La pesca minaccia i cavallucci marini italiani

Un nuovo studio, condotto grazie alla citizen science, lancia un’allarme per i cavallucci marini italiani. Sono due le specie non abbastanza protette nei nostri mari: Hippocampus hippocampus e Hippocampus guttulatus. I mari italiani sono habitat idonei ad ospitarli, tuttavia, le attività antropiche e in particolare la pesca minacciano i cavallucci marini. Ecco perché già nel 2017 l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) li considerava come una specie fortemente a rischio. Negli ultimi vent’anni, infatti, le popolazioni di cavallucci marini si sono ridotte di circa il 30%.

Dalla citizen science alla mappatura degli habitat dei cavallucci marini

La citizen science e l’ecologia spaziale possono fornire informazioni sulla distribuzione delle specie e sui loro habitat. Insieme possono anche indicare quelle in via di estinzione e individuare le minacce a cui sono sottoposte. È per questo motivo che entrambi gli approcci sono stati usati nella ricerca coordinata dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn (di Napoli) e dall’Università della Tuscia.

Al progetto hanno partecipato anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, l’Università del Salento e il Centro Nazionale per la Biodiversità. Il fine ultimo è quello di analizzare la presenza e la distribuzione di queste due specie di cavallucci marini lungo le coste italiane. L’impresa è stata realizzata grazie al coinvolgimento diretto dei cittadini e in particolare dei subacquei. Questi ultimi hanno fotografo esemplari di entrambe le specie e condiviso le informazioni sulla loro localizzazione. Si è svolto, dunque, un vero e proprio censimento dei cavallucci marini italiani grazie all’interesse e all’impegno di comuni cittadini.

Cos’è la citizen science?

La citizen science (tradotto “la scienza dei cittadini”) consiste nel coinvolgimento attivo e diretto dei cittadini nella ricerca scientifica. Possono prendere parte alla raccolta, analisi e monitoraggio dei dati per aumentare la conoscenza scientifica. Nell’ultimo decennio, le crescenti collaborazioni tra cittadini e scienziati hanno migliorato l’impegno pubblico e gli sforzi di conservazione degli ecosistemi in tutto il mondo.

Subacquei e pescatori sono le figure che più contribuiscono alle iniziative scientifiche riguardanti il mare. Il loro lavoro aiuta ad accelerare il processo scientifico raccogliendo più informazioni in tempi minori e con costi e risorse ridotti.

Il coinvolgimento dei subacquei è un esempio virtuoso di citizen science. Il loro lavoro ha aiutato i ricercatori a capire come la pesca minaccia i cavallucci marini italiani.
Figura 1 – Il coinvolgimento dei subacquei è un esempio virtuoso di citizen science. Il loro lavoro ha aiutato i ricercatori a capire come la pesca minaccia i cavallucci marini italiani. [Fonte: pexels.com]

La mappa del rischio: uno strumento utile per proteggere i cavallucci marini dalla minaccia della pesca

Incrociando i dati provenienti dalla citizen science con quelli dei database riguardanti la distribuzione dei cavallucci marini si ottiene una mappa del rischio. Si tratta di una serie di mappe di distribuzione delle specie di interesse da usare per indirizzare future campagne di monitoraggio e censimento. Sono utili anche per attuare misure di mitigazione mirate per evitare danni alle popolazioni di cavallucci marini e ai loro habitat.

La collaborazione tra cittadini e scienziati, dunque, migliora l’accesso alla conoscenza scientifica del luogo.

La pesca minaccia i cavallucci marini: quali sono gli habitat da preservare?

La protezione dei cavallucci marini è strettamente legata alla conservazione dei loro habitat. Questi piccoli animali vivono nelle praterie di fanerogame marine (come Posidonia oceanica e Zostera marina), tra le mangrovie, nelle barriere coralline e negli estuari. Popolano anche le alghe marine e gli organismi che vivono in tutte queste zone.

Hippocampus guttulatus e Hippocampus hippocampus sono distribuiti in Europa e Nord Africa, compresi l’oceano Atlantico, il mar Mediterraneo e il mar Nero. Sono vulnerabili alle attività umane. Ad esempio, lo sviluppo commerciale costiero incide sui loro habitat. Anche le catture involontarie attraverso attrezzi da pesca distruttivi, come reti da traino e draghe, influenzano sia la loro quantità che l’integrità dei loro territori.

