permanenza degli agenti patogeni resistenti anche alle altre classi di molecole.

Perché è un problema l’antibiotico-resistenza?

I batteri patogeni resistenti non necessariamente provocano gravi malattie rispetto a quelli più sensibili ma la patologia diventa più difficile da trattare, in quanto risulterà efficace una ridotta gamma di farmaci antimicrobici. Ciò può dar luogo a un decorso più lungo o a maggiore gravità della malattia e in alcuni casi, anche alla morte. L’uso di antimicrobici, sia negli animali che nell’uomo, può aumentare i livelli di resistenza nelle popolazioni batteriche, provocando in seguito problemi se si viene poi infettati da batteri resistenti.

La misura in cui l’impiego degli antibiotici negli animali contribuisce al problema generale della resistenza agli antibiotici nelle persone è ancora incerta. Tuttavia è innegabile la necessità di limitare la diffusione delle resistenze agli antibiotici in alcuni patogeni animali e agenti zoonotici di origine alimentare.

Bibliografia

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