
L’emicrania è un disturbo neuro-vascolare diffuso. Colpisce milioni di persone in tutto il mondo compromettendo spesso la qualità della vita. Attualmente i farmaci che si utilizzano si concentrano sull’alleviamento dei sintomi piuttosto che affrontare le cause sottostanti. Inoltre i farmaci hanno spesso un’efficacia limitata e c’è recidiva degli attacchi. Pertanto, è urgente sviluppare strategie di gestione della malattia sia per prevenire che per attenuare i fattori che peggiorano e perpetuano il quadro clinico. Nuove prove suggeriscono un ruolo cruciale del microbiota intestinale nella modulazione dell’emicrania, in particolare attraverso meccanismi che coinvolgono la neuro-infiammazione e la regolazione metabolica.
Fattori modificabili, tra cui stile di vita, dieta, attività fisica offrono notevoli opportunità di intervento.
Secondo gli studi, la dieta e la nutrizione sono fondamentali nell’influenzare la fisiopatologia dell’emicrania.
Alimenti come bevande alcoliche, cioccolato, caffeina e latticini sono stati identificati come potenziali “fattori scatenanti” per l’emicrania, sebbene le prove rimangano inconcludenti a causa di risultati contrastanti.
I fattori nutrizionali possono modulare diversi percorsi metabolici, influenzando i livelli di neurotrasmettitori (GABA e serotonina) e il metabolismo del glucosio, dei lipidi e delle proteine, nonché la composizione del microbiota.
Alcuni studiosi hanno dimostrato come, nei pazienti con emicrania, la biodiversità e la ricchezza microbica intestinale siano ridotte, favorendo le specie di Clostridium che possono essere associate a disturbi gastrointestinali.
Asse microbiota-intestino-cervello e il ruolo dell’infiammazione nell’emicrania
Gli esseri umani non sono fatti solo di cellule umane.
Ognuno di noi ospita una massa batterica totale di 200g. L’insieme di questi microrganismi che coabitano con l’organismo ospite, possono interagire tra loro attraverso complessi meccanismi.
Questi microrganismi (tra cui virus, archaea, batteri e funghi) possono produrre metaboliti, modulare neurotrasmettitori e influenzare il metabolismo di vitamine e farmaci.
ln particolare, il microbiota intestinale può stabilire una comunicazione complessa detta “asse microbiota-intestino-cervello”, che mette in contatto l’intestino e il sistema nervoso centrale (SNC). Questa comunicazione avviene sia unidirezionalmente, tramite metaboliti che attraversano la barriera emato-encefalica (BBB), sia bi-direzionalmente attraverso il nervo vago.
Inoltre, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), modellando i livelli di cortisolo, può alterare la permeabilità intestinale, e alla fine anche i neuroni stessi possono intervenire nella regolazione di questo asse complesso. Inoltre, nell’intestino, le cellule immunitarie e le citochine infiammatorie prodotte, come le interleuchine (IL-1, IL-6), il fattore di necrosi tumorale (TNF-α) e la proteina C-reattiva (PCR), sembrano essere coinvolte nel dolore emicranico, peggiorando la gravità degli attacchi.
Gli acidi grassi a catena corta (SCFA), tra cui acetato, butirrato e propionato, sono fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio intestinale (eubiosi) e possono raggiungere il SNC attraversando la circolazione portale. A livello del sistema nervoso centrale, gli acidi grassi a catena corta svolgono numerose funzioni, come:
- la promozione della proliferazione e della differenziazione dei neuroni,
- esercitano effetti neuroprotettivi,
- promuovono la produzione del fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF) che stimola la produzione di nuove cellule celebrali e rafforza quelle esistenti
- riducono le citochine pro-infiammatorie (sopprimendo il TNF alfa) e l’attività endotossica del lipopolisaccaride (LPS).
Emicrania e disturbi gastrointestinali: esiste un collegamento?
Secondo gli studi, oltre il 70% dei pazienti affetti da emicrania presenta uno o più disturbi gastrointestinali.