Hippocampus guttulatus (a sinistra) e Hippocampus hippocampus (a destra).
Figura 2 – Hippocampus guttulatus (a sinistra) e Hippocampus hippocampus (a destra). [Fonte: Bosso et al., 2024 – Pictures courtesy of Fabio Russo.]

La loro distribuzione, solo apparentemente sparsa, la bassa densità e il comportamento criptico rendono difficile la raccolta di dati ecologici. Per questo, i cavallucci marini sono particolarmente difficili da monitorare. Tuttavia, valutare e rilevare le condizioni delle loro popolazioni è essenziale per migliorarne lo stato di conservazione. Conoscere dove vivono è fondamentale per identificare i punti caldi di distribuzione e i potenziali rischi associati. D’altronde i cavallucci marini si accontentano di soli 20 metri quadrati. Una volta individuati i loro habitat sarebbe piuttosto facile interdire queste aree alle attività umane.

La pesca minaccia i cavallucci marini: la zona più popolata è tra il mar Ligure e lo Ionio

I cavallucci marini popolano tutti i mari italiani. La massima presenza però è nella zona compresa tra il mar Ligure e il mar Ionio. Al contrario, un’area poca abitata è la fascia costiera tra l’Emilia Romagna e l’Abruzzo. Inoltre, H. guttulatus popola più aree diverse rispetto a H. hippocampus. Le segnalazioni della prima specie, infatti, superano del 20% quelle della seconda.

Grazie alla citizen science, i ricercatori hanno raccolto 115 registrazioni di presenza delle due specie lungo le coste italiane. Le risposte date ai questionari a risposta multipla, inviati ai maggiori centri diving italiani, hanno permesso di identificare le caratteristiche ecologiche e di stimare gli effetti delle attività umane sugli habitat di H. guttulatus e H. hippocampus. Le due specie condividono la maggior parte delle aree lungo le coste italiane, in particolare quelle del mar Tirreno centrale e meridionale.

Alcune domande presenti nei questionari somministrati ai subacquei dei maggiori centri diving italiani.
Figura 3 – Alcune domande presenti nei questionari somministrati ai subacquei dei maggiori centri diving italiani. [Fonte: Immagine creata con Canva da Elisabetta Cretella a partire dai dati presenti nella ricerca]

H. guttulatus e H. hippocampus hanno nicchie ecologiche simili ma non equivalenti

H. guttulatus popola le praterie di P. oceanica con temperatura media compresa tra 18°C e 21°C (e profondità inferiore ai 50 metri). Le regioni italiane più idonee ad ospitarlo sono la Sicilia, la Sardegna, la Puglia, la Toscana, la Calabria, il Lazio e la Campania. Al contrario, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna sono le regioni meno adatte.

H. hippocampus preferisce aree con temperature medie comprese tra 19°C e 21°C ricche di P. oceanica e/o barriere coralline. Per questo motivo sono adatti ad ospitarlo i mari Tirreno e Ionio. In particolare, popola le aree costiere della Sicilia e della Sardegna, seguite dalla Puglia, Calabria, Toscana e Campania.

Mappe di distribuzione di Hippocampus guttulatus (in rosso) e Hippocampus hippocampus (in blu). Si possono notare le aree di sovrapposizione delle due specie.
Figura 4 – Mappe di distribuzione di Hippocampus guttulatus (in rosso) e Hippocampus hippocampus (in blu). Si possono notare le aree di sovrapposizione delle due specie. [Fonte: Bosso et al., 2024]

Le aree con entrambe le specie di cavallucci marini si trovano nell’Italia meridionale e lungo le coste del Lazio e della Toscana.

Anche le loro nicchie ecologiche sono simili ma non equivalenti. Ad esempio, H. hippocampus abita aree più aperte, al contrario di H. guttulatus che trova rifugio tra la vegetazione.

Impatto delle attività antropiche sugli habitat

Grazie alle mappe di rischio è possibile valutare l’impatto delle attività antropiche sulla distribuzione di H. guttulatus e H. hippocampus lungo le coste italiane. Le principali attività che minacciano la conservazione dei cavallucci marini sono la pesca (96-97%), la presenza di porti (2%), gli scarichi (1%) e la ricerca di petrolio e gas naturale (1%). A seguire il dragaggio delle zone costiere. Le mappe di rischio si ottengono sovrapponendo la mappa di distribuzione dei cavallucci marini con quella delle attività umane.

