Collisioni tra balene e navi

Gli incontri tra le balene e le imbarcazioni sono diventati più frequenti da quando è aumentato il traffico navale – soprattutto vicino alle coste. Ad oggi, la collisione con le navi è una delle principali minacce per le popolazioni di balene. Infatti, quando questi animali urtano grandi imbarcazioni si possono ferire o restare uccise. Raramente, invece, sono le navi ad essere danneggiate. Al contrario, le imbarcazioni più piccole possono essere danneggiate con possibili conseguenze anche per passeggeri ed equipaggio. Inoltre, le frequenti collisioni con le balene possono indurre le navi a deviare le rotte di navigazione e modificare i limiti di velocità con ripercussioni economiche. Varie organizzazioni considerano il maggior rischio di collisioni tra balene e navi come un problema emergente tanto da studiare delle strategie mirate di prevenzione.

Tra queste, la Commissione internazionale per la caccia alle balene (International Whaling Commission – IWC), l’Organizzazione marittima internazionale (IMO) e la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) stanno sviluppando piani strategici per ridurre l’impatto delle collisioni con le navi sulle popolazioni di cetacei fino al 2032.

Collisioni tra balene e navi: tutto ebbe inizio alla fine del 1800

I primi impatti segnalati tra navi e balene risalgono alla fine del 1800 quando iniziò ad aumentare la velocità di navigazione. Tra il 1950 e il 1970 la velocità aumentò ancora e contemporaneamente anche il numero di cetacei vittime di collisioni con le navi. Tra le balene ad alto rischio di collisione ci sono le balenottere comuni (Balaenoptera physalus), le balene franche (Eubalaena glacialis e Eubalaena australis ), le megattere (Megaptera novaeangliae ), i capodogli (Physeter catodon ) e le balene grigie (Eschrichtius robustus).

Tuttavia, la specie a rischio maggiore è la balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis). Infatti, il tasso di mortalità da collisione con le navi è così alto da minacciare la sopravvivenza dell’intera specie. Il motivo? Il suo habitat principale è lungo la costa orientale degli Stati Uniti e del Canada dove il traffico navale è particolarmente elevato.

Il rischio di collisioni tra balene e navi è considerato come un problema emergente. Urgono strategie mirate di prevenzione e mitigazione.
Figura 1 – Il rischio di collisioni tra balene e navi è considerato un problema emergente. Urgono strategie mirate di prevenzione e mitigazione. [Fonte: pixbay.com]

Basse velocità di navigazione riducono la probabilità di collisioni letali

Secondo alcuni studi, la riduzione della velocità delle navi diminuisce significativamente la probabilità di lesioni letali in caso di collisione. Grazie a questi risultati, la NOAA ha proposto una legge che impone una diminuzione della velocità delle imbarcazioni in certe aree e in determinati periodi dell’anno. In particolare, la velocità non deve superare i 10 nodi, cioè circa i 18 chilometri orari. Tuttavia, le strategie per ridurre le collisioni tra balene e navi non sono utilizzate allo stesso modo a livello globale.

Come si stima il rischio di collisioni tra balene e navi?

Il metodo più comune per identificare e quantificare il rischio di collisione, di una specie all’interno di una determinata area, si basa su delle stime temporali. In particolare, si stimano le rotte e la densità della specie di interesse. Poi si analizza come queste si sovrappongono alle rotte di navigazione delle navi. Questo modello, chiamato “modello statico” identifica degli hotspot di presenza delle balene, ovvero aree in cui sono presenti in quantità maggiore.

Tuttavia, non tiene conto del movimento delle balene rispetto alle navi. Questi animali, infatti, possono modificare il loro comportamento per evitare la nave e prevenire l’impatto. Non solo. Il modello statico non considera neanche altri fattori come il tipo di nave, la velocità o il contesto comportamentale delle balene (ovvero se sono in una fase di alimentazione, di riproduzione o migrazione).

Se non si conoscono quali sono le risposte comportamentali adottate dalle balene non si può sapere quali e quanto siano efficaci le misure di mitigazione (come la riduzione della velocità della nave) nel ridurre il rischio di collisione. Per questi motivi sono da preferire i modelli dinamici.

I modelli dinamici descrivono meglio il rischio di collisioni tra balene e navi

I modelli dinamici e quelli di simulazione spaziale includono informazioni su come le balene si muovono e si comportano quando sono vicine a diversi tipi di imbarcazioni. Questi modelli considerano anche quali sono i fattori che determinano l’uso di una strategia piuttosto che di un’altra e quali segnali provenienti dalle navi sono all’origine della scelta. Ad esempio, una femmina con un cucciolo può usare una strategia diversa rispetto un gruppo di adulti. Tattiche diverse sono usate anche in base alla distanza, alla velocità e alla traiettoria dell’imbarcazione.

I modelli dinamici permettono di quantificare meglio il rischio di collisione e di conseguenza di ridurlo grazie all’utilizzo di misure di prevenzione e mitigazione. Tuttavia, questi modelli richiedono molte più informazioni (rispetto al modello statico), spesso difficili da ottenere. Le balene, come tutti i mammiferi marini, sono animali migratori e quindi difficili da seguire.

