In quest’articolo riportiamo l’intervista integrale al dott. Massimo Sartelli, chirurgo generale e d’emergenza presso l’Ospedale di Macerata, opinion leader a livello internazionale nell’ambito delle infezioni in chirurgia.
Nel 2021 è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella per il suo impegno nella gestione dell’emergenza durante la prima ondata pandemica da CoViD-19.
Buongiorno dott. Sartelli, grazie innanzitutto per aver accettato l’invito di Microbiologia Italia a partecipare a questa intervista. Un chirurgo impegnato in prima linea nella lotta al coronavirus. Ci racconti qual è stato il suo ruolo durante la prima ondata della pandemia da CoVid-19.
Grazie dott. Labricciosa, grazie a voi per il gentile invito, è un piacere rispondere alle vostre domande.
È stato davvero un periodo molto intenso, l’emergenza pandemica ha richiesto a tutti gli operatori sanitari di mettere in campo tutte le proprie forze e competenze. Nel mese di marzo del 2020 la Regione Marche, all’interno dell’Area Vasta 3, decise di organizzare e dedicare un ospedale esclusivamente alla gestione dei pazienti affetti da CoViD-19.
In questo contesto io fui incaricato di coordinare tutta l’attività medica attraverso un modello di gestione multidisciplinare, supportando i colleghi e dando il mio contributo grazie alle mie conoscenze in ambito epidemiologico e infettivologico.
Qual è il “fil rouge” che unisce la sua esperienza decennale di chirurgo al suo interesse per la prevenzione e il controllo delle infezioni, per l’uso appropriato degli antibiotici? Facciamo un passo indietro nel tempo, ripercorriamo insieme il suo percorso professionale.
Da molti anni svolgo con passione e impegno la professione di chirurgo generale e d’emergenza. Ho sempre pensato che un chirurgo completo, oltre a saper effettuare un intervento, dovesse anche saper prevenire, gestire e trattare appropriatamente le infezioni chirurgiche. Queste rappresentano un’importante causa di morbilità e sono spesso associate ad una prognosi sfavorevole, in particolare nei pazienti ad alto rischio. Quindi negli anni ho approfondito le mie conoscenze nell’ambito dell’infection prevention and control e della terapia antibiotica.
La sua expertise nel controllo del rischio infettivo e nell’antimicrobial stewardship è testimoniata da numerosi articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. Nel 2016 poi decide di fondare la Global Alliance for Infections in Surgery. Ci parli di questa iniziativa.
Esatto. Considerando la complessità del trattamento delle infezioni nei pazienti chirurgici, circa sei anni fa realizzai che il problema poteva, anzi doveva essere affrontato in maniera multidisciplinare. Presi la decisione di fondare, in collaborazione con alcuni colleghi, la Global Alliance for Infections in Surgery. La definirei un’alleanza internazionale indipendente, la cui mission è quella di promuovere standard di cura e programmi educativi e formativi per tutti gli operatori sanitari coinvolti nella gestione delle infezioni chirurgiche, con rigore scientifico e responsabilità etica.
L’obiettivo è quello di includere e coinvolgere tutte le figure professionali che si confrontano quotidianamente con queste problematiche. Quindi non solo il chirurgo, ma anche il microbiologo, l’infettivologo, l’epidemiologo, il farmacista ospedaliero, il rianimatore, l’infermiere. A distanza di sei mesi aderirono al nostro progetto specialisti da 86 paesi in tutto il mondo.
Ci fu una risposta entusiasmante, sicuramente maggiore di quello che mi aspettavo all’inizio. E così è partita questa grande avventura, è iniziata una collaborazione con professionisti da tutto il mondo e negli anni abbiamo portato a termine numerosi progetti di ricerca, arrivando a pubblicare altrettanti articoli su riviste peer-reviewed internazionali.
In questi ultimi anni l’antibiotico-resistenza ha assunto i connotati di una crisi sanitaria globale, uno ”tsunami silenzioso”, che richiede un’azione immediata e condivisa per preservare gli antibiotici per le generazioni attuali e future. Qual è, dott. Sartelli, la sua opinione in merito?