Dall’altra parte, pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali, celiachia, sindrome dell’intestino irritabile, dispepsia funzionale, gastroparesi e ulcere peptiche sembrano avere una maggiore prevalenza di emicranie.
Si ritiene che il sistema nervoso autonomo svolga un ruolo significativo nell’associazione tra emicrania e disturbi gastrointestinali, date le somiglianze nei sintomi che includono nausea, vomito, dispepsia e gastroparesi.
Le citochine pro-infiammatorie come IL-1β, IL-6, IL-8 e TNF-α , così come altri metaboliti tipici dell’infiammazione sono implicate sia nelle emicranie che nei disturbi gastrointestinali, contribuendo al dolore viscerale e all’infiammazione sistemica.
Correlazione tra obesità ed emicrania
Il collegamento tra obesità ed emicrania rimane poco chiaro, sebbene entrambe le condizioni condividano meccanismi comuni come infiammazione sistemica cronica, disregolazione dell’appetito e disbiosi.
Dieta e stile di vita hanno mostrato effetti promettenti su entrambe le condizioni.
Gli studi dimostrano che una riduzione dell’Incide di Massa Corporeo (IMC) è correlata a un minor numero di episodi di cefalea .
Inoltre, alcuni studiosi hanno scoperto che l’obesità è più diffusa tra i bambini con emicrania rispetto alla popolazione generale, con i bambini obesi che sperimentano attacchi più frequenti.
Tuttavia, obesità ed emicrania sono due malattie croniche, la cui connessione deve ancora essere chiarita.
Neurotrasmettitori e postbiotici: i messaggeri silenziosi del microbiota
I pazienti che soffrono di emicrania spesso presentano disfunzione dell’ipotalamo che è una struttura del cervello che regola l’assunzione di cibo, l’appetito e il ciclo sonno-veglia.
Il collegamento tra emicrania e microbiota intestinale è determinato da neurotrasmettitori come la serotonina, le adipochine e l’oressina. Questi vengono metabolizzati dal microbiota intestinale e svolgono un duplice ruolo nella regolazione dell’appetito e nella patogenesi dell’emicrania.
La serotonina è un neurotrasmettitore, il 90% del quale è prodotto da cellule intestinali e solo il 5-10% dai neuroni nel cervello. Il suo precursore, il triptofano, derivato da alimenti come latticini, uova e pesce, viene metabolizzato dal microbiota intestinale. La serotonina promuove localmente la peristalsi intestinale, mentre regola centralmente l’umore, la nocicezione e il senso di fame-sazietà .
Nei soggetti con emicrania, si riscontrano bassi livelli di serotonina tra una “crisi” e l’altra, con conseguente aumento dell’assunzione di cibo.
Le adipochine sono citochine prodotte dal tessuto adiposo. L’adiponectina è una molecola antinfiammatoria che partecipa all’omeostasi del glucosio. I livelli di adiponectina sono legati alla percentuale di grasso corporeo. Nello specifico, gli obesi producono livelli più bassi di adiponectina rispetto ai soggetti normopeso. Inoltre bassi livelli di adiponectina sono correlati al diabete, alla sindrome metabolica, alle malattie cardiovascolari e all’infiammazione cronica di basso grado. La concentrazione di adiponectina è tendenzialmente più elevata nei pazienti con emicrania cronicha rispetto a soggetti con episodi rari o sani.
L’oressina, un neuropeptide ipotalamico che regola l’appetito e il ciclo sonno-veglia, mostra livelli alterati nei soggetti emicranici. È interessante notare che studi preclinici hanno associato l’oressina a un aumento del comportamento di ricerca del cibo in condizioni di basso glucosio, suggerendo un ruolo nei fattori scatenanti dell’emicrania.