Collisioni tra balene e navi: la fuga può salvarle

Per evitare la collisione con le navi molte balene fuggono. Il comportamento di fuga è generalmente descritto come la distanza e/o il tempo in cui l’animale risponde a una minaccia. In questo caso la minaccia è rappresentata dalla nave in arrivo. Tuttavia, alcune specie non sono in grado di percepire in modo chiaro la velocità della nave e quindi non riescono ad evitare l’impatto in tempo. Oltre che dalla velocità, il comportamento di fuga è attivato anche da altri fattori come le dimensioni, la traiettoria e la vicinanza della nave ma anche il livello percepito di rumore. È poi da considerare anche la storia personale dell’animale inclusa la percezione della pericolosità.

La fuga può salvare le balene dalla collisione con le navi.
Figura 2 – La fuga può salvare le balene dalla collisione con le navi. [Fonte: pexels.com]

Solo conoscendo coma funzione la risposta di fuga dei mammiferi marini è possibile sviluppare modelli dinamici che permettono di identificare le aree ad alto rischio di collisione e le specie più vulnerabili.

Evitamento della collisione

Per prevenire una collisione spesso è adottato un comportamento di evitamento. Questo consiste nel cambio di direzione e/o velocità di navigazione da parte delle balene. L’evitamento può essere rilevato confrontando la posizione prevista con quella osservata. Per capire se lo spostamento è casuale o associato ad un comportamento di evitamento si misura la distanza tra queste due posizioni (osservata e prevista). Maggiore è questa distanza, maggiore è il comportamento di evitamento.

I modelli dinamici hanno evidenziato che, quando avvicinate da una nave, le balene deviano la traiettoria di circa 500 metri in 10 minuti. Al contrario, quando una nave si allontanava la deviazione è inferiore (circa 300 metri o meno).

Collisioni tra balene e navi: non tutte le specie reagiscono allo stesso modo

In presenza di una nave, non tutte le specie di mammiferi marini reagiscono allo stesso modo. Ad esempio, le balene franche (Eubalaena spp.), le balenottere azzurre (Balaenoptera musculus) e le balene della Groenlandia (Balaena mysticetus) sono note per non essere reattive alle imbarcazioni in avvicinamento. In questi casi, anche quando il rischio di collisione è elevato le balene non riescono a cambiare traiettoria. Di conseguenza, le navi sono costrette a cambiare la rotta di navigazione.

Spesso non sono in grado di prevedere la posizione dell’imbarcazione, soprattutto se si avvicina a velocità elevata. Altre volte hanno troppo poco tempo per scegliere la migliore strategia di evitamento. Inoltre, le balene non potendo vedere le navi in avvicinamento, devono fare affidamento esclusivamente sul loro rumore. Le imbarcazioni più piccole potrebbero non essere rilevabili acusticamente fino a quando non sono troppo vicine. Anche il rumore oceanico gioca la sua parte nel mascherare i rumori delle navi.

Anche la composizione del gruppo influenza i comportamenti

Le coppie femmina-cucciolo rallentano e cambiano traiettoria quando si trovavano in rotta di collisione con la nave. Queste sono più reattive anche alla presenza delle imbarcazioni per l’osservazione delle balene, suggerendo che sono più avverse al rischio. Quando le coppie femmina-cucciolo sono scortate da uno o più maschi, sono meno inclini a cambiare rotta e modificare la velocità. Anche i gruppi di soli adulti non cambiano sostanzialmente rotta o velocità in prossimità di una nave. In questi casi, sono le navi a dover deviare la rotta di navigazione per evitare lo scontro.

Riduzione della velocità e introduzione di aree di evitamento

Attualmente, una delle strategie di mitigazione più comuni per ridurre al minimo il rischio di collisioni tra balene e navi è la riduzione della velocità. Se le navi procedono a basse velocità, l’operatore ha più tempo per intraprendere un’azione evasiva, se necessario. Anche le balene hanno più tempo per avviare una risposta di evitamento.

Tuttavia, i limiti di velocità delle navi non sono inferiori ai 10 nodi. Questo valore è considerato già troppo elevato perché le balene attivino risposte di evitamento. Per questo motivo, è necessario ridurre al minimo l’interazione tra balene e imbarcazioni.

Per evitare la collisione tra balene e navi è necessario adottare entrambe le strategie: la riduzione della velocità di navigazione e l’introduzione di aree di evitamento volontario.

Bibliografia:

Crediti immagini:

  • Immagine in evidenza: https://pixabay.com/it/photos/balena-mammifero-animale-1850235/
  • Figura 1 : https://pixabay.com/it/photos/balene-gobba-maui-lahaina-marino-4858366/
  • Figura 2 : https://www.pexels.com/it-it/foto/mare-natura-cielo-vacanza-4338150/
Foto dell'autore

Elisabetta Cretella

Elisabetta Cretella Dopo la laurea magistrale in Genetica e Biologia molecolare conseguita presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza e l'abilitazione alla professione di biologo, si appassiona alla divulgazione scientifica. Consegue il Master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza presso l'Università degli studi di Ferrara e inizia a scrivere per il webmagazine 'Agenda17' del Laboratorio DOS (Design of Science) dell'Università di Ferrara. Intanto intraprende la strada dell'insegnamento. Ad oggi è docente di Matematica e Scienze presso le Scuole Secondarie di primo grado e di Scienze naturali alle Scuole Secondarie di secondo grado. Nel suo curriculum c'è anche un tirocinio svolto in un laboratorio di ricerca dell'Istituto di Biologia e Patologia molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBPM-CNR) e due pubblicazioni su riviste scientifiche peer reviewed.

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