Non c’è dubbio che la resistenza agli antibiotici sia uno dei più grossi problemi della sanità moderna. E’ un problema che coinvolge tutti i paesi del mondo, senza distinzioni. Infatti, per quanto un paese riesca ad arginare il problema all’interno dei propri confini, dobbiamo essere consapevoli che i rapidi mezzi di collegamento tra Paesi permettono una rapida diffusione dei microrganismi. Lo abbiamo visto bene durante la pandemia da CoViD-19.
Non ci dimentichiamo poi che l’antibiotico-resistenza, come sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità, va vista da un punto di vista di One Health: salute umana, salute animale e ambiente sono strettamente correlati tra di loro.
Il termine “multidisciplinare” è ricorrente nelle sue parole. Quanto è importante allo stato attuale la necessità di un approccio integrato e che coinvolga differenti figure professionali nel percorso diagnostico e terapeutico del paziente?
Sono assolutamente convinto che la multidisciplinarietà sia fondamentale, un principio cardine nella sanità moderna. Ogni professionista porta con sé le proprie conoscenze, le proprie capacità, la propria esperienza, per metterle a disposizione del team all’interno del quale collabora.
A suo parere quindi anche il microbiologo può giocare un ruolo decisivo per contribuire alla lotta contro l’antibiotico-resistenza?
Non c’è dubbio che il microbiologo del laboratorio ospedaliero ricopra un ruolo fondamentale nella lotta contro la resistenza agli antibiotici. È una figura professionale centrale nell’antimicrobial stewardship. Attenzione, questo non lo dice Massimo Sartelli, ma lo dice l’evidenza scientifica.
Il microbiologo fornisce al medico curante l’indirizzo terapeutico nella terapia delle patologie infettive attraverso l’isolamento del microrganismo responsabile e l’esecuzione dell’antibiogramma. Garantisce risultati accurati e tempestivi, consentendo al medico di instaurare la terapia antibiotica più appropriata.
Ma non solo, ha anche un altro compito altrettanto importante. Grazie alla sua attività di sorveglianza, è coinvolto direttamente nella redazione periodica di report relativi alle resistenze antibiotiche. In questo modo consente lo sviluppo e la revisione di linee guida a livello ospedaliero per il trattamento empirico delle infezioni.
Ogni medico dovrebbe imparare a confrontarsi quotidianamente e a collaborare con il microbiologo, allo scopo di fornire al paziente l’assistenza migliore possibile.
Attualmente, secondo i più recenti dati disponibili, si stima che l’antibiotico-resistenza sia responsabile nel mondo di circa 700 mila decessi per anno. Quali sono le prospettive a lungo termine? Dott. Sartelli, qual è la sua speranza per il futuro?
Per quanto riguarda le prospettive future, le stime fornite sugli effetti dell’antibiotico-resistenza sono poco incoraggianti. Tuttavia, io sono ottimista. In questi ultimi anni stiamo assistendo ad una maggiore percezione e consapevolezza di questo problema. A tutti i livelli: da quello politico e manageriale, a quello più individuale, non solo da parte del medico prescrittore, ma anche del paziente stesso. Inoltre, l’industria farmaceutica, anche se lentamente, sta producendo nuovi farmaci antibiotici che permettono di trattare infezioni provocate da germi multiresistenti.
Nuovi antibiotici che però dobbiamo imparare ad usare in modo corretto, per non commettere l’errore di selezionare ceppi resistenti con un loro uso inappropriato. Dobbiamo continuare su questa strada. Dobbiamo continuare a parlare di antibiotico-resistenza, a fare formazione per gli operatori sanitari ed educazione rivolta alla popolazione.
Sono molto lieto di essere stato intervistato da Microbiologia Italia, sito di divulgazione e consultazione scientifica in ambito microbiologico. Auspico già da oggi e per il futuro una significativa collaborazione tra medici e microbiologi. Dobbiamo lavorare insieme, collaborare: questa è la chiave del successo per raggiungere l’obiettivo comune.
Grazie ancora per questa intervista.