Che sia un mal di denti, una botta al ginocchio, un mal di gola o il dolore intenso del Fuoco di Sant’Antonio, tutti ci siamo trovati a dover decidere se assumere un analgesico (antidolorifico) o un antinfiammatorio per alleviare il disagio. A questa domanda comune, hanno risposto esperti durante l’incontro «Analgesico o antinfiammatorio? Capire le differenze e usarli bene», tenutosi recentemente presso il Corriere della Sera.
Analgesico o Antinfiammatorio? Evitare il Fai-da-te
Secondo Francesco Scaglione, professore di Farmacologia all’Università di Milano, «gli antinfiammatori possono avere anche un effetto antidolorifico perché le molecole coinvolte nell’infiammazione giocano un ruolo nel dolore. È quindi essenziale capire se il dolore sia legato a un’infiammazione, cosa che accade nella maggior parte dei casi. Tuttavia, può non essere facile determinarlo e per questo è fondamentale una buona comunicazione tra medico e paziente».
Prima di utilizzare un antinfiammatorio, sia che si tratti di un farmaco già presente in casa o di un prodotto da banco che ha funzionato in passato, è consigliabile consultare un farmacista o, in caso di un dolore diverso dal solito, il proprio medico di famiglia.
Cesare Liberali, medico di medicina generale a Milano, ha sottolineato che «il farmaco usato per il mal di denti a 40 anni potrebbe non essere adatto a 60, poiché le condizioni cliniche cambiano con l’età o per l’assunzione di altri farmaci. Il medico può consigliare il modo migliore per assumere il farmaco per garantirne l’efficacia e minimizzare i rischi. Un errore comune è l’uso prolungato di un antinfiammatorio oltre il periodo prescritto, spesso per mesi invece che per i 4-5 giorni previsti dalla terapia».
Come Scegliere il Farmaco Giusto
Gli esperti spiegano che nella maggior parte dei casi il dolore è di natura infiammatoria, dovuto a problemi osteoarticolari o infezioni, e può essere trattato con un antinfiammatorio non steroideo (Fans). Tuttavia, i Fans non sono tutti uguali. Come scegliere il più adatto?
Scaglione risponde: «La scelta dipende più dal paziente che dalla localizzazione del dolore. Dopo i 50 anni, aumentano le probabilità di danni cardiaci, renali o gastrici, e le opzioni si riducono, specialmente se si assumono altre terapie. Un sessantenne in cura con acido acetilsalicilico per ridurre il rischio di trombosi dovrebbe scegliere tra celecoxib, acido acetilsalicilico o ketoprofene, preferibilmente come sale di lisina per minimizzare i disturbi gastrici. Per un bambino piccolo o un neonato, invece, si può usare solo il paracetamolo perché è il più tollerato».
Anche chi ha una maggiore varietà di principi attivi tra cui scegliere deve essere consapevole che alcuni Fans sono più antidolorifici, altri più antinfiammatori. Quindi, è sempre raccomandabile il consiglio del medico, soprattutto perché, come afferma Liberali, «i pazienti prendono volentieri questi farmaci perché funzionano e migliorano rapidamente la situazione, ma proprio per questo non devono essere presi alla leggera e in totale autonomia, rischiando di abusarne con dosi e durata eccessive».
Attenzione al Rischio di Abuso
Il dolore non infiammatorio è meno comune. È il caso, ad esempio, del dolore da Herpes Zoster (conosciuto come Fuoco di Sant’Antonio) o del dolore neuropatico, dove l’alterazione interessa i nervi che portano le sensazioni al cervello, segnalando dolore anche in assenza di motivi reali. In questi casi, possono essere indicati analgesici puri, ma è sempre essenziale consultare un medico perché alcuni di questi farmaci possono nascondere rischi significativi.
Cesare Liberali spiega: «Alcuni analgesici, come gli oppiacei deboli (es. codeina), possono causare dipendenza, portando all’abuso poiché è difficile smettere di prenderli. Questo tipo di abuso è diverso rispetto a quello dei Fans: mentre è raro che gli antinfiammatori causino dipendenza, è comunque possibile abusarne assumendoli troppo spesso o in dosi eccessive».
L’Importanza dell’Empatia nella Prescrizione
Il dolore è un’esperienza soggettiva e difficile da misurare: solo chi lo prova può davvero descriverlo. Comprendere la natura del dolore e considerare le caratteristiche e le condizioni individuali del paziente è fondamentale per scegliere la terapia farmacologica più efficace e sicura. Pertanto, un buon rapporto tra medico e paziente diventa essenziale.
Antonio Nouvenne, gastroenterologo responsabile dell’Unità Mobile Multidisciplinare dell’Ospedale Maggiore di Parma, ha sottolineato l’importanza dell’empatia: «La medicina deve saper ascoltare il paziente per mettere le proprie competenze al suo servizio, offrendo un approccio su misura. Un colloquio empatico è più efficace perché aiuta nella raccolta delle informazioni sul paziente (anamnesi), una fase conoscitiva fondamentale. Mentre gli esami obiettivi risolvono la diagnosi nel 15-20% dei casi, una buona anamnesi può farlo fino al 65%, e se c’è empatia, si arriva fino all’80%». Nouvenne conclude affermando che «l’empatia ha un valore terapeutico dimostrato, ad esempio, nel raggiungimento degli obiettivi di glicemia nei pazienti diabetici curati da medici empatici rispetto a quelli seguiti da professionisti meno empatici».
FAQ – Analgesico o Antinfiammatorio?
In quali casi è meglio usare un analgesico rispetto a un antinfiammatorio?
L’analgesico è indicato per il dolore non associato a infiammazione, come nel caso del Fuoco di Sant’Antonio o del dolore neuropatico.
Quali sono i rischi di abusare degli antinfiammatori?
Gli antinfiammatori possono causare danni gastrici, renali e cardiaci se usati in modo eccessivo o per periodi prolungati.
Perché è importante consultare un medico prima di assumere un farmaco antidolorifico?
Il medico può consigliare il farmaco più adatto in base alle condizioni cliniche individuali e alle terapie in corso, minimizzando i rischi e massimizzando l’efficacia.
Quali analgesici sono sicuri per i bambini?
Per i bambini piccoli e neonati, il paracetamolo è generalmente il più tollerato e sicuro.