Dieta ed emicrania
Gli interventi dietetici che attualmente vengono considerati di supporto per la gestione dell’emicrania e per riequilibrare il microbiota intestinale sono:
- Dieta Dash, inizialmente concepita per trattare i pazienti con ipertensione, si concentra sulla riduzione di sodio, grassi saturi e zuccheri semplici (principalmente dolci), promuovendo il consumo di cereali integrali, frutta e verdura. Questo regime nutrizionale si è dimostrato utile negli adulti per ridurre la frequenza, la gravità e la durata degli attacchi di emicrania.
- Dieta mediterranea ricca di frutta, verdura, legumi e semi e povera di grassi saturi, zuccheri semplici e carboidrati raffinati. Per i suoi effetti protettivi dal rischio cardiovascolare, anche in soggetti predisposti allo sviluppo di malattie cardiovascolari (ipertensione, diabete di tipo 2 e fumatori) sembra portare risultati molto simili al DASH nei pazienti con emicrania.
- Dieta a basso indice glicemico si basa sull’inclusione di alimenti che hanno un basso indice glicemico, quindi inferiore a <50. Gli alimenti con un IG elevato come pane bianco, riso e dolci zuccherati portano a un picco glicemico dopo il pasto elevato rispetto agli alimenti con un IG basso. Tra gli alimenti a basso IG, abbiamo quelli inclusi nella dieta mediterranea, come legumi, semi, verdure non amidacee e carboidrati integrali. Per i pazienti che soffrono di emicrania, un profilo di maggiore stabilità glicemica sembra apportare maggiori benefici, migliorando anche la sensibilità all’insulina.
Alimenti funzionali e somministrazione di integratori: prebiotici, probiotici e postbiotici
La FAO definisce gli alimenti funzionali come alimenti che, oltre a contenere macronutrienti, possono, grazie a nutrienti specifici, essere benefici per la salute.
Gli alimenti funzionali hanno quindi un impatto positivo sulla salute dell’individuo che va oltre la semplice nutrizione di base.
I prebiotici sono stati definiti come “cibo” che viene utilizzato selettivamente dai microrganismi ospiti, fornendo così effetti benefici sulla salute. Tra i prebiotici utili per la salute umana troviamo gli oligosaccaridi del latte umano (HMO), i galattooligosaccaridi (GOS), i fruttooligosaccaridi (FOS), l’inulina e gli amidi resistenti.
I probiotici invece, sono microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguate, conferiscono benefici all’organismo ospite.
Spesso si somministrano insieme probiotici con la propria fonte di prebiotici in modo da favorire la crescita dei microrganismi benefici.
Ad esempio, Bifidobacterium longum infantis, Bifidobacterium breve e Bifidobacterium bifidum possono metabolizzare gli HMO, promuovendo così una corretta colonizzazione microbica.
Nei pazienti con emicrania, l’integrazione probiotica ha dimostrato di avere successo nel ridurre gli attacchi di emicrania.
Un possibile meccanismo d’azione è la promozione da parte dei batteri degli SCFA, promuovendo così l’integrità della barriera epiteliale intestinale e riducendo la cascata infiammatoria.
Conclusioni
Esiste una relazione multidirezionale alla base del microbiota, della neuroinfiammazione, dell’emicrania e dell’obesità.
Questi fattori influenzano fortemente la qualità della vita del paziente, alterandone spesso di conseguenza la salute mentale.
Inoltre, rappresentano patologie diffuse che incidono sui costi diretti e indiretti sostenuti dalla società a livello sanitario.
Per queste ragioni, c’è urgenza e necessità di un cambio di punto di vista. Infatti, concentrandosi solo sul sintomo si rischia di perdere di vista la totalità che caratterizza il corpo umano, composto non solo da cellule e tessuti ma anche da un consorzio microbico in grado di modulare numerosi aspetti della nostra salute.
Sono necessarie ulteriori ricerche e studi clinici per comprendere quale sia il modello alimentare appropriato per i pazienti con emicrania e quali possano essere le possibili frontiere nel campo dell’integrazione prebiotica, probiotica e postbiotica che possono essere inserite nel percorso terapeutico.
Fonti:
Crediti immagini:
- Figura 1 e Immagine di copertina: Immagine creata da Velia Caputo