Queste ultime si svolgono in circa il 40% delle aree che costituiscono gli habitat dei cavallucci marini. Le aree marine protette corrispondono solo al circa 30% delle zone da questi occupate. In particolare, l’area più critica è il mar Adriatico. Qui, la presenza dei cavallucci marini è bassa e l’impatto delle attività umane alto.

Le regioni più rischiose per H. guttulatus sono l’Emilia Romagna (63%), l’Abruzzo (54%), la Sicilia (50%) e le Marche (49%).  Al contrario, la Basilicata (30%), il Veneto (8%) e il Friuli Venezia Giulia (5,7%) sono le regioni con una minore sovrapposizione tra i loro habitat e le attività antropiche.

Per H. hippocampus tra le regioni più rischiose ci sono ancora l’Emilia Romagna (61%), le Marche (60%) e l’Abruzzo (51%). Per questa specie si aggiunge anche la Campania (45%). Quelle meno rischiose, invece, sono la Toscana (28%), il Friuli Venezia Giulia (20%) e il Veneto (14%).

Mappe di rischio indotto da attività umane per Hippocampus guttulatus (a) e Hippocampus hippocampus (b).
Figura 5 – Mappe di rischio indotto da attività umane per Hippocampus guttulatus (a) e Hippocampus hippocampus (b). [Fonte: Bosso et al., 2024]

In ogni caso, in tutta la penisola italiana la pesca minaccia i cavallucci marini. Si auspica che questi risultati possano favorire azioni di conservazione più efficienti.

Le analisi ecologiche spaziali sono utili per valutare come fattori ambientali antropici influenzano la sopravvivenza dei cavallucci marini

L’esistenza e l’abbondanza dei cavallucci marini sono direttamente influenzate dalla disponibilità di habitat adeguati. Pertanto, è fondamentale adottare misure di protezione (come l’istituzione di aree marine protette) per mantenere habitat sani e quindi elevati livelli di biodiversità.

La protezione dei cavallucci marini ha un effetto a cascata sugli ecosistemi locali. La loro presenza contribuisce a preservare molte altre specie e aree marine. La protezione dei corridoi ecologici, percorsi attraverso i quali diverse specie marine ‘si trasferiscono’, potrebbe favorire i loro spostamenti alla ricerca di luoghi più idonei. In questo modo anche i cavallucci marini potrebbero diventare più resilienti ai cambiamenti climatici e allontanarsi spontaneamente dalle attività umane.

Bibliografia:

  • L. Bosso, R. Panzuto, R. Balestrieri, S. Smeraldo, M. L. Chiusano, F. Raffini, D. Canestrelli, L. Musco, C. Gili. Integrating citizen science and spatial ecology to inform management and conservation of the Italian seahorses, Ecological Informatics, Volume 79, 2024, 102402,ISSN 1574-9541,https://doi.org/10.1016/j.ecoinf.2023.102402.

Crediti immagini:

  • Immagine in evidenza: www.pexels.com/it-it/foto/natura-animale-subacqueo-sfondo-8887695/
  • Figura 1 : www.pexels.com/it-it/foto/acqua-oceano-profondo-nuotare-11634276/
  • Figura 2 : Bosso et al., 2024 – Integrating citizen science and spatial ecology to inform management and conservation of the Italian seahorses, Ecological Informatics.
  • Figura 3 : Immagine creata con Canva da Elisabetta Cretella
  • Figura 4 : Bosso et al., 2024 – Integrating citizen science and spatial ecology to inform management and conservation of the Italian seahorses, Ecological Informatics.
  • Figura 5 : Bosso et al., 2024 – Integrating citizen science and spatial ecology to inform management and conservation of the Italian seahorses, Ecological Informatics.
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Elisabetta Cretella

Elisabetta Cretella Dopo la laurea magistrale in Genetica e Biologia molecolare conseguita presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza e l'abilitazione alla professione di biologo, si appassiona alla divulgazione scientifica. Consegue il Master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza presso l'Università degli studi di Ferrara e inizia a scrivere per il webmagazine 'Agenda17' del Laboratorio DOS (Design of Science) dell'Università di Ferrara. Intanto intraprende la strada dell'insegnamento. Ad oggi è docente di Matematica e Scienze presso le Scuole Secondarie di primo grado e di Scienze naturali alle Scuole Secondarie di secondo grado. Nel suo curriculum c'è anche un tirocinio svolto in un laboratorio di ricerca dell'Istituto di Biologia e Patologia molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBPM-CNR) e due pubblicazioni su riviste scientifiche peer reviewed.

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